Fino
a che ci saranno delle persone che viaggiano accompagnati da una valigetta con
i comandi della distruzione di intere popolazioni al solo premere un bottone,
le guerre come quella dell’Ucraina saranno un’eventualità sempre presente nella
vita dell’umanità. Eppure dal 22 gennaio 2021 è entrato in vigore il trattato
ONU per il bando delle armi nucleari che prevede un percorso giuridico
razionale e fattibile per l’eliminazione di queste armi dalla faccia della
terra. Se attuato, esso ridurrebbe drasticamente gli arsenali nel mondo e le
colossali spese annuali per esse; imporrebbe la fine delle strategie di
suicidio dell’umanità perseguite per la semplice volontà di affermare la
propria “ragione”, imporrebbe un ruolo più forte degli organismi
sovranazionali, per primo l’ONU, che oggi è ridotto a organismo assistenziale
per gli “Stati falliti”. Il trattato sul bando delle armi nucleari è nato da un’iniziativa
dal basso di 40 movimenti nel mondo. L’iniziativa è giunta ad avere l’approvazione
di 120 Stati, è stata formulata con precisione come trattato, che poi è stato
approvato come legge internazionale dall’Assemblea dell’ONU, con l’inevitabile
resistenza degli Stati nucleari, che vogliono mantenere la loro potenza
mortifera. Questo evento è un segnale politico molto positivo e promettente: una
giusta causa popolare può arrivare, per
forza propria, a dettare legge nel mondo. In effetti, questa iniziativa è
riuscita anche perché ha riconosciuto che la sola razionalità giuridica
occidentale degli Stati non arrivava neanche a frenare la corsa alle armi
nucleari (che ora possono portare al suicidio dell’umanità); perciò ha unito la
razionalità giuridica del disarmo nucleare con una precisa volontà etica: l’abolizione, il tabù, il ripudio; e non
tanto per i tempi di una legislatura, ma per
sempre nei secoli a venire dell’umanità. Questo atto politico è stato
favorito dalla presa di posizione di papa Francesco che ha portato a compimento
l’unica condanna emessa dai 2.300 vescovi cattolici riuniti in Concilio: non una
condanna dogmatica, ma quella etico-politica delle armi di distruzioni di
massa. Ma questa condanna era solo per l’uso di queste armi sul campo. Dal 2017
Papa Francesco l’ha estesa anche al possesso e all’uso diplomatico di
deterrenza degli altri Paesi. Perciò oggi, almeno per il papa, se non anche per
la Chiesa cattolica (e, si noti, anche per i cappellani militari italiani!) le
armi nucleari sono immorali, mettono in stato di peccato e di riprovazione
etica chi le produce, le conserva, le perfeziona, ne minaccia l’uso. Quindi
egli ha stretto il nodo tra giurisprudenza ed etica a livello della più grande
e importante religione nel mondo. Giurisprudenza ed etica mondiale si sono
unite per arrivare a questo atto cruciale per la storia del mondo.
Oggi
l’urgenza di questo atto è drammatica. La scusa della difesa nucleare aveva
permesso la deterrenza nucleare. Ma stare sull’orlo del baratro in permanenza
richiede nervi saldi e testa lucida; cioè può reggere se gli avversari sono
esseri perfettamente razionali. Invece nel genn. 2021 abbiamo visto che Trump,
per non uscire dalla Casa Bianca, stava per ordinare un attacco nucleare (il
gen. Malley e la Pelosi avevano chiesto ai subordinati di non obbedirgli!); Putin
minaccia una guerra nucleare per una questione territoriale in Europa; India e
Pakistan, ambedue armati nuclearmente, si scontrano tra loro per non andare a
trattative sul Cascemir; Kim si fa gloria della sua dittatura per essersi dato
armi nucleari; Israele le nasconde per usarle al di fuori di ogni regola;
l’Iran forse le sta costruendo per contrattaccare Israele… Non c’è più una razionalità
condivisa tra i vari capi di Stato con la valigetta nucleare. Non c’è nessun
progresso scientifico che possa metterli d’accordo, anzi il progresso
tecnologico rende sempre più imprevedibili e complicate le tate possibilità di
inizio (anche per errore) di una guerra nucleare. Papa Francesco, essendo
contemporaneamente il capo di uno Stato (Città del Vaticano) e il “piccolo
padre (= papa) ” di un settimo dell’umanità (= un miliardo di cattolici) ha
aperto la strada per l’impegno non solo degli Stati, ma delle popolazioni. Oggi
il problema è di trasmettere queste decisioni nella coscienza dell’umanità,
fino all’ultima persona; solo così si potrà vincere facendo attuare il trattato
di bando di quelle armi. Di fatto oggi un cittadino ha l’obbligo di disobbedire
a una legge nazionale che ammette e protegge quelle armi nucleari che sono
diventate un’illegalità a livello internazionale. Inoltre egli è fortemente
sollecitato dalle frasi del papa sull’obbligo morale di condannarle anche
eticamente; mentre il cittadino cattolico è obbligato moralmente a combatterle,
negando loro ogni sostegno, specie quello economico. Oggi la coscienza di ogni persona spinge a obiettare alle armi nucleari! Perciò occorre
affermare il proprio rifiuto e farne una bandiera nei rapporti sociali; ciò
significa diffondere quella fattiva volontà di pace che tutti vorrebbero, ma
che le tante istituzioni sociali soffocano all’interno di una burocrazia
politica che crea una grande distanza tra chi comanda (in definitiva dal
vertice del sistema delle armi nucleari nel mondo) e chi deve subire per la sua
mancanza di strumenti politici. Occorre coniare un preciso e razionale atto
giuridico-etico, che così ripeterebbe a livello personale l’atto stabilito dal
trattato ONU del bando delle armi nucleari. Lo stesso papa Francesco ha dato un
suggerimento all’Angelus del 27/2/2022: si è richiamato alla costituzione
italiana che all’articolo 11 recita la frase etico-giuridica più importante di
tutte le Costituzioni nel mondo: “L’Italia ripudia la guerra…” e l’ha applicata
alla guerra dell’Ucraina. Qui si propone di precisarla alle armi nucleari e
proporla a ogni persona nel mondo:“Io ripudio le armi nucleari!”
Si tratta quindi di
lanciare questa parola d’ordine che mobiliti le energie popolari per
creativamente passare alle (manifest)azioni popolari che disarmino gli
strateghi del suicidio collettivo. Ma oggi la guerra in Ucraina mostra che un
viaggiatore con la valigetta nucleare non può prendere decisioni senza il
consenso della sua popolazione, altrimenti egli crea un boomerang su sé stesso.
Già quasi tutti gli Stati del Sud del mondo si sono dichiarati denuclearizzati
(Sudamerica, Africa, Australia, ecc.). Si tratta di allargare l’area di questi Paesi
a quelli del Nord del mondo per riempire tutto il mondo della volontà di pace,
almeno la pace dal nucleare. In questa estensione da fare Stato dopo Stato,
anche i piccoli Stati contano; da San Marino al Vaticano. Anzi, sarebbe un
grande avanzamento collettivo se questo Stato denunciasse il suo trattato con
l’Italia per la sua difesa, per quella parte che riguarda la difesa anche con
le armi nucleari (che l’Italia ospita a Ghedi e Aviano e del cui uso possiede
con gli USA la “doppia chiave”). Ogni guerra, come ogni malattia, ha delle
cause. Quella in Ucraina ha come prima causa un sistema di potere basato sulle
armi nucleari che ha declassato l’autorità politica dell’ONU sull’evitare le
guerre, per cui dopo la fine della guerra fredda la NATO ha voluto continuare
ad esistere e anzi da patto difensivo si è trasformato in patto offensivo (chi
gli ha dato il diritto di farlo?), con guida USA che si danno il diritto di
usare armi nucleari per primi contro chiunque. La contesa Ucraina-Russia
(2014-2022) a causa della estensione della NATO troppo sotto i confini della
Russia non ha avuto nessuna mediazione e Putin ha dimostrato che anche chi ha
la valigetta nucleare può prendere decisioni una decisione folle, senza pietà
per una popolazione. In questa disastrosa situazione mondiale per prima cosa
recuperiamo l’ONU, dandogli consenso, autorità e potere (anche economico).
Allora leghiamo il ripudio al male nel mondo con un atto positivo: obiettiamo
alle spese per le armi nucleari versando una somma indicativa all’ONU, al fine
di attuare il trattato sul bando delle armi nucleari. Così che l’ONU per la
prima volta riceva il consenso alla sua politica in forma di sostegno economico
che ha un preciso carattere politico. E che suoni a vergogna degli Stati
nucleari che spendono in armi in generale mille volte di più di quanto
destinano all’ONU (e un centinaio di volte di più per armi nucleari.) Tecnicamente,
occorre tener conto degli opprimenti sistemi fiscali statali, che prevaricano
sul contribuente “evasore” (così è configurato l’obiettore fiscale) bloccandogli
l’automobile con cui lui lavora, o togliendogli il passaporto, ecc. Allora oggi
siamo costretti a pagare tutte le tasse. Ma il cittadino può dichiarare la sua
volontà di pace al di sopra di ogni potenza nucleare nel mondo nucleare donando
una somma all’ONU, Commissione per il Disarmo; e poi promuovere con tutti gli
obiettori una class action verso lo Stato cui ha pagato le tasse anche
per la quota nucleare; quest’azione giuridica farà il suo corso senza
conseguenze per la privacy dell’obiettore. Le spese per la class
action possono essere coperte con una piccola quota di ogni donazione, che
può essere raccolta a livello nazionale da un organismo centrale e poi inviata
con la massima pubblicità all’ONU.