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giovedì 21 aprile 2022

LA GUERRA È SEMPRE CRIMINE E BARBARIE


Max Hamlet S.
"Uccelli sterminatori"

Caro Angelo,
speriamo che la PACE entri nei cuori durissimi contrapposti, ma certamente Putin è il regista degli attacchi missilistici sui civili, scuole, asili, ospedali. Un massacro di quel genere non è facile digerirlo. Per arrivare ad una Pace condivisa, occorre anche che non si invada un territorio sovrano di uno stato democraticamente eletto. Ma certamente Biden ha fatto un errore tattico invitando l’Ucraina ad entrare nella Nato. Non è come dire entro l’Europa per la quale l’Ucraina lo è affettivamente. L’Asia inizia subito dopo i confini dell’Ucraina con la Russia e quindi vi è anche un territorio occidentale terminante da una parte ed uno iniziante asiatico dall’altra, in pratica: épaule à épaule, a cotè l’un a l’autre. Tra l’altro gli Ucraini e i russi parlano quasi la stessa lingua e sono in pratica se non fratelli cugini d’origine. Tu potrai dirmi che un tempo la Crimea era Russa, potrei risponderti che pure la Germania fu divisa dopo la guerra in protettorato di sinistra ad est, mentre l’altra parte, protettorato occidentale. L’unione delle due Germanie è avvenuta nel 1989 con il crollo del muro di Berlino a pezzi.
Inoltre storicamente parlando, se si torna indietro nel tempo, allora l’Italia dovrebbe rifarsi storicamente ad un Impero romano di estensione enorme, e ravvicinandosi all’odioso tempo mussoliniano alle colonie perdute tutte, per fortuna! La stessa cosa per la Francia, la stessa cosa in gran parte per l’Inghilterra. Nel contempo non abbiamo esportato democrazia, così difficile anche sul suolo italiano. Si è arrivati faticosamente alla Repubblica con perdite umane notevoli, tra loro mio padre Ettore Minotti mitragliato  dalla Sicherheits  nazifascista  nell’ oltre-Po pavese il  6 aprile 1945, con la proibizione di dare  soccorso, ma a tarda sera mani amiche lo trasporteranno all’Ospedale di Castelsangiovanni, dove accudito da una suora, raccoglierà le  sue invocazioni estreme con i nomi delle sue piccole figlie sino all’ultimo respiro, impossibilitato ad ogni cura per l’estrema gravità delle sue ferite il mattino del 7 aprile del 1945 rimetterà la sua anima a Dio. La sua missione pericolosa per conto del CLN (portare una carta topografica con segnate le fabbriche di Milano che non dovevano essere bombardate indiscriminatamente dagli alleati in quanto avvicinandosi il giorno della liberazione servivano per iniziare a lavorare) sarà portata a termine da altri, che sapevano dove poterla trovare (mentre i nazifascisti non la trovarono) e la portarono alla formazione partigiana in collegamento con gli alleati. Io e le mie sorelle orfane di padre e mia madre disperata vedova con 4 bambine piccole, volle andare, malgrado cercassero di trattenerla, sulla tomba improvvisata nell’oltre Po pavese, passando sul ponte di barche del Po, a piangere tutte le sue lacrime. Tutto un progetto di vita in pace sconquassato. Al ritorno stava malissimo con febbre: una pleurite che diverrà TBC, tutte divise, morirà nel luglio del 1947. Quattro orfane divise che non conosceranno mai la bellezza della famiglia d’origine. Conforterà il nome posto sulla Porta Romana e alla Loggia dei Mercanti, il riconoscimento del 1972 dal Sindaco Aniasi medaglia d’oro alla memoria al Martire della Resistenza.
Ma al campo della Gloria di Milano al Cimitero di Musocco potrò solo mettere un fiore, pregare alla sua memoria. O la lapide riposta dall’Anpi di San Damiano al Colle nel luogo dove fu mitragliato, perché la guerra è un viaggio quasi sempre senza ritorno, e solo il rimpianto mi farà scrivere questa poesia.


Targa al partigiano Ettore Minotti

 
VOGLIO ESSERTI FIGLIA ANCORA
 
 
Padre, torniamo al tempo che fu nostro,
la mia piccola mano fidente alla tua.
 
Osserviamo il tramonto scendere
adagio sul biondo maturo del grano,
dove ai miei occhi sgranati,
occhieggiano fiordalisi e papaveri
di quest’ Oltre- Po che incanta.
 
Restiamo un poco lì, assaporiamo
l’ora che sposta il suo travaglio
di luce sull’ombra, e il crepuscolo
che adombra i pampini delle vigne
distese sul dorso del monte.
 
Non avere premura, lascia che il passo
si arresti, e guarda attraverso i miei occhi
l’emozione della sera,
quell’apparire di luci lontane
che rinfranca illusioni spezzate.
 
Voglio esserti figlia ancora
voglio conoscere, amare il tempo immaginato,
sulla manciata di ricordi.
 
Non ci rimane che la notte, l’ora, l’oltre.
Ciò che passa e non tratteniamo,
ti porta dove la Sicherheits attende
al Ponte Merlino di S. Damiano al Colle.
 
E la terra rimossa conosce, padre,
il rosso più rosso dei papaveri,
il dolore del gigante piegato,
la tua invocazione estrema.
 
Ed io su quelle orme, con malinconia
ritrovo una lapide in tua memoria.
 
Wilma Minotti Cerini