DILETTANTI ALLO SBARAGLIO
di
Vincenzo Rizzuto
Mentre
minacciosi venti di guerra soffiano dall’Ucraina al Baltico, attraversando
tutto il globo terraqueo, in Italia un’armata Brancaleone per giorni e giorni
ha bivaccato negli scranni del potere giocando a braccio di ferro la partita
per la nomina del nuovo Capo dello Stato. Destra e quel che resta della
Sinistra si sono così sfidate, in duelli rocamboleschi, a singolar tenzone,
sostenute di volta in volta da più o meno cespugliosi ‘eserciti di
Franceschiello’, che, alla guida dei vari capitani di ‘Rignano’, hanno dato
prova di grande capacità strategiche, posizionan-dosi nelle varie retrovie, da
cui hanno potuto schierarsi ora con l’una ora con l’altra parte per determinare
la vittoria finale. Così, per sei lunghi, estenuanti giorni, gli italiani hanno
potuto assistere di notte e di giorno, senza ‘soluzione di continuità’, a veri
e propri spettacoli teatrali, in cui realtà e finzione si sono mescolate
talmente bene che gli stessi attori hanno finito per confondersi, e per uscirne
hanno invocato l’aiuto dei salvatori della patria, con i quali hanno messo al
sicuro non solo le Istituzioni ma anche e soprattutto i loro stipendi per un
altro anno e più! Sì, se non avessero lasciato al loro posto l’inquilino del
Colle e di Palazzo Chigi, difficilmente i ‘grandi elettori’ in carica avrebbero
potuto riguadagnare lo scranno con nuove elezioni, specialmente gli oltre
trecento voltagabbana, che attualmente vagano senza identità in ogni direzione del
Transatlantico in circa trecento come gli ‘eroi’ di Sapri.
Nei
sei giorni, in cui i grandi elettori avevano perso letteralmente la testa e non
sapevano a che santo rivolgersi, sono stati proposti per il Colle, all’insegna
‘dell’alto profilo’, personaggi di ogni risma: dai grandi ‘cavalieri’ ai
servizi segreti, che sono stati però ‘bruciati’ nel giro di poche ore, dando
luogo a spettacoli assai stomachevoli, che hanno finito per far allontanare
ancora di più dalla politica gli elettori. Adesso che il can-can è finito e gli animi si
sono rasserenati, sarebbe il caso che, da Draghi a Mattarella rinnovato e
all’intero parlamento rinsavito, si pensasse ad affrontare i veri problemi del
Paese, che continua paurosamente ad accumulare debiti nella grande crisi
sanitaria, economica e sociale da cui siamo pressati.
Le
Istituzioni così, dal Colle a Palazzo Chigi, dovrebbero dirci subito fra
l’altro: perché un Putin, ‘dalla Russia con amore’, continua a dirci che il
rincaro della bolletta del gas non è dovuta a lui ma a speculatori nostrani,
invitandoci a far luce su questo; perché gli studenti sono scesi in piazza per
far luce sulla tragedia di Lorenzo, morto mentre faceva come studente tirocinio
in un cantiere, e perché medesimi studenti sono stati caricati in malo modo dalle
Forze dell’Ordine come se manifestassero nel Cile di Pinochet; dovrebbero dirci
ancora perché da Nord a Sud ormai da anni la medicina del territorio è quasi
inesistente e la popolazione è lasciata abbandonata a se stessa, sola, nella
disperazione più grande, senza alcuna assistenza, specie per quanto riguarda
gli anziani e le fasce più deboli economicamente; perché migliaia e migliaia di
emigranti dalle baraccopoli di San Ferdinando a quelle della pianura pugliese sono
lasciati a vivere come schiavi senza che Prefetti, Sindacati e Forze
dell’Ordine muovano davvero un solo dito; perché non si mette mano alla
precarietà del lavoro, precarietà che ogni giorno diventa sempre più
insopportabile a causa di una logica di profitto incontrollata; perché gli
ospedali sono rimasti senza medici e infermieri, e le scuole sono prive di
docenti e strutture sicure. E, infine, per non tramortire ulteriormente il buon
lettore, perché intere regioni del Sud si stanno svuotando di tutte le migliori
energie a causa di una vera e propria diaspora, che sta dissanguando tutte le
famiglie. Ecco, questi interrogativi dovrebbero porsi quanti hanno la
responsabilità della conduzione della macchina dello Stato, dopo essersi
ubriacati come beoni nella singolar tenzone di Palazzo Chigi e del Quirinale.