Comunque
vada a finire il fatto che una parte ampia delle forze parlamentari indichi
Berlusconi come il proprio candidato alla Presidenza della Repubblica e la
qualità delle risposte che vengono dal fronte che dovrebbe essere opposto
rappresentano due punti di ennesima conferma dello stato critico del sistema
politico italiano. È fin qui mancata verso la possibile candidatura di
Berlusconi una risposta di fondo, misurata ben al di là dei temi di stampo
moralistico-giudiziario e dell’incredibile “candidatura divisiva” come da
giudizio del segretario del PD. Fatta
la tara al fatto che tutte le candidature sono divisive e tutte le candidature sono
espressione di una tendenza politica è assolutamente mancata l’affermazione di quella
che dovrebbe essere la ragione di fondo al riguardo dell’improponibilità della
candidatura di Berlusconi. Negli
anni ’70 il suddetto personaggio aderì alla loggia massonica segreta P2 (tutti
fatti accertati in sede penale e parlamentare). Il documento ispiratore di
quell’associazione era rappresentato dal famoso “Piano di Rinascita Nazionale”:
un progetto di restringimento complessivo dei termini democratici nei quali si
era sviluppata la Costituzione Repubblicana. È
stato questo il punto cruciale: tutto il resto del cosiddetto “berlusconismo” è
seguito di conseguenza e oggi siamo sull’orlo della trasformazione in senso
eversivo della nostra Carta Fondamentale: la candidatura di Berlusconi assume
questo significato di rottura con la Costituzione Repubblicana (non a caso è
formalmente appoggiata da due partiti che con la Costituzione non c’entrano nulla
come Lega e i neo-fascisti di FdI) e come tale, quale elemento di rottura nella
storia della Repubblica deve essere contrastata (benintesopresenta aspetti simili anche la candidatura
di Draghi , vedi semi-presidenzialismo de facto e andrebbe discussa appunto in
termini costituzionali).