Il libro La parola ai
pregi e ai difetti umani tocca tanti punti della condotta di vita e dei
rapporti interpersonali in modo leggero, quasi sfiorandoli, senza entrare
troppo in profondità. Ogni lettore ha punti di vista differenti dai miei;
molti, però, sono in comune perché viviamo lo stesso palcoscenico del creato,
anche se con recite diverse. I pregi e i difetti umani fanno parte del mondo
sensoriale di ognuno di noi. Tutti abbiamo il dovere morale di migliorare i
pregi e di cercare di azzerare i difetti acquisiti con una condotta di vita
esemplare. Con quelli congeniti bisogna conviverci senza farne un dramma, se
non sono eliminabili. Siamo bravi a vedere i difetti degli altrui e ci
dimentichiamo dei nostri. Se fossimo saggi dovremmo correggerli vedendo quelli
degli altri. Anche la perfezione ha il suo difetto: quello di non esistere;
perciò, il messaggio è di accettarsi e di non fare pesare agli altri i propri
difetti. Un giorno feci una prova. Salutai tutte le persone che
incontravo su un marciapiede, non particolarmente affollato, della mia città.
Una mi rispose e mi sorrise per una forma di approvazione; un’altra mi rispose
in cagnesco e vidi con la coda dell’occhio che si voltava e faceva mente locale
dove mi avesse visto; un’altra ancora mi chiese se la conoscevo e al mio
diniego ci presentammo. L’ultima mi disse: “Ci conosciamo?”
Io risposi di no e aggiunsi che le avevo rivolto solamente una gentilezza. Mi
ringraziò e mi disse che le buone abitudini si erano perse nel tempo. Mi i
confidò che da piccola i suoi genitori le avevano insegnato a salutare gli
adulti e ad aiutare i più deboli per una forma di gentilezza.