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sabato 12 marzo 2022

IO RIPUDIO LE ARMI NUCLEARI  
di Antonino Drago

 
Fino a che ci saranno delle persone che viaggiano accompagnati da una valigetta con i comandi della distruzione di intere popolazioni al solo premere un bottone, le guerre come quella dell’Ucraina saranno un’eventualità sempre presente nella vita dell’umanità. Eppure dal 22 gennaio 2021 è entrato in vigore il trattato ONU per il bando delle armi nucleari che prevede un percorso giuridico razionale e fattibile per l’eliminazione di queste armi dalla faccia della terra. Se attuato, esso ridurrebbe drasticamente gli arsenali nel mondo e le colossali spese annuali per esse; imporrebbe la fine delle strategie di suicidio dell’umanità perseguite per la semplice volontà di affermare la propria “ragione”, imporrebbe un ruolo più forte degli organismi sovranazionali, per primo l’ONU, che oggi è ridotto a organismo assistenziale per gli “Stati falliti”. Il trattato sul bando delle armi nucleari è nato da un’iniziativa dal basso di 40 movimenti nel mondo. L’iniziativa è giunta ad avere l’approvazione di 120 Stati, è stata formulata con precisione come trattato, che poi è stato approvato come legge internazionale dall’Assemblea dell’ONU, con l’inevitabile resistenza degli Stati nucleari, che vogliono mantenere la loro potenza mortifera. Questo evento è un segnale politico molto positivo e promettente: una giusta causa popolare può arrivare, per forza propria, a dettare legge nel mondo. In effetti, questa iniziativa è riuscita anche perché ha riconosciuto che la sola razionalità giuridica occidentale degli Stati non arrivava neanche a frenare la corsa alle armi nucleari (che ora possono portare al suicidio dell’umanità); perciò ha unito la razionalità giuridica del disarmo nucleare con una precisa volontà etica: l’abolizione, il tabù, il ripudio; e non tanto per i tempi di una legislatura, ma per sempre nei secoli a venire dell’umanità. Questo atto politico è stato favorito dalla presa di posizione di papa Francesco che ha portato a compimento l’unica condanna emessa dai 2.300 vescovi cattolici riuniti in Concilio: non una condanna dogmatica, ma quella etico-politica delle armi di distruzioni di massa. Ma questa condanna era solo per l’uso di queste armi sul campo. Dal 2017 Papa Francesco l’ha estesa anche al possesso e all’uso diplomatico di deterrenza degli altri Paesi. Perciò oggi, almeno per il papa, se non anche per la Chiesa cattolica (e, si noti, anche per i cappellani militari italiani!) le armi nucleari sono immorali, mettono in stato di peccato e di riprovazione etica chi le produce, le conserva, le perfeziona, ne minaccia l’uso. Quindi egli ha stretto il nodo tra giurisprudenza ed etica a livello della più grande e importante religione nel mondo. Giurisprudenza ed etica mondiale si sono unite per arrivare a questo atto cruciale per la storia del mondo.



Oggi l’urgenza di questo atto è drammatica. La scusa della difesa nucleare aveva permesso la deterrenza nucleare. Ma stare sull’orlo del baratro in permanenza richiede nervi saldi e testa lucida; cioè può reggere se gli avversari sono esseri perfettamente razionali. Invece nel genn. 2021 abbiamo visto che Trump, per non uscire dalla Casa Bianca, stava per ordinare un attacco nucleare (il gen. Malley e la Pelosi avevano chiesto ai subordinati di non obbedirgli!); Putin minaccia una guerra nucleare per una questione territoriale in Europa; India e Pakistan, ambedue armati nuclearmente, si scontrano tra loro per non andare a trattative sul Cascemir; Kim si fa gloria della sua dittatura per essersi dato armi nucleari; Israele le nasconde per usarle al di fuori di ogni regola; l’Iran forse le sta costruendo per contrattaccare Israele… Non c’è più una razionalità condivisa tra i vari capi di Stato con la valigetta nucleare. Non c’è nessun progresso scientifico che possa metterli d’accordo, anzi il progresso tecnologico rende sempre più imprevedibili e complicate le tate possibilità di inizio (anche per errore) di una guerra nucleare. Papa Francesco, essendo contemporaneamente il capo di uno Stato (Città del Vaticano) e il “piccolo padre (= papa) ” di un settimo dell’umanità (= un miliardo di cattolici) ha aperto la strada per l’impegno non solo degli Stati, ma delle popolazioni. Oggi il problema è di trasmettere queste decisioni nella coscienza dell’umanità, fino all’ultima persona; solo così si potrà vincere facendo attuare il trattato di bando di quelle armi. Di fatto oggi un cittadino ha l’obbligo di disobbedire a una legge nazionale che ammette e protegge quelle armi nucleari che sono diventate un’illegalità a livello internazionale. Inoltre egli è fortemente sollecitato dalle frasi del papa sull’obbligo morale di condannarle anche eticamente; mentre il cittadino cattolico è obbligato moralmente a combatterle, negando loro ogni sostegno, specie quello economico.
Oggi la coscienza di ogni persona spinge a obiettare alle armi nucleari!
Perciò occorre affermare il proprio rifiuto e farne una bandiera nei rapporti sociali; ciò significa diffondere quella fattiva volontà di pace che tutti vorrebbero, ma che le tante istituzioni sociali soffocano all’interno di una burocrazia politica che crea una grande distanza tra chi comanda (in definitiva dal vertice del sistema delle armi nucleari nel mondo) e chi deve subire per la sua mancanza di strumenti politici. Occorre coniare un preciso e razionale atto giuridico-etico, che così ripeterebbe a livello personale l’atto stabilito dal trattato ONU del bando delle armi nucleari. Lo stesso papa Francesco ha dato un suggerimento all’Angelus del 27/2/2022: si è richiamato alla costituzione italiana che all’articolo 11 recita la frase etico-giuridica più importante di tutte le Costituzioni nel mondo: “L’Italia ripudia la guerra…” e l’ha applicata alla guerra dell’Ucraina. Qui si propone di precisarla alle armi nucleari e proporla a ogni persona nel mondo: “Io ripudio le armi nucleari!”



Si tratta quindi di lanciare questa parola d’ordine che mobiliti le energie popolari per creativamente passare alle (manifest)azioni popolari che disarmino gli strateghi del suicidio collettivo. Ma oggi la guerra in Ucraina mostra che un viaggiatore con la valigetta nucleare non può prendere decisioni senza il consenso della sua popolazione, altrimenti egli crea un boomerang su sé stesso. Già quasi tutti gli Stati del Sud del mondo si sono dichiarati denuclearizzati (Sudamerica, Africa, Australia, ecc.). Si tratta di allargare l’area di questi Paesi a quelli del Nord del mondo per riempire tutto il mondo della volontà di pace, almeno la pace dal nucleare. In questa estensione da fare Stato dopo Stato, anche i piccoli Stati contano; da San Marino al Vaticano. Anzi, sarebbe un grande avanzamento collettivo se questo Stato denunciasse il suo trattato con l’Italia per la sua difesa, per quella parte che riguarda la difesa anche con le armi nucleari (che l’Italia ospita a Ghedi e Aviano e del cui uso possiede con gli USA la “doppia chiave”). Ogni guerra, come ogni malattia, ha delle cause. Quella in Ucraina ha come prima causa un sistema di potere basato sulle armi nucleari che ha declassato l’autorità politica dell’ONU sull’evitare le guerre, per cui dopo la fine della guerra fredda la NATO ha voluto continuare ad esistere e anzi da patto difensivo si è trasformato in patto offensivo (chi gli ha dato il diritto di farlo?), con guida USA che si danno il diritto di usare armi nucleari per primi contro chiunque. La contesa Ucraina-Russia (2014-2022) a causa della estensione della NATO troppo sotto i confini della Russia non ha avuto nessuna mediazione e Putin ha dimostrato che anche chi ha la valigetta nucleare può prendere decisioni una decisione folle, senza pietà per una popolazione. In questa disastrosa situazione mondiale per prima cosa recuperiamo l’ONU, dandogli consenso, autorità e potere (anche economico). Allora leghiamo il ripudio al male nel mondo con un atto positivo: obiettiamo alle spese per le armi nucleari versando una somma indicativa all’ONU, al fine di attuare il trattato sul bando delle armi nucleari. Così che l’ONU per la prima volta riceva il consenso alla sua politica in forma di sostegno economico che ha un preciso carattere politico. E che suoni a vergogna degli Stati nucleari che spendono in armi in generale mille volte di più di quanto destinano all’ONU (e un centinaio di volte di più per armi nucleari.)
Tecnicamente, occorre tener conto degli opprimenti sistemi fiscali statali, che prevaricano sul contribuente “evasore” (così è configurato l’obiettore fiscale) bloccandogli l’automobile con cui lui lavora, o togliendogli il passaporto, ecc. Allora oggi siamo costretti a pagare tutte le tasse. Ma il cittadino può dichiarare la sua volontà di pace al di sopra di ogni potenza nucleare nel mondo nucleare donando una somma all’ONU, Commissione per il Disarmo; e poi promuovere con tutti gli obiettori una class action verso lo Stato cui ha pagato le tasse anche per la quota nucleare; quest’azione giuridica farà il suo corso senza conseguenze per la privacy dell’obiettore. Le spese per la class action possono essere coperte con una piccola quota di ogni donazione, che può essere raccolta a livello nazionale da un organismo centrale e poi inviata con la massima pubblicità all’ONU.