Caro Angelo, speriamo che la PACE entri nei cuori durissimi
contrapposti, ma certamente Putin è il regista degli attacchi missilistici sui
civili, scuole, asili, ospedali. Un massacro di quel genere non è
facile digerirlo. Per arrivare ad una Pace condivisa, occorre anche che non si
invada un territorio sovrano di uno stato democraticamente eletto. Ma certamente
Biden ha fatto un errore tattico invitando l’Ucraina ad entrare nella Nato. Non
è come dire entro l’Europa per la quale l’Ucraina lo è affettivamente. L’Asia
inizia subito dopo i confini dell’Ucraina con la Russia e quindi vi è anche
un territorio occidentale terminante da una parte ed uno iniziante asiatico
dall’altra, in pratica: épaule à épaule, a cotè l’un a l’autre. Tra l’altro gli
Ucraini e i russi parlano quasi la stessa lingua e sono in pratica se non
fratelli cugini d’origine. Tu potrai dirmi che un tempo la Crimea
era Russa, potrei risponderti che pure la Germania fu divisa dopo la
guerra in protettorato di sinistra ad est, mentre l’altra parte,
protettorato occidentale. L’unione delle due Germanie è avvenuta nel 1989 con
il crollo del muro di Berlino a pezzi. Inoltre storicamente parlando, se si torna indietro
nel tempo, allora l’Italia dovrebbe rifarsi storicamente ad un Impero
romano di estensione enorme, e ravvicinandosi all’odioso tempo
mussoliniano alle colonie perdute tutte, per fortuna! La stessa cosa per
la Francia, la stessa cosa in gran parte per l’Inghilterra. Nel
contempo non abbiamo esportato democrazia, così difficile anche sul suolo
italiano. Si è arrivati faticosamente alla Repubblica con perdite umane
notevoli, tra loro mio padre Ettore Minotti mitragliato dalla
Sicherheits nazifascista nell’ oltre-Po
pavese il 6 aprile 1945, con la proibizione di dare soccorso, ma a tarda sera mani amiche lo
trasporteranno all’Ospedale di Castelsangiovanni, dove accudito da una suora,
raccoglierà le sue invocazioni estreme con
i nomi delle sue piccole figlie sino all’ultimo respiro, impossibilitato ad
ogni cura per l’estrema gravità delle sue ferite il mattino del 7 aprile
del 1945 rimetterà la sua anima a Dio. La sua missione
pericolosa per conto del CLN (portare una carta topografica con
segnate le fabbriche di Milano che non dovevano essere bombardate
indiscriminatamente dagli alleati in quanto avvicinandosi il giorno della
liberazione servivano per iniziare a lavorare) sarà portata a termine da altri,
che sapevano dove poterla trovare (mentre i nazifascisti non la trovarono) e la
portarono alla formazione partigiana in collegamento con gli alleati. Io e le
mie sorelle orfane di padre e mia madre disperata vedova con 4 bambine
piccole, volle andare, malgrado cercassero di trattenerla, sulla tomba improvvisata
nell’oltre Po pavese, passando sul ponte di barche del Po, a piangere tutte le
sue lacrime. Tutto un progetto di vita in pace sconquassato. Al ritorno stava
malissimo con febbre: una pleurite che diverrà TBC, tutte divise, morirà
nel luglio del 1947. Quattro orfane divise che non conosceranno mai la bellezza
della famiglia d’origine. Conforterà il nome posto sulla Porta Romana e alla
Loggia dei Mercanti, il riconoscimento del 1972 dal Sindaco Aniasi medaglia
d’oro alla memoria al Martire della Resistenza. Ma al campo della Gloria di Milano al
Cimitero di Musocco potrò solo mettere un fiore, pregare alla sua memoria. O la
lapide riposta dall’Anpi di San Damiano al Colle nel luogo dove fu mitragliato,
perché la guerra è un viaggio quasi sempre senza ritorno, e solo il
rimpianto mi farà scrivere questa poesia.
Targa al partigiano Ettore Minotti
VOGLIO ESSERTI FIGLIA ANCORA Padre, torniamo al tempo che fu nostro, la mia piccola mano fidente alla tua. Osserviamo il tramonto scendere adagio sul biondo maturo del grano, dove ai miei occhi sgranati, occhieggiano fiordalisi e papaveri di quest’ Oltre- Po che incanta. Restiamo un poco lì, assaporiamo l’ora che sposta il suo travaglio di luce sull’ombra, e il crepuscolo che adombra i pampini delle vigne distese sul dorso del monte. Non avere premura, lascia che il passo si arresti, e guarda attraverso i miei occhi l’emozione della sera, quell’apparire di luci lontane che rinfranca illusioni spezzate. Voglio esserti figlia ancora voglio conoscere, amare il tempo immaginato, sulla manciata di ricordi. Non ci rimane che la notte, l’ora, l’oltre. Ciò che passa e non tratteniamo, ti porta dove la Sicherheits attende al Ponte Merlino di S. Damiano al Colle. E la terra rimossa conosce, padre, il rosso più rosso dei papaveri, il dolore del gigante piegato, la tua invocazione estrema. Ed io su quelle orme, con malinconia ritrovo una lapide in tua memoria. Wilma Minotti Cerini