Se ne
vedono di tutti i colori, si dice parlando di luoghi, ambienti e
situazioni. Se ne vedono – e se nesentono – di tutti i
colori, dovremmo riferirlo soprattutto alle persone. Lasciamo per ora da parte
i giovanissimi vulnerabili e condizionabili da tutto ciò che le mode del
momento riescono ad imporre attraverso i mezzi più pervasivi. Ma come avviene
che attempate signore e maturi padri di famiglia arrivino al punto di emulare i
loro giovani figli? Non voglio tirare in ballo la sociologia, l’abusato
ritornello del capitalismo consumista e dei suoi strumenti: sappiamo tutti che
la pubblicità ossessiva fa il suo lavoro. Ci dev’essere qualcosa di più sottile
e misterioso che sottende a certi fenomeni che riguardano gli adulti. Una
svastica riprodotta sulla schiena di un adolescente inconsapevole può
disturbarci, ma non più di tanto. Tutt’altro effetto ci fa vedere un anello
incastonato nell’ombelico di una cinquantenne, la chioma multicolore di una
docente, i jeans stracciati (per giunta pagati più che salati) addosso ad un
insospettato quarantenne. È però altrettanto vero che anche le epoche a noi più
lontane non sono state immuni da certi fenomeni, e persino il sofisticato
Cinquecento ci ha mostrato manie e vezzi fra i più vari. Senza contare che di
cipria, parrucche e maschere facevano largo uso anche gli uomini della nobiltà,
e lo stesso re.
È probabile, come recita un noto adagio latino, che non ci sia
nulla di nuovo sotto il sole, e che ogni epoca riproduca i suoi miti, i suoi
idoli, le sue rappresentazioni pubbliche simboliche, le sue ritualità private,
per quanto effimere e banali possano apparirci. Ciò nonostante, mi ha suscitato
alcune personali riflessioni vedere in Metropolitana una signora intorno ai
quarant’anni e abbastanza sobria, portare a tracolla una borsa completamente
tempestata di piccoli teschi di metallo. I gusti non si discutono, ci
ammoniscono se ne critichiamo qualcuno non proprio di “nostro” gusto. Ma che
qualcuno possa comprare una borsa stracolma di simboli della morte e portarsela
appresso con tanta disinvoltura, stride un po’. E ci appare altrettanto singolare
che qualcun altro la possa ideare e produrre. Se il messaggio di quella miriade
di teschi voleva suonare come un memento mori ammonitore, ha fallito il
suo scopo. Resta un feticcio troppo elegante quella borsa, più adatta alla
mondana esibizione di immortalità della nostra epoca, che al sentire di un
eremita o di un monaco cistercense medievale.