Pagine

domenica 6 marzo 2022

DIFESA ARMATA IN ERA NUCLEARE
di Angelo Gaccione


Sarebbe un peccato lasciar cadere nell’indifferenza lo scritto di Michele Serra dal titolo Una proposta contro l’invasione pubblicato su “la Repubblica” qualche giorno fa. Le proposte dell’autore possono suonare paradossali ed eccentriche solo ad orecchi privi di immaginazione. L’articolo ci vuole invitare a riconsiderare la barbara realtà della guerra con altri occhi e a rinunciare al nostro abusato modo di pensare e, dunque, di agire. L’entrata dell’umanità in quella che chiamiamo “era nucleare” (vale a dire di possibile cancellazione del genere umano) avrebbe dovuto imporre a tutti noi un radicale cambiamento di pensiero e l’uso di categorie intellettuali completamente nuove per guardare alla realtà. Per fare un esempio molto banale il concetto di difesa armata, in epoca nucleare, non garantisce la sicurezza di nessuno ed è la via più certa verso la catastrofe. È la rinuncia alla difesa armata che può renderci più sicuri e non il contrario. Noi contemporanei dovremmo far nostro ed aggiornare il memento mori dei mistici medievali nella formula seguente: ricordati che vivi in epoca nucleare, e tenerla sempre presente nelle nostre scelte. Se lo facessimo gli ottimi suggerimenti di Michele Serra ci spingerebbero ad osare, ad avere coraggio, a battere strade che io considero tutt’altro che utopistiche.



All’incirca mezzo secolo fa fondai assieme allo scrittore Carlo Cassola la Lega per il disarmo unilaterale. C’era la guerra fredda e le opposte tifoserie non vollero sentir ragione: con la Nato o il Patto di Varsavia, e che il mondo andasse pure in malora. Ma anche oggi è ben strano che ci si possa sentire al sicuro seduti su 13 mila ordigni nucleari e con una spesa militare che ha superato i 1.981 miliardi di dollari. La nostra “provocazione” di allora, come questa di Serra ora, voleva che si considerasse un altro punto di vista. Se, per ipotesi, il nostro meraviglioso Paese avesse unilateralmente interrotto la catena del terrore disarmando, avrebbe potuto verificarsi un positivo effetto domino, e la storia delle relazioni internazionali prendere un’altra piega. Osai scrivere (e ribadirlo nei vari incontri che tenemmo in giro per l’Italia) che era tempo di sanare quella tragica e tremenda ferita rappresentata dal Muro di Berlino nel cuore dell’Europa abbattendo il Muro e ricongiungendo le due Germanie. Piovvero insulti da ogni parte e mi diedero del pazzo. Decenni più tardi quella “utopistica provocazione” si è avverata, segno che non ero del tutto pazzo.



Confortato dai suggerimenti di Serra, e dalle sue proposte ardite, arrivo a dire che se fossi stato membro del governo ucraino mi sarei battuto per sciogliere l’esercito e non avrei fatto aderire il mio Paese ad alcuna alleanza di tipo militare. E se qualcuno avesse voluto invadere la mia patria mi sarei recato in televisione e lo avrei sfidato davanti al mondo intero: Venite pure, avrei detto, non troverete carri armati né soldati; né contraerea né missili. Troverete solo gente inerme e disarmata: troverete anziani, donne, bambini, operai, contadini, impiegati, studenti, professori che non opporranno resistenza. Potete occuparci ma avrete vita difficile: non collaboreremo con gli occupanti in nulla, praticheremo una disubbidienza civile attiva e il mondo vi disprezzerà. Avrei protetto in tal modo la vita e i beni dei miei compatrioti, le nostre bellissime città, il nostro apparato industriale. Avrei evitato distruzioni, profughi, disperazioni, odii, e forse l’invasore si sarebbe fermato. Avrei usato “l’alternativa alla logica delle armi” di cui ha parlato Serra, e prima di lui Tolstoj, Gandhi, Russell, Einstein, Cassola, e papa Francesco.