Lo faccio anch'io a nome
mio, sostenitore della tesi della responsabilità personale in Pace, perché non
ci siano più guerre, tanto più nucleari. Senza considerare che certe soluzioni
potrebbero avvenire per scelte pubbliche, per la spinta e la richiesta di
gruppi sociali, al momento non "evidenti". La necessità della tesi di
cui sopra deriva dalla constatazione comportamentale, sociologica dei gruppi
Stati. Ognuno privilegia la propria politica o in alleanza, diverse volte,
presunta tale, con altri Stati. Nei tempi nucleari in cui siamo e continuiamo a
far finta di non considerare per non compiere determinate scelte, è deleterio
per i cittadini, cioè noi. Se lo Stato è in conflitto con altri, utilizzando la
massima capacità di violenza esprimibile oggi, storicamente quella nucleare, ne
sortirebbe una distruzione delle cose e dei corpi di tutti noi, mai avvenuta in
passato. È la nostra violenza
risparmiata che noi abbiamo delegato allo Stato, che esso impiegherebbe nel
momento, a suo dire, necessario. La visione di Hiroshima e Nagasaki non sarebbe
sufficiente, con la foto dei contorni di diversi corpi sulla strada o sul
marciapiede, senza la loro presenza fisica perché "evaporata" nel calore
dell'esplosione, a farci riflettere? E qui veniamo al momento politico. Se il
cittadino riprende la propria violenza non più a disposizione dello Stato e se
ne sente responsabile, per cui non ucciderebbe all'esterno di esso, non lo si
può considerare in linea con la non uccisione all'interno dello stesso? Sarebbe
scandaloso? E non è altrettanto scandaloso che certi Capi di Stato nemmeno
pensino che la "loro" guerra nucleare coinvolge anche chi non sarebbe
in guerra? Tale è l'arroganza da padroni del mondo? E noi cittadini di ogni
Paese, non abbiamo nulla da dire in proposito? È
da questo senso di responsabilità della propria violenza che, insieme agli
altri, si potrebbe creare un nuovo modo di rapportarsi nella nostra
quotidianità sociale, economica, sanitaria, climatica. Le spese ingenti
indirizzate alle armi, alle missioni chiamate di Pace, ma che non sono di Pace,
ma solo per interessi vari, si potrebbero utilizzare per affrontare i tanti
problemi di cui sopra. Non sarebbe la realizzazione autentica della salvezza
dei cittadini stavolta aperti al mondo, non più guerreggiando, ma scambiandosi
le reciproche possibilità, superando il problema dei brevetti dei vaccini, del
fatto che se la tua economia poggia sul carbone, io altro Stato o Stati ti
aiutiamo a non averne più bisogno per la salvaguardia di tutti?È
immaginazione o speranza la mia? Speranza è probabile. Necessità di cambiare
tante situazioni, in questo bivio obbligato del nucleare e degli altri problemi
connessi, sarebbe necessario. Non voglio immaginare la faccia degli abitanti di
N.Y. per il rialzo del mare, previsto tra non moltissimi anni o dei miei
concittadini liguri o in altre parti d’Italia e altri Paesi. Sarebbero tempi
nuovi, e per la nostra sopravvivenza, dobbiamo risposta. L'intelligenza
l'avremmo. Assumersi la responsabilità per salvare i nostri cari e noi,
potremmo. Non c'è da premere nessun grilletto. Solo la voglia di vivere un
qualcosa che ci siamo trovati "dentro" e non sappiamo perché, e in un
mondo che sembra non abbia fine e con fenomeni straordinari di potenza che non
conosciamo completamente. Rinnovo
un omaggio e un pensiero allo psicanalista, sociologo, politico, letterato,
figlio della Terra, Franco Fornari autore del libro: Psicanalisi della guerra
atomica. Come sostiene Gandhi, devi essere il cambiamento che vuoi all'
esterno, nei fatti. Giuseppe
Bruzzone [Milano
2 gennaio 2022]