Per
prima cosa inviterei a riflettere su un libro: Psicanalisi della guerra
atomica di Franco Fornari. C'è la necessità di ribadire che un conflitto
tra Stati con le armi oggi esistenti, potrebbe decretare la fine della vita di
tutti i contendenti, delle opinioni di questi e delle cose stesse? Senza
contare il coinvolgimento anche degli altri Stati non in guerra. Non sarebbe un
sufficiente motivo per rinunciare a tutte le guerre? Considerato che gli Stati
hanno dei rappresentanti che potrebbero confrontarsi direttamente invece di far
parlare le armi. Non siamo alla cecità assoluta dal momento che in una guerra
nucleare saremmo tutti coinvolti? Lo siamo già come abitanti della Madre Terra con
i problemi comuni che ci riguardano: clima, problemi sociali e sanitari. O
forse dovremmo reagire come il generale svizzero della "Difesa" convinto
che non sarebbe male che i suoi concittadini preparassero una scorta di cibo e
acqua per 5 giorni visto gli accadimenti del momento? Non converrebbe che ci dessimo
tutti da fare per impedire qualsiasi possibilità di guerra? Gli svizzeri non
sono uomini e donne come gli altri, e un inverno nucleare non nuocerebbe anche
a loro? In
questa situazione fra Russia e Ucraina, mi colpisce questo diffuso grido
continuo di guerra, di aiuti militari dei vari Paesi compreso il nostro, gettando
benzina sul fuoco indifferenti alla sofferenza della popolazione. Ricordo
che siamo in epoca nucleare e che noi uomini e donne di questo tempo dovremmo
cambiare atteggiamento, togliendo al proprio Stato la possibilità di fare
guerre; spingere a "convertire" le industrie di armi, se vogliamo che
i nostri figli e nipoti abbiano un futuro. Abbiamo la possibilità di aderire al
trattato di Proibizione delle armi nucleari, facciamolo, ampliando il movimento
per la Pace che sta via via crescendo. Deve affermarsi questa volontà di Pace,
deve concretizzarsi, far capire la necessità dei tempi. Siamo nel XXI secolo,
di un’epoca nucleare, capiamolo in fretta e proteggiamo la vita dell’unico
Pianeta che possediamo. Apparteniamo ad un’unica famiglia, quella umana, le
divisioni e le casacche non hanno più ragione di essere Giuseppe
Bruzzone (obiettore di coscienza)