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venerdì 22 aprile 2022

LA SCOMPARSA DI BELLOCCHIO
di Franco Toscani

Piergiorgio Bellocchio
 
Letteratura e società in Bellocchio.
 
Uno degli insegnamenti principali di Piergiorgio Bellocchio concerne l'esigenza di uno sguardo più acuto sul rapporto tra letteratura e società. Per lui la letteratura e l'arte non erano mera evasione, fuga dalla realtà, ozioso intrattenimento, bellezza astratta, ma ciò che consentiva e favoriva un rapporto nuovo e fertile con la società, fondato sull'immaginazione creativa. Col suo tipico spirito critico, Bellocchio collegava strettamente l'attenzione agli aspetti formali, alla bellezza letteraria dell'opera e l'interesse per i contenuti sociali e storico-politici. Forma e contenuto inscindibilmente fusi, insomma. Così leggeva i suoi autori più cari, tra cui Casanova, Stendhal, Dickens, Flaubert, i grandi narratori russi dell'Ottocento, Herzen, Lawrence, Hasek, Isherwood, Céline, Nizan, Gobetti, Ginzburg, Orwell, Boell, Pasolini, Fenoglio, Bianciardi, Montaldi, Wilson, Steiner, Fortini e tanti altri ancora. Sapeva che, per cambiare il mondo in meglio, occorre immergersi con attenzione, con la coscienza vigile e il cuore aperto nelle narrazioni, nelle storie letterarie, in cui il dolore e l'amore, le tribolazioni e le gioie, i sentimenti e le azioni, i vissuti e tutte le esperienze umane ci arricchiscono incomparabilmente, facendoci vivere più vite in una sola. Ne deriva - come suona il titolo della sua ultima raccolta di saggi - "un seme di umanità" (Quodlibet, 2020), un'educazione al "restare umani" che appare oggi indispensabile e che può produrre molti frutti se riusciremo a vivere la nostra vita, anche con l'aiuto della letteratura e dell'arte, con serietà e responsabilità.