Il brevissimo discorso della cancelliera uscente può essere
apprezzato per due motivi. Il primo è in rapporto al luogo dove è stato
pronunciato, il ministero della Difesa, di fronte alla sua fanatica
ministra e alle autorità militari: manca infatti il benché minimo accenno
di militarismo. Il secondo è la perplessità suscitata dal diffondersi della
sfiducia nei confronti non solo della politica, ma della scienza. Certo, da un
leader politico ci si aspetta delle risposte, più che delle domande; tuttavia
la consapevolezza dei problemi è il necessario punto di partenza. Se la stessa
perplessità, gli stessi dubbi, la Merkel li avesse mostrati in politica estera
per l’impossibilità di conciliare l’europeismo con un atlantismo sempre più
aggressivo, sotto il cui ombrello ha rialzato la testa il revanscismo tedesco,
il suo discorso di commiato sarebbe stato un po’ meno depresso. [Franco
Continolo]
* Allego
la traduzione di Claudia (mia moglie) del discorso tenuto da Angela Merkel
alla solenne cerimonia di commiato, che tradizionalmente accompagna - in
Germania - i Cancellieri che si ritirano dalla politica. Angela Merkel è stata,
da Guglielmo II in poi, il Kaiser che ha guidato più a lungo la Germania, e
senza cacciarla in guerra. Invano si cercheranno nel suo discorso toni aulici o
trionfalistici. Al contrario, sembra il commiato di un modesto capoufficio, che
ha diligentemente svolto il suo lavoro e onestamente guadagnato i 4'000 euro
mensili della sua busta paga. Ma nelle frasi finali ci sono principii che
vorremmo vedere personificati anche da altri politici altrettanto o meno
influenti sui destini del mondo. [Stefano Casadio] “Egregio
Signor Presidente della Repubblica, egregia
Signora Presidente del Parlamento Eccellenze, Egregi
Signore e Signori Cari
concittadine e concittadini, Oggi
qui davanti a Voi sento soprattutto questo: gratitudine ed umiltà. Umiltà di
fronte alla carica che ho potuto esercitare per così tanto tempo; gratitudine
per la fiducia che mi è stata concessa. La fiducia, e di questo sono sempre
stata pienamente consapevole, è il capitale più importante in politica. Questo
è tutt’altro che scontato, e Ve ne ringrazio di cuore. Ringrazio
anche Lei, Signora Ministro (della difesa), cara Annegret (Kramp-Karrenbauer,
considerata confidente della cancelliera), e l’esercito federale per aver
organizzato la cerimonia di congedo, in più in un luogo così carico di
significato per la nostra storia, come il Bendlerblock (Ministero della difesa,
dove tradizionalmente si congedano i cancellieri con tutti gli onori militari.
Luogo, dove dal 1914 sono avvenuti molti avvenimenti che hanno segnato la
storia del paese.) Ringrazio il corpo musicale dell’esercito per
l’accompagnamento, e tutto questo in condizioni rese più gravose dalla
pandemia. In particolare, vorrei perciò iniziare pensando a tutti quelli che in
questo momento stanno lottando con tutte le loro forze contro la quarta ondata
della pandemia, che danno tutto quello che possono dare per salvare e
proteggere delle vite umane: i medici, uomini e donne, le infermiere e gli
infermieri negli ospedali, i team di vaccinazione, gli aiutanti dell’esercito e
le organizzazioni umanitarie. A tutti Voi spetta la particolare gratitudine mia
e quella di tutti noi così come il più alto riconoscimento. Oggi,
durante il giorno, sono ancora stata in riunione con i Primi Ministri e le
Prime Ministre dei Land (regioni) del Consiglio per la lotta contro la
pandemia. E adesso, poche ore dopo, posso partecipare a questa solenne
cerimonia per congedarmi da Voi dopo 16 anni di cancellierato. Questo ordine
del giorno indica molto chiaramente i tempi incredibili che stiamo attualmente
vivendo. I 16 anni del mio cancellierato sono stati anni pieni di eventi e
spesso di sfide. Mi hanno sfidato a livello politico e personale, ma nello
stesso momento li ho sempre potuto vivere come compimento. In particolare gli
ultimi due anni della pandemia hanno mostrato, come sotto una lente di
ingrandimento, quanto è importante la fiducia nella politica, nella scienza e nel
discorso sociale, ma anche quanto può essere fragile tutto questo.La nostra
democrazia vive della capacità di confrontarsi con spirito critico e di
autocorreggersi. Vive della mediazione fra diversi interessi e del rispetto per
l’altro. Vive di solidarietà e fiducia, fiducia tra l‘altro anche nei fatti, e
vive del dovere di porre limiti dappertutto là dove si negano le conoscenze
scientifiche e dove si diffondono teorie di complotto e diffamazione. La nostra
democrazia vive anche del dovere di porre limiti alla nostra tolleranza come
uomini e donne democratici dappertutto là dove odio e violenza sono considerati
mezzi legittimi per imporre i propri interessi. Le
molteplici sfide all’interno si riflettono anche nella politica estera, e non
solo dall’inizio della pandemia. Già la crisi economica e finanziaria del 2008
e le tante persone che dal 2015 cercano rifugio hanno evidenziato di quanto
abbiamo bisogno di collaborazione al di là dei confini nazionali, e di quanto
sono irrinunciabili le istituzioni internazionali e gli strumenti
multilaterali, per poter affrontare le grandi sfide del nostro tempo: il cambiamento
climatico, la digitalizzazione, la fuga e la migrazione. Vorrei incoraggiare
anche nel futuro a vedere il mondo sempre anche con gli occhi dell’altro, di
percepire dunque anche le prospettive a volte scomode e opposte dell’interlocutore,
e di impegnarsi per la mediazione fra interessi diversi. Signore
e signori, il mio lavoro politico non sarebbe stato possibile senza il
molteplice sostegno di chi mi ha accompagnato a livello nazionale ed
internazionale. A tutti loro spetta la mia più grande gratitudine. Ringrazio
per la nostra collaborazione i colleghi e le colleghe del Governo Federale, del
Parlamento Tedesco e del Consiglio di Stato Tedesco. Li ringrazio in modo
particolare per una cultura della contesa politica che molte altre nazioni ci
invidiano. Un grazie particolare devo ai miei collaboratori e le mie collaboratrici
più stretti. Grazie per tutto l‘aiuto ed il sostegno! Questo vale anche per la
mia famiglia. Ora
sta nelle mani del governo successivo di trovare risposte alle sfide davanti a
noi e di dare forma al nostro futuro. Per questo auguro a Lei, caro Olaf
Scholz, ed al Suo governo ogni bene, una mano felice e molto successo. Sono
convinta che possiamo continuare a costruire bene il nostro futuro se
intraprendiamo il lavoro non con malcontento, non con astio e non con
pessimismo, ma, come ho detto tre anni fa in un altro contesto, con serenità
(allegria?) nel cuore. Almeno io personalmente ho sempre fatto così, durante la
mia vita nella DDR, ed ancor più in condizione della libertà (dopo la
riunificazione). È questa serenità nel cuore che auguro a tutti noi, e in senso
figurato al nostro paese per il suo futuro. Vi
ringrazio di cuore. [Trad.
dal tedesco, Claudia Casadio]