Letteratura e società in
Bellocchio. Uno degli insegnamenti principali di Piergiorgio
Bellocchio concerne l'esigenza di uno sguardo più acuto sul rapporto tra
letteratura e società. Per lui la letteratura e l'arte non erano mera evasione,
fuga dalla realtà, ozioso intrattenimento, bellezza astratta, ma ciò che
consentiva e favoriva un rapporto nuovo e fertile con la società, fondato
sull'immaginazione creativa. Col suo tipico spirito critico, Bellocchio
collegava strettamente l'attenzione agli aspetti formali, alla bellezza
letteraria dell'opera e l'interesse per i contenuti sociali e storico-politici.
Forma e contenuto inscindibilmente fusi, insomma. Così leggeva i suoi autori
più cari, tra cui Casanova, Stendhal, Dickens, Flaubert, i grandi narratori
russi dell'Ottocento, Herzen, Lawrence, Hasek, Isherwood, Céline, Nizan,
Gobetti, Ginzburg, Orwell, Boell, Pasolini, Fenoglio, Bianciardi, Montaldi,
Wilson, Steiner, Fortini e tanti altri ancora. Sapeva che, per cambiare il
mondo in meglio, occorre immergersi con attenzione, con la coscienza vigile e
il cuore aperto nelle narrazioni, nelle storie letterarie, in cui il dolore e
l'amore, le tribolazioni e le gioie, i sentimenti e le azioni, i vissuti e
tutte le esperienze umane ci arricchiscono incomparabilmente, facendoci vivere
più vite in una sola. Ne deriva - come suona il titolo della sua ultima
raccolta di saggi - "un seme di umanità" (Quodlibet, 2020),
un'educazione al "restare umani" che appare oggi indispensabile e che
può produrre molti frutti se riusciremo a vivere la nostra vita, anche con l'aiuto
della letteratura e dell'arte, con serietà e responsabilità.