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martedì 21 settembre 2021

SPIGOLATURE
di Angelo Gaccione


 
Se ne vedono di tutti i colori, si dice parlando di luoghi, ambienti e situazioni. Se ne vedonoe se ne sentono – di tutti i colori, dovremmo riferirlo soprattutto alle persone. Lasciamo per ora da parte i giovanissimi vulnerabili e condizionabili da tutto ciò che le mode del momento riescono ad imporre attraverso i mezzi più pervasivi. Ma come avviene che attempate signore e maturi padri di famiglia arrivino al punto di emulare i loro giovani figli? Non voglio tirare in ballo la sociologia, l’abusato ritornello del capitalismo consumista e dei suoi strumenti: sappiamo tutti che la pubblicità ossessiva fa il suo lavoro. Ci dev’essere qualcosa di più sottile e misterioso che sottende a certi fenomeni che riguardano gli adulti. Una svastica riprodotta sulla schiena di un adolescente inconsapevole può disturbarci, ma non più di tanto. Tutt’altro effetto ci fa vedere un anello incastonato nell’ombelico di una cinquantenne, la chioma multicolore di una docente, i jeans stracciati (per giunta pagati più che salati) addosso ad un insospettato quarantenne. È però altrettanto vero che anche le epoche a noi più lontane non sono state immuni da certi fenomeni, e persino il sofisticato Cinquecento ci ha mostrato manie e vezzi fra i più vari. Senza contare che di cipria, parrucche e maschere facevano largo uso anche gli uomini della nobiltà, e lo stesso re. 



È probabile, come recita un noto adagio latino, che non ci sia nulla di nuovo sotto il sole, e che ogni epoca riproduca i suoi miti, i suoi idoli, le sue rappresentazioni pubbliche simboliche, le sue ritualità private, per quanto effimere e banali possano apparirci. Ciò nonostante, mi ha suscitato alcune personali riflessioni vedere in Metropolitana una signora intorno ai quarant’anni e abbastanza sobria, portare a tracolla una borsa completamente tempestata di piccoli teschi di metallo. I gusti non si discutono, ci ammoniscono se ne critichiamo qualcuno non proprio di “nostro” gusto. Ma che qualcuno possa comprare una borsa stracolma di simboli della morte e portarsela appresso con tanta disinvoltura, stride un po’. E ci appare altrettanto singolare che qualcun altro la possa ideare e produrre. Se il messaggio di quella miriade di teschi voleva suonare come un memento mori ammonitore, ha fallito il suo scopo. Resta un feticcio troppo elegante quella borsa, più adatta alla mondana esibizione di immortalità della nostra epoca, che al sentire di un eremita o di un monaco cistercense medievale.