Cresce la mobilitazione contro la guerra e i
guerrafondai, “Odissea” non è sola nel suo impegno disarmista. MARCIA PER LA PACE E CONTRO LE ARMI NEL PORTO
2 aprile 2022 ore 15.00
Piazza San Lorenzo Promuove Pax
Christi Italia con un largo fronte di associazioni ecclesiali e laiche (in
calce), in collaborazione con l’Arcidiocesi di Genova e la Diocesi di
Savona-Noli.
PROGRAMMA
Intervento dei Vescovi di Genova e Savona monss. Marco Tasca e Calogero Marino
Consegna e firma della bandiera della Pace
Testimonianza del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali
Interventi di Pax Christi, Weapon Watch, Economia Disarmata
Corteo fino al Porto Antico con le bandiere della pace
Consegna delle richieste all’Autorità Portuale: trasparenza sui carichi e
divieto di transito alle “navi della morte”.
L’APPELLO
Appello a tutte le persone che vogliono davvero la pace.
Troviamoci in Piazza San Lorenzo a Genova sabato 2 aprile alle 15.00. Getteremo
“fari di pace” sul traffico di armi in cui siamo coinvolti, che nutre e prepara
le guerre attorno a noi, sempre più vicine. Consegneremo richieste forti
all’Autorità Portuale di Genova. C’è qualcosa di concreto che possiamo fare per
fermare le prossime guerre, senza arrivare sempre “dopo”, quando è facile dirsi
tutti “pacifisti” e sembra che la solidarietà sia l’unica risposta che possiamo
offrire. Partiremo da Genova chiedendo a tutte le città portuali del nostro
Paese di replicare la mobilitazione accendendo “fari di pace”. Basta armi che
transitano dai nostri porti. Nessuna guerra non può alimentarsi della nostra
complicità o indifferenza.
COME ARRIVIAMO QUI
Tre anni fa i camalli del CALP e della Compagnia Unica bloccavano armamenti
destinati all’Arabia Saudita ma presentati come “attrezzature civili”, diventando
così essi stessi “fari di pace” che rompono le tenebre di commerci illegali di
cui non vogliono essere complici.
Un anno fa i portuali di Ravenna e di Livorno hanno dichiarato sciopero contro
i container di esplosivi destinati a Israele, mentre Gaza veniva bombardata.
Pochi giorni fa i lavoratori dell’aeroporto di Pisa si sono rifiutati di
lavorare al carico di “aiuti umanitari” destinati all’Ucraina sotto cui si
celavano armi e munizioni.
Ucraina, Libia, Siria, Afghanistan, Israele... non vi è stato grave conflitto
armato recente in cui non vi sia stato il coinvolgimento o il sostegno del
governo italiano o di aziende operanti in Italia. E così nelle repressioni
delle proteste popolari da parte di regimi autoritari in Egitto, in Kazakistan,
in Myanmar, e perfino nella continua mattanza di civili in Messico.
Da decenni, in nessun conflitto armato vi è stato un vincitore, vi sono stati
invece innumerevoli vittime e conseguenti ininterrotti flussi di migranti
disperati, a cui l’Italia e l’Europa hanno risposto con la chiusura delle
frontiere.
DAVVERO LA GUERRA INIZIA QUI?
Armi da montare. Carri armati. Sistemi di puntamento. Proiettili. Sono solo
alcuni dei carichi che transitano abitualmente dal porto di Genova - destinati
a paesi in conflitto, a maciullare uomini, donne e bambini - e che negli anni i
portuali attivi nel CALP hanno visto con i loro occhi. Molto di più è quello
che non viene dichiarato, in violazione delle leggi, che non viene più
caricato/scaricato per evitare scioperi e proteste, ma transita ugualmente.
Il fiorente mercato della guerra inizia e passa anche qui da Genova, dove oggi
siamo tutti in apprensione e disponibili ad accogliere i profughi ucraini,
sentendoci emotivamente scossi da una guerra sul suolo europeo. Ma è l’ennesima
ondata di profughi da tutto il mondo che in questi anni ci hanno chiamati in
causa.
La guerra la prepariamo sempre noi: le nostre aziende che fanno ricerca e
sviluppo di sistemi militari, le nostre banche che consentono le transazioni e
il commercio di armi, una mancata nostra transizione ecologica che ci renda
indipendenti da fonti energetiche estere e relativi regimi. Chiediamo con forza
che l’Autorità Portuale di Genova nel rispetto della legge 185/90 chieda la
rivelazione del carico alle navi che transitano da Genova, e rifiuti l’ingresso
in porto alle navi della morte. Le guerre in tutto il mondo non siano portate
avanti grazie a noi, al nostro sistema produttivo-logistico, o anche solo al
nostro silenzio indifferente o ignorante.
MA TUTTO QUESTO È LEGALE?
Vignetta di Claudio Fantozzi
In questi anni tante forze civili non hanno cessato di portare in piazza e in
politica lo slogan «Porti aperti ai migranti e chiusi ai traffici di armi». Di
chiedere realmente un’altra umanità possibile. Tuttavia la politica – tanto in
Italia quanto nei paesi dell’alleanza atlantica in cui l’Italia si trova
inserita – non ha saputo né voluto dare risposta e la corsa agli armamenti è
continuata. Ora la guerra si sta avvicinando sempre più, e cala la paura anche
su chi si credeva al sicuro.
La legge “185/90”, che regola l’export militare, esiste da 30 anni: prevede che
le aziende produttrici di armamenti chiedano al governo le autorizzazioni ad
esportare e vieta di fornire armi a Paesi in conflitto armato o che violano i
diritti umani, in contrasto con l’articolo 11 della Costituzione in cui si
afferma che l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà
degli altri popoli. Questa legge continua ad essere disattesa. Nel 2020
l’Italia è salita al 7° posto tra i paesi esportatori di armi. Destinatari
delle armi italiane sono soprattutto i paesi del Nordafrica e del Golfo
persico, monarchie assolute e regimi illiberali che non garantiscono libertà di
opinione e diritti umani.
In nome della libertà di mercato, l’industria delle armi non vuole limitazioni
o controlli, tanto meno che siano divulgate informazione sui suoi affari. Nel
nostro porto transitano navi a cui non viene chiesto cosa trasportino, e si
viene a sapere solo grazie a coraggiosi lavoratori che sono spesso cariche di
armi dirette a paesi in guerra. A maggio 2019, grazie alla mobilitazione della
rete Genova Aperta alla Pace, a Genova il Consiglio comunale e il Consiglio
regionale hanno approvato all’unanimità la “mozione di Assisi” per chiedere al
Parlamento e al Governo di vietare vendita e transito di armi destinate al
conflitto in Yemen. Un impegno comune è possibile, è necessario.
E se vogliamo la pace, è ora di dire basta. La legge va rispettata. La guerra
va fermata dove nasce, dove diventa business: nei luoghi della produzione e
della distribuzione di armi.
PROMUOVONO: Pax Christi Italia
C.A.L.P.
Tavolo Giustizia e Solidarietà coordinato da Caritas Genova
Ora in silenzio contro la guerra
The Weapon Watch
AGESCI Liguria
ARCI Genova
ACLI Liguria
CVX - Genova
Centro Banchi
La Piuma Onlus
Comunità San Benedetto al porto
Libera Liguria
Genova Aperta alla Pace
ANPI Genova
Federazione Italiana Associazioni Partigiani Emergency Genova
Economia disarmata
Redazione Contropiano
Le veglie contro le morti in mare Associazione Papa Giovanni XXIII
Genova Che osa
Società missioni africane
Soci e socie di Banca Etica (Genova e La Spezia) Centro Italiano Femminile
Circolo Nuova Ecologia Genova
Unione democratica arabo palestinese
Music for Peace
Legambiente