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lunedì 4 ottobre 2021

RICORDI
di Federico Migliorati


 
Oggi con mia madre ho sistemato quadri alla parete.
Volti limpidi nei sorrisi appena accennati in feste lontane nel tempo.
Ariose immagini soffocate nell'assenza.
Ci sono anch'io, inserito in una cornice semplice, faccino paffuto, mente curiosa e ingenua, bramosa di chissà quale oggetto fuori dall'obiettivo, sopra un tavolo dalla coperta bianca.
Nelle mani di Fabrizio, mio fratello, un mazzo di chiavi, tintinnante
(mi par ancora d'udirlo ora nel silenzio di casa), poco prima, forse, che gli venga sottratto dal papà Luigi, per celia, com'era uso fare. Ai tempi si possedeva una Lancia Fulvia: una delle chiavi metteva in moto la gagliarda auto.
I due sposi, mamma e babbo, hanno il candore magnetico delle fotografie di un tempo, non corrose dalle pose esibite al giorno d'oggi.
Pochi gli scatti (l'epoca non consentiva dispendio d'economie), da salvare come ori preziosi. Nella mente non sarebbero mai tramontati nonostante lo iato della morte. Sullo sfondo si scorge il lago di casa, in un'estate che proprio in quei giorni si apprestava a cedere il testimone all'autunno; le rose in primo piano non nascondono le spine che la vita avrebbe riservato, compresa una bimba che mai poté volare nel vento dell'esistenza.
Abbiamo concluso il lavoro: alle pareti ora fanno bella mostra di sé nuovi ordini d'immagini.
S'è smarrita quella che non si potrà più esibire: la cerco nelle stanze, inutilmente, la trovo nel cuore, l'unico muro che ha chiodi resistenti per sempre.