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domenica 29 maggio 2022

REFERENDUM
di Franco Astengo
 


La diserzione dalle urne come scelta politica di difesa delle istituzioni repubblicane.
 
La diserzione dalle urne nel referendum in materia di giustizia che si svolgerà domenica 12 giugno va sostenuta come chiara indicazione di scelta politica. In alcune città si voterà anche per l'elezione del Sindaco e del Consiglio Comunale e vale ancora la pena insistere nel giudicare come una vera e propria forzatura istituzionale l'abbinamento tra le due diverse consultazioni.
Le ragioni della  diserzione dalle urne risiedono, prima di tutto in alcune considerazioni di merito: il raggiungimento del quorum del 50% dei partecipanti e l'eventuale la vittoria del sì infatti introdurrebbe nuovi problemi, come nel caso del quesito sulle misure cautelari la cui applicazione renderebbe molto difficile intervenire sui reati di violenza di genere, inoltre i quesiti referendari intervengono su aspetti tecnici e parziali, al riguardo dei quali l'esigenza cui corrispondere dovrebbe essere quella di una riforma di carattere generale.
È il caso allora di richiamare, ancora una volta, le necessità di recuperare un protagonismo parlamentare.
Protagonismo parlamentare che, dopo l'inopinata riduzione nel numero dei componenti le assemblee elettive, si sta cercando di ridurre al minimo per seguire la via populista e dell’affidamento della produzione legislativa alla propaganda o all'imposizione governativa piuttosto che all'agire della mediazione politico-istituzionale. A rafforzamento dell'indicazione riguardante l'esigenza prioritaria di seguire la via parlamentare è ancora il caso di chiarire come tre dei cinque quesiti che dovrebbero essere sottoposti al voto riguardano la vita interna all'ordinamento giudiziario: come sono eletti i magistrati nel loro organo di rappresentanza (il Consiglio Superiore della Magistratura); come sono giudicati per gli avanzamenti di carriera e i ruoli che possono rivestire tra inquirente e giudicante. La diserzione dalle urne e il conseguente fallimento del quorum si impongono così come scelta politica. Una scelta politica che indichi la via parlamentare come quella idonea per affrontare la complessità di questioni così tecnicamente specifiche.
Da tener in conto che la prova referendaria rende complicato mobilitare grandi masse di elettrici ed elettori e un esito favorevole ai quesiti attraverso l'espressione di una maggioranza di ridotte dimensioni renderebbe comunque difficile la formazione di un consenso forte e convinto come sarebbe fondamentale si affermasse su temi di così grande importanza e delicatezza.
In sostanza, al di là del merito di ogni singolo quesito, un'affermazione del fronte abrogazionista assumerebbe il significato di un ulteriore indebolimento delle istituzioni rappresentative e di conseguenza dell'intero sistema politico italiano, già così fragile e percorso da tensioni che pericolosamente stanno reclamando un vero e proprio restringimento dell'azione democratica.
In questo caso tensioni che debbono essere fermamente respinte con una chiara espressione di non presenza ai seggi che assuma l'indicazione di una forte domanda di ritorno alla centralità delle istituzioni.