Monsignor
Bregantini, la Locride e Mimmo Lucano. La
condanna di Mimmo Lucano e la presa di posizione in suo favore, tra molti
altri, di Mons. G.M. Bregantini, che emise un comunicatoin suo
favore quando fu arrestato - nell’ottobre del 2018 - e testimoniò in sua difesa
al processo Xenia il 29 marzo 2021, mi hanno fatto ricordare il periodo in cui
l’Associazione Internazionale Joe Petrosino di Padula - della quale sono stato
presidente dal 2002 al 2011 e ne sono socio tuttora - prese contatti col
Vescovo di Locri-Gerace per conferirgli il Premio Internazionale Joe Petrosino,
riconoscimento che viene assegnato ogni anno a coloro che si sono
particolarmente distinti nella lotta contro le mafie. Originariamente
lo statuto dell’associazione prevedeva che il premio venisse conferito
esclusivamente a magistrati e rappresentanti delle forze dell’ordine;
successivamente, quando divenni presidente, feci ampliare i destinatari anche a
esponenti della società civile impegnati nel contrasto alla criminalità
organizzata e così, nel corso delle varie edizioni, oltre a rappresentanti
delle istituzioni, abbiamo premiato Mons. Bregantini, i ragazzi di “E adesso
ammazzateci tutti” e quelli di “Addiopizzo”, alcuni giornalisti tra i quali Rosaria
Capacchione, Paolo Borrometi, Sandro Ruotolo e Federica Angeli, i sacerdoti Luigi
Ciotti e Maurizio Patriciello, il Gruppo Cooperativo Goel, le donne sindaco di
tre comuni calabresi: Rosarno, Monasterace e Isola di Capo Rizzuto. Abbiamo premiato,
inoltre, alcuni testimoni di giustizia e, alla memoria, Peppino Impastato e don
Pino Puglisi. La
nostra attenzione verso la Locride e, in generale, verso la Calabria si fece
più pressante quando, il 16 ottobre del 2005, a Locri, fu assassinato Francesco
Fortugno, vicepresidente del Consiglio Regionale della Calabria, e questo episodio
provocò una vasta mobilitazione dei giovani che sfilarono in corteo recando uno
striscione con scritto “E adesso ammazzateci tutti”, frase che poi dette il
nome al loro movimento.
Scoprimmo
così che in quella zona era molto impegnato contro la ‘ndrangheta il Vescovo di
Locri-Gerace che, tra l’altro, il 31 marzo 2006, aveva lanciato una scomunica contro
«coloro che fanno abortire la vita dei nostri giovani, uccidendo e sparando, e
delle nostre terre, avvelenando i nostri campi». Aveva, inoltre, supportato l’impegno
dei giovani costituitisi in cooperative facenti capo al Gruppo Goel e poi
quello dei ragazzi di “E adesso ammazzateci tutti”. Tutte iniziative che
miravano a liberare i giovani dalle grinfie della ‘ndrangheta. Per questo suo
impegno contro la criminalità aveva subìto ripetute minacce e intimidazioni che
erano iniziate sin dal giorno del suo insediamento (maggio 1994) quando fu
rinvenuta una finta bomba vicino al palco dal quale avrebbe parlato da lì a
poco. Quando
il Gruppo Cooperativo Goel, a seguito dei numerosi attentati subiti, indisse
una giornata di mobilitazione nazionale a Locri il 1° marzo 2008 per costituire
una grande Alleanza per la Giustizia e la Pace in Calabria alla quale aderirono
esponenti della società civile e della Chiesa, nonché molte confessioni cristiane,
gran parte del movimento cooperativo, sindacati di alcune regioni, movimenti, associazioni
e tante persone di buona volontà, anche noi, come Associazione Internazionale
Joe Petrosino di Padula aderimmo al loro appello inviando un comunicatoe recandoci
a Locri alla loro manifestazione. Tornando a Mimmo Lucano e a Mons. Bregantini,
quando questi testimoniò in suo favore disse: «Ho accompagnato Mimmo Lucano e
l’ho incoraggiato, gli ho dato consigli e sostegni. Ho visto la positività
della sua esperienza e il consenso attorno a lui in paese. Con grande premura
ho mobilitato la comunità diocesana e accompagnato Lucano attraverso diverse
fasi. I migranti non sono solo da assistere ma da consapevolizzare e sono
energia vitale per il paese». Personalmente
non ho le competenze né ho letto gli atti per giudicare se sia stata giusta, a
livello giuridico, la sentenza di condanna di Mimmo Lucano ma, considerando gli
attestati di solidarietà ricevuti dal sindaco da numerose personalità e, in
particolare, da Mons. Bregantini, che ho personalmente conosciuto e verso il
quale nutro profonda stima e ammirazione per il suo coraggio nell’avversare la
criminalità e la sua dedizione al popolo calabrese, anche io esprimo la mia più
completa solidarietà al sindaco di Riace e mi auguro che nei prossimi gradi di
giudizio venga completamente assolto.