Il
dibattito sulla condizione della sinistra impostato in questi giorni dal "il
Manifesto" attraverso gli interventi di Norma Rangeri necessita, a mio
giudizio, di essere sintetizzato in alcune domande d'attualità considerando l'evidente
freddezza al tema fin qui dimostrata dalle forze politiche costituite,
evidentemente restie a mettersi in discussione. Soggetti
autorevoli come lo stesso "quotidiano comunista" o associazioni di
grande prestigio come l'ARS, il CRS, il Circolo Rosselli di Milano e altri
dovrebbero trovare la possibilità di sviluppare il confronto in forma molto più
stringente dal punto di vista del porsi obiettivi concreti legati alla fase
politica. Provo
a riassumere: 1) Può diventare realistica
la prospettiva di formazione di un soggetto politico nel quale si superino
antiche e nuove divisioni, costruendo una soggettività che non derivi dal
semplice assemblaggio dell'esistente? È evidente che sotto a questo aspetto
debbano andare in discussione tutte le implicanze legate alle connessioni con
le lotte sociali in corso, la rappresentanza del mondo del lavoro, ecc. 2) Si può avviare un
dibattito intorno ad una misurazione del cosiddetto "perimetro
Draghi": dentro o fuori? Al primo posto di questa misurazione di perimetro,
ovviamente, rimane fondamentale il discorso posto sul piano internazionale
relativo al mondo che corre verso la divisione dei blocchi e del nuovo
atlantismo, con le evidenti conseguenze sul piano europeo. 3) Nel muoversi delle acque
del sistema politico italiano è plausibile pensare a una ipotesi di nuovo
bipolarismo tra una destra che comprenda da IV a FdI e una "sinistra"
fondata sull'asse tra PD e M5S, con un angolino riservato a una
"residualità" da sinistra? Oppure può risultare credibile una prospettiva
di proporzionale? In questo secondo caso diventerebbe quanto mai urgente posi
il tema della costruzione di soggettività a sinistra posta in grado di
recuperare autonomamente una presenza istituzionale (anche di fronte ad uno
sbarramento al 4 o al 5%). Risalta così la assoluta decisività del sistema
elettorale. Il tema della presenza elettorale (sia per il 2022, sia per il
2023) è comunque da sollevare per tempo, anzi rendendoci conto di essere già in
ritardo; 4) Nell'immediato, al
riguardo della prossima elezione del nuovo Presidente della Repubblica, può
essere il caso di stabilire un raccordo e di avviare un confronto tra i
soggetti associativi indicati, gli strumenti di comunicazione come il Manifesto
e altri, le forze politiche per tirar fuori una candidatura che possa trovare
tra le grandi elettrici e i grandi elettori un consenso posto oltre i ristretti
confini della presenza data attualmente in Parlamento? Una candidatura da far
crescere e pesare nel contesto complessivo tanto da lasciare comunque un segno
di riconoscibilità complessiva che risulterebbe utile per proseguire il
cammino. Scusate
lo schematismo, grazie per l'attenzione Franco
Astengo