Luigi Reitani, un amico. Altri hanno scritto, con
competenza e gratitudine, di Luigi Reitani come studioso, insegnante e
promotore culturale. Io voglio parlare del mio amico, di cui mai avrei pensato
di scrivere una sorta di elogio funebre; mi pare invece di averglielo una volta
scherzosamente commissionato io a lui. La
nostra era un’amicizia. Si può dire di più di questo? Certo, abbiamo
collaborato a lungo, di solito a vesti invertite: quando io ero Presidente
della Biblioteca Austriaca, lui era il vero competente; quando lui è stato
Presidente del Centro Irene per gli Studi di Pace, ero io che proponevo cosa
fare, e lui mai a dire di no. Qualcuno non lo trovava simpatico. Io più lo
conoscevo, e più in lui scoprivo risorse. Di sicuro non praticava la captatio benevolentiae, ma gli anni
all’Istituto Italiano di Cultura a Berlino lo avevano reso più diplomatico.
Anche su questo abbiamo scherzato. Forse
è stato proprio lo scherzo la caratteristica della nostra amicizia. Facevamo
cose serissime, ma la comunicazione tra di noi era sempre giocosa. Cosa
gli debbo? Dal punto di vista pratico tanto: mi aprì le porte dell’università
quando nella scuola attraversavo un periodo conflittuale e appoggiò ogni idea e
proposta che mi veniva in mente, laddove io non trovavo difficoltà a dargli una
mano quando le idee partivano da lui, perché teneva sempre in considerazione
anche ogni risvolto pratico. Era
anche molto ospitale, eredità impagabile trasmessagli credo dal Meridione, con
il quale apparentemente aveva poco a che fare quanto a interessi culturali e a
stile di vita. Aveva sempre mille cose da fare, e un’energia strabiliante, non
inferiore alla qualità delle sue realizzazioni. Ma questo è noto, non riguarda
la sfera di cui mi sono proposto di scrivere. Non
sento di voler dire altro. Le cose più importanti non si possono scrivere, né
dire. Una sola vorrei aggiungere: al Convegno per i cinquant’anni dalla morte
di Aldo Capitini, che organizzammo a Berlino nel novembre 2018, si parlò del
tema misterioso della compresenza dei morti e dei viventi. Un
mistero ora svelato: nell’amicizia il velo della morte rivela la sua natura
fittizia. La nostra vita assieme continua più intensa di prima.