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domenica 20 marzo 2022

CONFRONTI

 
Caro Angelo, Caro Filippo,
 
mi ha molto colpito il vostro dialogo. Provare pena, dolore e vergogna sono ancora emozioni che trattengono qualcosa di umano e di prezioso sulla terra ma che fare davanti al cinismo barbaro, gelido e violento dei criminali che provano piacere solo nel distruggere e nell’uccidere istituendo come proprio nemico chiunque disturbi la loro vista sanguinaria e che sanno solo odiare avendo la spudoratezza di usare il Vangelo e la Bibbia o qualche altro testo sacro per giustificare i propri gesti abominevoli? La proposta di Angelo è il disarmo. Non si può non condividere anche se appartiene all’utilità pura. Il problema è che la violenza è comunque energia che può essere canalizzata meglio, diversamente ma occorre che sia canalizzata. Diversamente la pulsione in sé è, strutturalmente, pulsione di morte. Perché la pulsione violenta e distruttiva possa essere orientata in modo costruens occorre che si leghi al desiderio e non semplicemente alla volontà di potenza e di riuscita. Un po’ di violenza per affermare la propria identità di soggetti che vuole esserci è inevitabile ma nel novero di un equilibrio sempre instabile eppur possibile in quanto efficace ed utile per tutti. Chi però educa veramente al desiderio, chi ha in cura il battito desiderante del soggetto in un mondo dove ciò che conta è il gadget che illuda di coprire e tappare il buco dell’angoscia senza mai riuscirci? 
Meno armi e più istruzione, più arte, più salute. 
Per ora un carissimo abbraccio con tristezza e tanta speranza in cuore. 
 
Giuseppe O. Pozzi (psicanalista, Milano)



Caro Angelo, condivido la tua posizione e capisco l’accento di Ravizza sul dolore che, pur assolutamente condiviso, mi spinge all’avviso rispetto alla propaganda occidentale, tesa a strumentalizzare il sentimento umano di partecipazione dolorosa per le vittime, facendone ideologia e sentimentalismo col fine di spegnere ogni pensiero critico della complessità a 360°. Una propaganda che tende a frammentarci, renderci sordi e a ridurci a tifosi acritici. È importante, perciò, resistere e non farci dividere, con confronti fraterni come questo tra visioni parallele.

Adam Vaccaro (poeta e critico letterario)