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mercoledì 17 novembre 2021

IN MEMORIA
di Francesco Pistolato

Luigi Reitani

Luigi Reitani, un amico.
 
Altri hanno scritto, con competenza e gratitudine, di Luigi Reitani come studioso, insegnante e promotore culturale. Io voglio parlare del mio amico, di cui mai avrei pensato di scrivere una sorta di elogio funebre; mi pare invece di averglielo una volta scherzosamente commissionato io a lui.
La nostra era un’amicizia. Si può dire di più di questo? Certo, abbiamo collaborato a lungo, di solito a vesti invertite: quando io ero Presidente della Biblioteca Austriaca, lui era il vero competente; quando lui è stato Presidente del Centro Irene per gli Studi di Pace, ero io che proponevo cosa fare, e lui mai a dire di no. Qualcuno non lo trovava simpatico. Io più lo conoscevo, e più in lui scoprivo risorse. Di sicuro non praticava la captatio benevolentiae, ma gli anni all’Istituto Italiano di Cultura a Berlino lo avevano reso più diplomatico. Anche su questo abbiamo scherzato.
Forse è stato proprio lo scherzo la caratteristica della nostra amicizia. Facevamo cose serissime, ma la comunicazione tra di noi era sempre giocosa.
Cosa gli debbo? Dal punto di vista pratico tanto: mi aprì le porte dell’università quando nella scuola attraversavo un periodo conflittuale e appoggiò ogni idea e proposta che mi veniva in mente, laddove io non trovavo difficoltà a dargli una mano quando le idee partivano da lui, perché teneva sempre in considerazione anche ogni risvolto pratico.
Era anche molto ospitale, eredità impagabile trasmessagli credo dal Meridione, con il quale apparentemente aveva poco a che fare quanto a interessi culturali e a stile di vita. Aveva sempre mille cose da fare, e un’energia strabiliante, non inferiore alla qualità delle sue realizzazioni. Ma questo è noto, non riguarda la sfera di cui mi sono proposto di scrivere.
Non sento di voler dire altro. Le cose più importanti non si possono scrivere, né dire. Una sola vorrei aggiungere: al Convegno per i cinquant’anni dalla morte di Aldo Capitini, che organizzammo a Berlino nel novembre 2018, si parlò del tema misterioso della compresenza dei morti e dei viventi.
Un mistero ora svelato: nell’amicizia il velo della morte rivela la sua natura fittizia. La nostra vita assieme continua più intensa di prima.