LA NORMALITÀ
di
Pierpaolo Calonaci

Opera di Vinicio Verzieri 2021
“Chiarire le nozioni,
screditare le parole intrinsecamente vuote,
definire l'uso delle altre
attraverso analisi precise.
Ecco un lavoro che, per
quanto strano possa sembrare,
potrebbe preservare delle
vite umane”.
Simone Weil
Questo contributo vorrebbe essere una riflessione utile
a comprendere l’uso e il significato della locuzione normalità alla luce dell’uso che l’opinione comune ne fa per
rappresentare una data realtà, un determinato ordine delle cose - come normalità
del costituito - e quindi da accettare in modo irreversibile. Data la
complessità di quella locuzione, divido questa riflessione in due parti.
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Opera di Vinicio Verzieri 2021 |
Eden e normalità
La parola “normalità” viene
comunemente e con disinvoltura invocata oggi - forse da sempre - come richiamo
a quella condizione edenica verso cui sperare di tornare. L’analisi di questa
locuzione parte quindi da questo sentimento interiorizzato che rimanda ad un
bisogno di “sicurezza” perduta. Poiché l’Eden, come narrazione, racchiude in
una sorta di maternage continuo il
bisogno dell’uomo di essere accudito dai suoi antropomorfismi divinizzati. È un
uomo incapace di qualsiasi responsabilità e autonomia poiché vive sotto
l’imperativo rassicurante in cui trasgressione è immediatamente morte. È l’interiorizzazione
più possente del comando e del potere. Fortunatamente, direi, per la specie
umana irrompe l’irrazionale, la dionisiaca decisione della femminilità che
sceglie la mela; simbolo e metafora di chi ha compreso che se le leggi e i
limiti possono contenere un certo livello di realismo, ce l’hanno in virtù
della loro trasgressione e della successiva ricomposizione. La conseguenza
della narrazione la sappiamo. L’atto della responsabilità è essenzialmente
un’azione che trasgredisce ed emancipa colui o colei che la compie in quanto
permette la rielaborazione autonoma dell’essere umano e del suo agire. È un
atto che rifiuta il moralismo del significato della norma, della normalità e
delle regole. È grazie ad Eva (non un mero nome ma il simbolo stesso del
femmineo in ogni uomo) che ci siamo responsabilizzati, abbandonando (solo
provvisoriamente, purtroppo, considerando lo stato di prostrazione in cui
siamo) lo stato di minorità in cui un dato processo di istituzionalizzazione
delle norme (il peccato) e della loro naturalizzazione in cui invece prevede
che rimaniamo. Non posso per evidenti ragioni richiamare l’enorme millenaria
incisività deformante dell’educazione cattolica in questo doppio processo.

Opera di Vinicio Verzieri
Equivoco nel significato di norma
