Un giorno alcuni
operai della Breda Fucine dopo la pausa di mensa mentre tornano al reparto per
continuare il lavoro trovarono un piccolo merlo denutrito e con un'ala
spezzata. Lo raccolsero, lo curano, ma non riusciva più a volare, e gli
costruirono una gabbietta per accudirlo. Non potendo tenerlo in fabbrica fra
rumore, fumi e polvere d'amianto, lo regalarono a un ristoratore vicino alla
fabbrica amante degli animali, nella cui trattoria spesso ci si fermava, prima
o dopo il lavoro, per gustare un Bianchino, un caffè o un aperitivo.Il
merlo diventò la mascotte di alcuni operai e da quel momento visse in una
trattoria sotto il ponte della Breda. Dalla sua gabbietta ha partecipato alle
manifestazioni, ha condiviso gli scioperi, ha mandato a memoria i canti di
lotta che gli operai intonavano davanti ai cancelli. È stato il cantore
solitario di 20 anni di vita di fabbrica. «Fischiava il motivo di Bandiera
rossa che era uno spasso. Se poi era in vena, te la faceva tutta, dall’inizio
alla fine».