Profilo
politico-istituzionale del presidente della Repubblica. Scusandomi
per il disturbo e assolutamente consapevole dell’insufficienza del livello
culturale a mia disposizione provo comunque a tracciare un ragionamento
sull'attualità cercando di proporre una interpretazione di carattere politico-costituzionale
e rivolgendomi a quanti mi auguro avranno la condiscendenza di leggere queste
osservazioni. Almeno
alla lettura dei giornali al momento in cui scrivo appaiono incerte le
metodologie di scelta del nuovo Presidente della Repubblica. Eppure
alcuni significativi elementi stanno emergendo e può essere possibile tracciare
un primo quadro di giudizio: 1).
La “torsione costituzionale” in atto da tempo sta trovando un punto di
ulteriore stretta nel tipo di trattativa in corso. Non si tratta semplicemente
dell’eventualità del passaggio di Draghi al Quirinale e quindi dell’avvio
concreto di quel semi-presidenzialismo “de facto” già evocato qualche settimana
or sono. Appare inedito, infatti, il confronto in corso al riguardo del
pacchetto “presidenza della repubblica/governo”. Un punto che merita
approfondimento (beninteso: non che in passato la trattativa per la presidenza
della repubblica non abbia coinvolto il tema del governo – vedi 2013 – ma
adesso le cose stanno diversamente); 2).
Il punto di effettiva diversità dal passato nella trattazione del rapporto
Quirinale/Chigi risiede, infatti, nella ricerca di stabilire un rapporto di
dipendenza diretta tra le due cariche in una subordinazione della presidenza
del Consiglio alla presidenza della Repubblica. È tramontata l’idea del
cancellierato che stava nella “deforma” costituzionale del 2016 e sembra
ritornato in auge appunto il “semi-presidenzialismo” che era state previsto
dalle conclusioni della “Bicamerale D’Alema” (1997). L’impronta semi-
presidenzialista potrebbe infatti significarsi sia nel caso di un Mattarella-bis
cui sarebbe vincolata la prosecuzione del governo Draghi; sia nel caso di una
elezione alla presidenza della Repubblica dello stesso Draghi con affidamento
dell’incarico di governo su sua indicazione. In ogni caso si presenterebbero
problemi molto complessi (nell’eventuale rielezione di Mattarella, Draghi dovrà
dimettersi e saranno dimissioni soltanto formali? Tanto per fare un solo
esempio, senza considerare sotto questo aspetto l’altro scenario dell’elezione
di Draghi che nel rapporto Quirinale/Chigi risulterebbe molto più complicato
anche dal punto di vista costituzionale);
3).
Il secondo scenario, quello che prevede Draghi presidente della Repubblica e un
suo incaricato alla presidenza del Consiglio presenta per di più in questa fase
aspetti di specifica e particolare delicatezza. In questo senso il riferimento
è alla situazione internazionale e ai rischi concreti di un riprodursi del
carattere di una “logica dei blocchi” con la possibilità del verificarsi di uno
stato permanente di tensione bellica sul territorio europeo. Si sta verificando
una fortissima pressione da parte degli Stati Uniti sia sul piano più
direttamente militare sia su quello diplomatico per un “rinsaldamento (?)” dei
vincoli atlantici (per usare una schematizzazione). Emerge una tendenza a
considerare nesso inscindibile atlantismo/europeismo (anche questo
retaggio/ritorno della guerra fredda) che è necessario contrastare ponendo
un’idea alternativa dell’Europa. A questo punto sull’elezione del Presidente
della Repubblica si dovrebbe porre il vincolo dell’articolo 11 della
Costituzione (in passato pur più volte violato, ma la situazione di oggi appare
ancora più delicata) come discriminante prioritaria. Questione che mi pare
nessuno stia sollevando (anzi); 4).
L’estrema insignificanza della sinistra sul piano parlamentare assume a questo
punto un carattere di assoluta gravità. Si è cercato di rilevare due possibili
discriminanti sulle quali una possibile “Sinistra Costituzionale” dovrebbe
lavorare in parlamento e nel Paese: quella legata all’impianto di democrazia
parlamentare delineato dalla Carta Fondamentale e quella del ruolo dell’Italia
nel contesto internazionale. Il rischio vero è quello di un
semi-presidenzialismo di fatto allineato alle tendenze belliciste ben presenti
in questo momento nello schieramento atlantico:
5).
Il meccanismo in atto per l’elezione del Presidente della Repubblica sta
rappresentando una sorta di cartina di tornasole per questa grave carenza di
rappresentatività a sinistra. Nel quadro di una inedita complessità di
contraddizioni sociali in atto i punti fin qui rilevati possono rappresentare
gli elementi distintivi per una riaggregazione e l’avvio di una nuova proposta
che si misuri, innanzi tutto, con una prospettiva di recupero di presenza
istituzionale in un quadro di necessaria autonomia di offerta politica, fuori
dai cascami ideologici e ponendo al centro della propria iniziativa politica,
l'affermazione costituzionale. Mi
permetto allora di auspicare che chi dispone di un qualche mezzo informativo
e/o organizzativo possa aprire una riflessione ad ampio raggio rivolta in
questa direzione.