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domenica 5 dicembre 2021

IL MARE NON SOLO UNA RISORSA    
di Gianmarco Pisa



 
Un patrimonio culturale sommerso nel Mediterraneo.
 
Il mare è ben più che una risorsa “strategica”: non solo dal punto di vista politico, sociale, ambientale, ma, specificamente, sotto il profilo culturale. La maggior parte del pianeta è costituita da mari e la maggior parte della popolazione vive in prossimità dei mari o, in ogni caso, è socialmente o culturalmente legata ai mari e agli ambienti acquatici. Sono 69 gli Stati parte della Convenzione UNESCO per la protezione del patrimonio culturale sommerso (Parigi, 2001), di cui una ventina si affacciano sul Mediterraneo; e in questo contesto, due aree cruciali sono quelle della ricerca (la grande quantità di elementi ed eredità dei popoli e delle culture che, nel corso dei millenni, si sono depositate nel Mediterraneo) e della salvaguardia (un patrimonio prezioso e delicato, esposto non solo all’impatto dello sconvolgimento climatico ed ecosistemico ma anche alle predazioni e ai traffici illeciti dei beni culturali). Per patrimonio culturale sommerso si intende, infatti, l’insieme delle eredità, vale a dire l’insieme dei beni e dei contenuti culturali e, più complessivamente, delle tracce di presenza umana, di carattere storico, culturale o archeologico, che sono stati, del tutto o in parte, sott’acqua, periodicamente o continuativamente, per almeno cento anni. La Convenzione protegge dunque l’insieme di queste tracce e di queste eredità nel loro contesto, e declina, insieme, sia ai fini della definizione sia ai fini delle azioni di tutela, «cultura» e «paesaggio», patrimonio culturale e patrimonio paesaggistico, con un’aggiunta legata alla specificità e alla delicatezza dell’ecosistema e del paesaggio culturale marino. Una complessità che richiede, al tempo stesso, uno sforzo di tutela e di conoscenza: ciò che fisicamente si percepisce, infatti, quando si volge lo sguardo al patrimonio culturale sommerso non è altro che una vasta distesa marina; il patrimonio culturale sommerso non è normalmente visibile e può essere non facilmente accessibile e, tuttavia, non di meno è vivo, ed è, al contempo, sottoposto a continui fenomeni di erosione e di predazione.



Tra i principali obiettivi vi è, dunque, quello di proteggere il patrimonio sommerso e di consentirne la conoscenza, l’accesso e la fruizione. Ciò ha a che fare anche con gli allestimenti espositivi e le presentazioni museali che - in particolare per quanto riguarda il patrimonio sommerso - non possono prescindere dalla presentazione del bene nel proprio contesto, con una rappresentazione anche dell’intorno storico, ambientale e paesaggistico. Le “buone pratiche” individuate dall’UNESCO - ricerca e fruizione dei diritti culturali legati al patrimonio culturale che si trova sott’acqua - si raccolgono, sostanzialmente, in tre aree: incoraggiare l’accesso e la fruizione non intrusivi e responsabili; incrementare la conoscenza, la consapevolezza e la protezione, a livello pubblico, del patrimonio sommerso; sviluppare la ricerca e la conservazione del patrimonio stesso. Importanti, in tal senso, gli strumenti normativi internazionali, quali la Convenzione europea per la protezione del patrimonio archeologico (La Valletta, 1992); la Convenzione UNESCO per la protezione del patrimonio culturale sommerso (2001); la Convenzione europea del paesaggio (Firenze, 2000); la definizione stessa dell’archeologia subacquea (come «studio delle azioni umane del passato e delle eredità storico-culturali in contesti acquatici», con particolare riferimento alla conoscenza e alla protezione dell’ecosistema marino), che assume una inedita centralità nel Decennio ONU degli oceani per lo sviluppo sostenibile (2021-2030).



Pensare a un itinerario culturale del patrimonio sommerso significa unire le sponde del Mediterraneo, attivare la dialettica, culturale e politica, tra Europa e Mediterraneo e, al contempo, unire in rete luoghi e contesti sociali e culturali, dando rinnovata linfa all’ispirazione fondamentale dell’UNESCO per la prevenzione della guerra e la costruzione della pace attraverso la conoscenza e l’amicizia tra i popoli. Scopo precipuo dell’UNESCO è infatti di «contribuire alla pace e alla sicurezza promuovendo la cooperazione tra le nazioni attraverso l’educazione, la scienza e la cultura, al fine di sviluppare universale rispetto per la giustizia, lo stato di diritto, i diritti umani e le libertà fondamentali per tutti i popoli, senza distinzione di etnia, sesso, lingua, religione». Si sono già svolte alcune rilevanti iniziative museali, quali “Thalassa” al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e “Mirabilia Maris” al Palazzo Reale di Palermo, e numerose sono le attività che puntano a sviluppare consapevolezza del mare (in particolare, del Mediterraneo) presso l’opinione pubblica, spesso condizionata dalla percezione di un Mediterraneo mare di guerra, di conflitti e di violenza, e non ancora mare di pace, di incontro e di dialogo tra i popoli. Ulteriore buona pratica, in tal senso, è il progetto MUSAS (MUSei di Archeologia Subacquea) per la «messa in rete di aree archeologiche sommerse e musei che conservano reperti di provenienza subacquea attraverso l’adozione di soluzioni tecnologiche innovative», progetto che abbraccia i siti di Baia (Parco sommerso di Baia, Villa dei Pisoni e Ninfeo di Punta Epitaffio) e il Museo archeologico nazionale dei Campi Flegrei; Egnazia (porto sommerso e Museo archeologico nazionale Giuseppe Andreassi); Kaulonia (Parco archeologico sommerso e Museo archeologico dell’Antica Kaulon); Crotone (Museo archeologico nazionale e Parco archeologico di Capo Colonna).



In questo scenario si inserisce la Candidatura al Consiglio d’Europa dell’Itinerario Culturale “Mediterranean Underwater Cultural Heritage”, che mette in relazione Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, Grecia, Egitto, Israele e Turchia e abbraccia numerosi punti dell’ecosfera culturale mediterranea dalla Baia Sommersa nei Campi Flegrei e il Parco Sommerso della Gaiola in Campania, fino alle Isole Egadi, Pantelleria, Plemminio e Ustica in Sicilia; dai siti di Egnazia, Isole Tremiti, San Pietro in Bevagna in Puglia, per arrivare a Capo Rizzuto, in Calabria; e svilupparsi poi nel Mediterraneo orientale con Pavlopetri e Peristera in Grecia; Alessandria d’Egitto; Cesarea Marittima, in Israele, fino a Kizlan, in Turchia. La candidatura, una delle novità più affascinanti tra gli itinerari culturali, che si affianca peraltro al recente riconoscimento della “Rotta di Enea” come itinerario culturale trans-nazionale del Consiglio d’Europa, è stata presentata lo scorso 26 novembre con la prima Conferenza Mediterranea sul turismo archeologico subacqueo - Candidatura al Consiglio d’Europa dell’Itinerario Culturale “Mediterranean Underwater Cultural Heritage”, nell’ambito della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, che si è svolta a Paestum, anch’essa Patrimonio UNESCO con il Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, tra il 25 e il 28 novembre scorsi.