Filosofia
o dogma? Perugia.Trovo assolutamente incomprensibile se non disdicevole che persone di notevole
cultura e riconosciuta competenza nella gestione della cosa pubblica, almeno in
passate amministrazioni, siano talmente succubi della smania di protagonismo,
da sposare cause non solo perse in partenza ma foriere di danni sociali enormi.
Persone che hanno dedicato parte della loro esistenza all’amministrazione
pubblica, con l’onesta presunzione di fare il bene comune, sembrano avere
smarrito il senso di quel bene. Di fronte a problemi che travalicano le loro
competenze politiche e filosofiche, sembrano totalmente disorientate e prestano
la loro intelligenza a voli pindarici pseudo-scientifici che alimentano la
confusione, piuttosto che fare chiarezza di fronte all’emergenza posta dalla
pandemia da SARS-Cov-2. Non
trovo altra spiegazione che la smania di protagonismo alle scomposte accuse
lanciate in ogni direzione alla comunità scientifica, alla comunicazione “main
stream” ed alle direttive che via-via vengono prospettate dai vari Governi
europei per la salvaguardia dell’incolumità delle persone di fronte a un virus
che da due anni ci perseguita, attraverso le sue varie mutazioni, con una
sindrome tuttora definita Cov-19 per la sua prima insorgenza nel dicembre 2019.
A meno che non si tratti di pura intolleranza allo stato sublimato. Non c’è dubbio
che la situazione nel suo complesso possa prestarsi a diverse interpretazioni,
sia per quanto riguarda l’origine del virus, sia per quanto riguarda le strade
da intraprendere per la salvaguardia della salute pubblica (“green pass”
compreso). Come si ripete ormai da due anni, siamo di fronte a una situazione
totalmente fuori dall’ordinario ed è stata e rischia di ritornare fuori
controllo. Tuttavia, la contestazione dell’evidenza, quale il confronto tra la
situazione sanitaria l’anno scorso (senza cure e vaccino) e quest’anno (con
vaccino e cure) in termini di ricoveri e numero di morti, dovrebbe essere
considerata per quello che è, a tutto vantaggio di quest’anno, come scandiscono
i numeri. Una posizione che non tenga conto di questa evidenza, seppur
legittima rischia di provocare, in un pubblico generico, disorientamento nel
migliore dei casi, se non cieca contestazione contraria ad ogni principio di
salvaguardia della salute pubblica (vedi manifestazioni di piazza senza alcuna
precauzione contro il contagio). I
casi dei No-vax pentiti che invitano alla vaccinazione dopo aver subito
l’insulto della malattia fino a sfiorare la morte, sono ormai frequenti.
Purtroppo quelli che non ce l’hanno fatta ad uscire dalla terapia intensiva,
non fanno proseliti. Tuttavia questi esempi dovrebbero indurre alla prudenza
coloro che, per qualsiasi motivo si sentono autorizzati a diffondere dubbi,
seppur legittimi in una popolazione ormai stremata e prostrata psicologicamente
da questa perdurante situazione. Insomma,
siamo in una barca che fa acqua da tutte le parti in un mare in tempesta. Quale
utilità può avere un nocchiero (o ex nocchiero) che continua ad inveire contro
la bontà dell’unica stoppa disponibile per tappare i buchi? Oppure,
per dirla con Karl Popper, in nome della tolleranza e della salvezza di tutti,
è lecito invocare il diritto di non tollerare gli intolleranti. A
buon intenditor poche parole.