Lecce. Il 21 ottobre del 1921
alla povera Maria Bergamas toccò il triste privilegio di scegliere a caso la salma
del soldato senza nome morto in battaglia, che nei giorni successivi sarebbe
stata trasferita e tumulata a Roma. Cent’anni fa in tutta Italia si volle
celebrare il milite ignoto, con un’enfasi grondante retorica, tra dolore,
scontento e un senso di rivalsa che intanto portava i suoi frutti al partito
fascista. Anche a Lecce si svolse una analoga manifestazione: il 4 novembre fu
una giornata di lutto collettivo, in città: partito alle 10 da Piazza
Sant’Oronzo, il corteo si diresse verso il cimitero; il sarcofago vuoto era
deposto su un carro coperto di fiori. Dobbiamo la ricostruzione di quegli
avvenimenti a Valentino De Luca, che li ha raccontati nel suo ultimo libro,
uscito pochi mesi prima della sua scomparsa: Lecce negli anni della Grande
guerra (Galatina, Editrice Salentina, 2019): un lavoro prezioso, in cui si
descrive il modo in cui si vivevano le giornate della guerra, come essa
penetrasse nelle vite di familiari e amici dei soldati, come percorresse le vie
cittadine, recando il dolore, la sofferenza, la paura. Per i soldati caduti,
Valentino ha rivendicato il doveroso ricordo, e in questa direzione ha fornito
il suo contributo decisivo: ne ha corretto e completato gli elenchi, e ha
chiesto fino alla fine di suoi giorni che i nomi di 132 giovani dimenticati
fossero inseriti nelle lastre marmoree del Monumento ai Caduti innalzato in
città.
La locandina dell'incontro
Grazie alla sua ricognizione li conosciamo, non sono più militi ignoti.
Esiste un progetto, acquisito dalle autorità cittadine, che prevede un restauro
del monumento stesso con l’integrazione dei nomi mancanti e la correzione di
quelli incisi in modo impreciso sulle lastre di marmo. L’incontro del 24
novembre non vuole essere solo un momento di riflessione che indubbiamente
l’anniversario sollecita, ma un’occasione opportuna per sollecitare la
realizzazione del progetto, come atto dovuto alla città e a quanti hanno lasciato
la vita in quella guerra tanto lontana.