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lunedì 10 gennaio 2022

CONSIDERAZIONI SUL PRESIDENZIALISMO 
di Felice Besostri

 
Le solite autorevoli voci romane, diffuse prima della Conferenza stampa di Draghi, confermavano Draghi Presidente e un suo ministro solo formalmente  Premier, che significa che il manico del mestolo sarà sempre di Draghi, che ci garantisce verso l'Europa e i mercati finanziari.
L'accentuazione del ruolo del Presidente della Repubblica sarà rafforzata: un mix Cossiga, Napolitano e Segni, se non gli veniva l’ictus.
Napolitano ha autorizzato Renzi a presentare il suo progetto di deforma Costituzionale dell'8 aprile 2014 ai sensi dell'art.87 c. 4 Cost.: un fatto grave, poteva suggerire che lo presentassero i capigruppo dei partiti di maggioranza e prima aveva imposto Monti al Parlamento e poi Letta, un Presidente del Consiglio, che con la Commissione di esperti voleva cambiare in parti essenziali la Costituzione. Tuttavia, Monti formando un suo partito in un certo senso ha reso un omaggio postumo al Parlamento. La nomina di Letta del PD invece di Bersani dello stesso partito ha significato, che il Presidente in carica si è intromesso nella vita interna di un partito, sconfessato dal golpe di Renzi nominato il 22 febbraio 2014, mentre non porta responsabilità per la legge elettorale n. 52/2015, dichiarata incostituzionale per iniziativa degli avvocati antitalikum, formalmente nata da un pdl di iniziativa popolare, strumentalmente sostenuta da Renzi come segretario del PD. Quella legge, mai applicata, era la legge funzionale alla deforma costituzionale Renzi-Boschi, infatti, riguardava la sola Camera dei deputati, come il Porcellum lo era stato della deforma Berlusconi.
Mattarella non ha autorizzato la legge di riduzione del Parlamento, nata come iniziativa parlamentare, ma non ha fatto nulla per impedirne o almeno ritardarne l’approvazione, anzi l'ha facilitata, con qualche disinvoltura costituzionale, consentendo l’election day   tra l'altro su 2 giorni, quando la legge non modificata sul referendum costituzionale prevedeva un solo giorno. e l'ha promulgata in tutta fretta, invece di rispedirla alle Camere con un messaggio motivato almeno su un punto, inserito di soppiatto come emendamento al testo base senatori concordato: i senatori assegnati al Trentino- Sudtirolo. Quell’emendamento violava palesemente l'immodificato art. 57 Cost. sull’elezione a base regionale del Senato e non provinciale, ma soprattutto era violazione del diritto costituzionale fondamentale di eguaglianza dei cittadini. L’uguaglianza dei cittadini è uno dei principi supremi del nostro ordinamento costituzionale, che non può essere leso neppure con norma di rango costituzionale, come affermato con nettezza dalla sentenza cost. n. 1146/1988.
 Il Trentino Sudtirolo con 1.029.000 abitanti avrà 6 Senatori, lo stesso numero della Calabria con 1.959.000 abitanti: I calabresi valgono la metà dei trentin-sudtirolesi, come valgono meno dei trentin-sudtirolesi i ben più numerosi sardi, liguri, marchigiani, friulan-giuliani e abruzzesi, che prima del taglio avevano lo stesso numero o superiore di senatori.
Avere un presidenzialismo, anzi un semi-presidenzialismo, di fatto è peggio di un presidenzialismo come forma di governo, perché sono del tutto assenti i meccanismi di controllo e bilanciamento.
Ci sono in Europa ordinamenti con elezione diretta del Capo dello Stato, che non son né presidenziali, né semi presidenziali, ma parlamentari, per esempio Austria, Finlandia, Irlanda e Islanda, con Partiti forti e senza confusione di ruoli al vertice dello Stato: non è un caso che nessun Presidente del Consiglio in carica sia mai stato preso in considerazione in 12 elezioni presidenziali.
Se le nostre elezioni presidenziali fossero come quelle tedesche con candidati conosciuti prima della votazione e che hanno preventivamente accettato di essere candidati non ci sarebbe questo entusiasmo per l'elezione diretta. Il prossimo presidente il XIII, sarà il frutto di accordi tra congreghe, consorterie e camarille, ed anche, si teme, di voti compravenduti: questa elezione è di secondo è l’ultima occasione per 500 parlamentari che non saranno rieletti. 
Soltanto il fatto che sia teoricamente possibile una candidatura Berlusconi, è il segno di un degrado delle nostre istituzioni, ma il centro-destra con Italia Viva ha la maggioranza relativa nell’assemblea presidenziale. Abbiamo difeso la centralità del Parlamento, ma è la sua composizione di nominati, non scelti dagli elettori, che rende la lotta per mantenere la forma di governo parlamentare non popolare, e non sostenuta dai parlamentari in carica: a loro basta arrivare alla fine non anticipata di questa le. Dal 2005 ci hanno rubato il diritto di eleggere, cioè di scegliere e non ce l'hanno più restituito.
Cerchiamo di non perdere questa battaglia, che non può essere fatta contro il popolo o anche senza il popolo.