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giovedì 11 novembre 2021

DOMANDE

 
Il dibattito sulla condizione della sinistra impostato in questi giorni dal "il Manifesto" attraverso gli interventi di Norma Rangeri necessita, a mio giudizio, di essere sintetizzato in alcune domande d'attualità considerando l'evidente freddezza al tema fin qui dimostrata dalle forze politiche costituite, evidentemente restie a mettersi in discussione.
Soggetti autorevoli come lo stesso "quotidiano comunista" o associazioni di grande prestigio come l'ARS, il CRS, il Circolo Rosselli di Milano e altri dovrebbero trovare la possibilità di sviluppare il confronto in forma molto più stringente dal punto di vista del porsi obiettivi concreti legati alla fase politica.
Provo a riassumere:
1) Può diventare realistica la prospettiva di formazione di un soggetto politico nel quale si superino antiche e nuove divisioni, costruendo una soggettività che non derivi dal semplice assemblaggio dell'esistente? È evidente che sotto a questo aspetto debbano andare in discussione tutte le implicanze legate alle connessioni con le lotte sociali in corso, la rappresentanza del mondo del lavoro, ecc.
2) Si può avviare un dibattito intorno ad una misurazione del cosiddetto "perimetro Draghi": dentro o fuori? Al primo posto di questa misurazione di perimetro, ovviamente, rimane fondamentale il discorso posto sul piano internazionale relativo al mondo che corre verso la divisione dei blocchi e del nuovo atlantismo, con le evidenti conseguenze sul piano europeo.
3) Nel muoversi delle acque del sistema politico italiano è plausibile pensare a una ipotesi di nuovo bipolarismo tra una destra che comprenda da IV a FdI e una "sinistra" fondata sull'asse tra PD e M5S, con un angolino riservato a una "residualità" da sinistra? Oppure può risultare credibile una prospettiva di proporzionale? In questo secondo caso diventerebbe quanto mai urgente posi il tema della costruzione di soggettività a sinistra posta in grado di recuperare autonomamente una presenza istituzionale (anche di fronte ad uno sbarramento al 4 o al 5%). Risalta così la assoluta decisività del sistema elettorale. Il tema della presenza elettorale (sia per il 2022, sia per il 2023) è comunque da sollevare per tempo, anzi rendendoci conto di essere già in ritardo;
4) Nell'immediato, al riguardo della prossima elezione del nuovo Presidente della Repubblica, può essere il caso di stabilire un raccordo e di avviare un confronto tra i soggetti associativi indicati, gli strumenti di comunicazione come il Manifesto e altri, le forze politiche per tirar fuori una candidatura che possa trovare tra le grandi elettrici e i grandi elettori un consenso posto oltre i ristretti confini della presenza data attualmente in Parlamento? Una candidatura da far crescere e pesare nel contesto complessivo tanto da lasciare comunque un segno di riconoscibilità complessiva che risulterebbe utile per proseguire il cammino.
Scusate lo schematismo, grazie per l'attenzione
 
Franco Astengo