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sabato 18 dicembre 2021

IL SIGNIFICATO DELLA PAROLA “PATRIOTA”
di Romano Rinaldi

 
L'orda trumpiana

Esattamente 11 mesi fa, il 17 Gennaio 2021*, a seguito del tentativo del presidente uscente di sovvertire il responso delle urne che veniva ratificato il 6 Gennaio 2021 nella sede del Parlamento americano, il Campidoglio di Washington, scrivevo su “Odissea”: () l’incitamento ad invadere il Parlamento con l’interruzione della seduta di ratifica del risultato elettorale e i conseguenti tumulti che hanno causato morti e feriti, rappresentano un attentato all’ordinamento democratico al quale, quattro anni fa, il presidente Trump ha solennemente giurato fedeltà davanti al popolo americano nel medesimo luogo”. L’articolo proseguiva con una breve analisi delle cause che avevano propiziato quegli eventi nei quattro anni della più controversa e divisiva presidenza americana di sempre. Con un presidente che si è servito delle reti sociali per dare corpo alle proprie decisioni intraprese inseguendo le sensazioni “di pancia” del suo popolo, nello stile del populismo più sfrenato.
Oggi, quei metodi adottati per ottenere consenso e soprattutto per tentare di sovvertire l’ordine democratico e mantenere il potere nonostante il risultato avverso nelle elezioni, sono sotto indagine da parte della “Commissione d’inchiesta del Congresso sui fatti del 6/1/21”. Il processo di salvataggio della democrazia americana è solo all’inizio ma cominciano ad affiorare alcune verità incontrovertibili. Il capo del personale della Casa, Bianca Mark Meadows, dopo aver portato in Commissione l’evidenza della diretta responsabilità dei tumulti nelle comunicazioni tra l’ex presidente e i suoi più stretti collaboratori, rifiutandosi di rispondere alle domande, viene incriminato per oltraggio alla corte del Congresso. Stessa sorte era toccata nei giorni scorsi a Steve Bannon, un altro ben noto personaggio dell’epopea trumpiana.
Uno dei passaggi più interessanti nel rapporto che sta uscendo dalla Commissione**, si riferisce alla sostituzione, al vertice del Dipartimento di Giustizia, del procuratore generale Jeffrey Rosen, che non aveva dato seguito alle infondate richieste di annullamento delle elezioni per frode, con Jeff Clark, il quale aveva suggerito un meccanismo di sostituzione di grandi elettori in quegli Stati che avrebbero potuto stravolgere il risultato delle elezioni. Senza entrare nel farraginoso meccanismo elettorale degli Stati Uniti, questo sì che ha tutto il sapore di un broglio elettorale, per giunta a posteriori. Bene, la parte interessante delle comunicazioni che avvenivano tra l’ex presidente e i suoi più stretti collaboratori alla Casa Bianca contiene questa frase testuale: “Ho avuto notizia che Jeff Clark sarà insediato lunedì, questo è fantastico, farà felici un gran numero di patrioti ed io sono personalmente molto orgoglioso che tu sia la testa di lancia di questo e posso definirti un vero amico”. Il messaggio è datato domenica 3 gennaio e il lunedì cui si riferisce è il 4/1, due giorni prima del fatidico 6 gennaio.
Ecco il punto, l’uso dell’appellativo “patriota”, per qualcuno che trama per sovvertire il risultato di libere elezioni con un marchingegno procedurale diabolico.
Io starei dunque bene attento a chi usa la parola “patriota” prima di assegnare a questo appellativo qualche valore fondamentale e condivisibile da tutta la popolazione di un Paese che si trovi di fronte alla scelta di qualcuno cui affidare le sorti della Nazione. Soprattutto non mi fiderei di coloro che qui da noi, di fronte agli avvenimenti del 6 gennaio a Washington, si esprimevano con reticenza se non addirittura sostegno verso questi “patrioti”, appunto.
 
* https://libertariam.blogspot.com/2021/01/democrazia-populismo-e-reti-sociali.html
 
** USA Today News: https://eu.usatoday.com/story/news/politics/2021/12/17/mark-meadows-texts-jan-6-committee-reveal-what-white-house-knew/8907344002/