Berlino. In questo periodo di interregno, in cui Angela Merkel e
i suoi ministri sono solo facenti funzione e la coalizione semaforo, cioè
quella nata dopo le votazioni di settembre, non è ancora ufficiale, visto che
le trattative tra i gialli – partito liberale – i rossi, cioè i
socialdemocratici e i Verdi, non sono, ancora concluse, così come il prossimo
Cancelliere, che sicuramente sarà Olaf Scholz del partito socialdemocratico,
ufficialmente non è ancora in carica. Una cosa però appare certa e cioè che il
25 novembre, nonostante le altissime cifre di ricoveri, contagi e decessi, mai
raggiunte prima d’ora, si porrà ufficialmente fine alla “pandemia di carattere
nazionale”, cioè allo “stato di calamità” togliendo al governo federale la
possibilità di prendere decisioni valide per tutti i Länder e riportando la
responsabilità dell’operato in seno ai Parlamenti federali. Nel frattempo, i
tre probabili coalizionari stanno letteralmente sudando sette camicie per
mettere a punto una nuova legge “per la protezione dalle infezioni”, che
combatta al meglio la presenza di questa virulenta e, purtroppo assai spesso,
letale malattia, ora dichiarata endemica e non più pandemica, diffusa dal SARS-CoV-2.
Col passare dei giorni, infatti, i picchi in determinate regioni si susseguono
con una velocità talmente allarmante da rendere necessarie nuove restrizioni e
nuovi emendamenti. Anche se ancora le ultime decisioni vengono poi messe in
atto dai presidenti dei Länder secondo la legge vigente, che però da domani non
sarà più in vigore… Il grande problema della Germania è costituito da un lato
da gruppi eterogeneino vax , vuoi per
paura e disinformazione, vuoi per credenze esoteriche di vario genere, vuoi
perché di estrema destra quindi con una forte tendenza alla destabilizzazione
politico-sociale, dall’altro, contrariamente alla proverbiale “efficienza
tedesca”, dalla lentezza con cui l’apparato statale reagisce ai moniti dei
virologi più seri e preparati come quelli della Charitè e del Robert-Koch-Institut
di Berlino, tanto per citarne alcuni qui nella capitale, ma ce ne sono altri,
tra cui non poche donne, sparsi per il resto della nazione e da una
digitalizzazione così carente, che nella sanità non ha ancora raggiunto il livello
dell’Italia.
“Libertà vo cercando ch’è si cara…” In nome della libertà individuale e nella
convinzione che lo stato, non possa arrogarsi il diritto di decidere su un
possibile “dovere” dei cittadini e cioè quello di lasciarsi vaccinare per non far soccombere
l’intero paese e non essendo ancora troppi in grado, o non volendo esserlo, di
distinguere tra un “dovere” e una “costrizione” ecco che il numero di vaccinati
in Germania ha raggiunto solo il 67% e quello dei non vaccinati per esempio nella
fascia d’età compresa tra i 50 e i 60 anni è ancora troppo elevato per sperare
in un arginamento veloce del virus. Il “dovere”, dunque, è una categoria
dell’etica, a cui, in un paese civile, si dovrebbe rispondere per umana
solidarietà, se non si vuole andare verso il disastro economico e si arrivi ad
un numero catastrofico di decessi. Quelli che considerano il vaccino come una
costrizione, un’imposizione che lede il principio di libertà individuale e
protestano con violenza in nome di essa sono privi, a mio parere, del senso
civico, che la vita in collettività impone proprio per il buon funzionamento
della stessa. Questo inneggiare al proprio diritto non vede solo sprovveduti o adepti
di gruppi esoterici, ma ha visto anche medici, fino a poco tempo fa illustri
sconosciuti, voler emergere e proclamare sulla prima pagina dei giornali o in
televisione a gran voce già per fine ottobre anche in Germania il “freedom day”,
come se questo avesse un potere taumaturgico e ci liberasse delle orribili
profezie, che le “Cassandre” di turno avevano realisticamente previsto per le settimane
seguenti.
Ma anche altri personaggi di spicco, quando si parla del “dovere” di
vaccinarsi, osano sì annoverarlo tra le ipotetiche possibilità della nuova
legge, ma tirano poi subito il freno, sempre in nome della libertà e del
diritto individuali. Mi sono chiesta se esista una differenza semantica tra la
parola Pflicht e la sua corrispondente italiana “dovere” che porti ad una serie
di associazioni più negative da parte dei germanofoni. In effetti seguardiamo bene,
sono proprio i paesi di lingua tedesca: Germania, Austria e Svizzera, nonché la
regione altoatesina ad avere la maggior parte di persone renitenti al vaccino. Scetticismo
innato? Archetipi collettivi? Guardando sul Duden, il vocabolario tedesco per
eccellenza, troviamo che Pflicht deriva dal verbo pflegen (curare) già presente
nell’antico alto tedesco e nel tedesco medioevale, ma contiene in sé anche la
connotazione dell’obbligo, essenzialmente come l’italiano. Nel 1859 il
romanziere tedesco Willibald Alexis (per altro uno pseudonimo, ma è conosciuto
sotto questo nome) pubblicava un romanzo dal titolo “Ruheist die
erste Bürgerpflicht” “Il silenzio (o la calma) è il primo dovere del
cittadino”.
In verità, il popolo tedesco non è ciarliero. Che il titolo di
questo romanzo abbia avuto in passato un effetto deterrente perché la parola
Pflicht è stata intesa come un obbligo? Certamente no, ultimamente si è pensato
che l’origine del rifiuto dei vaccini sia da ricollegarsi alla diffusione delle
dottrine antroposofiche che hanno trovato grande diffusione in Svizzera e nel Sud
della Germania, dove oggi il virus raggiunge incidenze elevatissime. Ma anche
il nazismo con le sue teorie del Blut und Boden (il sangue e la terra), della
fonte dell’eterna giovinezza e della superiorità della razza ha contribuito non
poco al rifiuto dei vaccini, che si pensava venissero diffusi dagli ebrei con
conseguenze letali per la razza ariana. A rendere ancora più problematica la
situazione ha contribuito alcuni giorni fa Jens Spahn facente ancora funzione
del ministro della sanità invitando le persone a fare il terzo vaccino con la Moderna,
visto che la Germania ne dispone ancora di parecchie fiale, che, se non
utilizzate, a fine febbraio scadrebbero. Questa frase rivolta ai cittadini, che
già faticano a comprendere il senso della terza iniezione, li ha depauperati
dell’unica sicurezza che a loro restava secondo il motto non c’è il due senza
il tre, se due di Biontech Pfizer sono andate bene, andrà bene anche la terza e
invece no quelle della Pfizer ora vengono razionate, per finire prima quelle di
Moderna in odore di scadenza. Sia medici che pazienti sono insorti di fronte a
questa inattesa manovra che confonde le idee e la disponibilità ad accettare un
vaccino made in Germany, piuttosto che uno made in USA. Gli anziani soprattutto,
si sa, sono spesso abitudinari, senza che questo sia da considerarsi un difetto
e l’idea di una nuova inaspettata esperienza può dare adito a pensieri
“trasversali” del tipo “ma perché proprio io?” oppure “se stanno per scadere,
forse non sono più buone”, dimenticando che tra metà novembre e fine febbraio
esiste un notevole lasso di tempo e la scadenza di un medicinale non è mai
fissata all’ora x del giorno x.
Ministro, o meglio ex ministro Spahn a parte,
questa decisione, pur nella sua carente modalità di comunicazione, è stata
forse una delle sue migliori, se si guarda a ritroso la sua gestione della
pandemia e nel frattempo ivirologi e
gli studiosi dei vaccini si affrettano a placare gli animi assicurando che il
vaccino di Moderna è eccellente, pur essendo un prodotto americano, e anzi la
vaccinazione eterologa, cioè con vaccini diversi, dovrebbe addirittura aumentare
le difese. Impazienti siamo dunque in attesa di domani per aspettare quali
normative andranno in vigore e quale sarà il testo finale della legge per la
prevenzione delle infezioni in vigore nei vari Länder. La lettura non sarà di
facile comprensione basandosi quasi esclusivamente sul valore della lettera G. La
lettera G, in forma abbreviata, perché per correttezza grammaticale si dovrebbe
dire ge, è il prefisso dei participi passati in tedesco, e in questo caso si
riferisce a tre parole chiave es 3G significa vaccinato (geimpft), guarito
(genesen) e testato (getestet), vaccinato ovviamente doppio o triplo, guarito
da non oltre sei mesi dal Covid e testato cioè sottoposto ad un test antigenico
in un apposito laboratorio. In quale situazione sarà obbligatorio presentare
questa certificazione lo sapremo con esattezza domani, così pure se le G
saranno due o tre e avranno un + di accompagnamento. Anche il mondo pandemico,
anzi scusate endemico rimane bello perché è vario.