LA NASCITA DELLA REPUBBLICA ITALIANA di
Franco Astengo
La
fase storica sta offrendo frangenti inediti per la nostra capacità d'analisi e
di iniziativa politica. Ci troviamo alla vigilia di scadenze di enorme
importanza quali quella delle prossime elezioni politiche. Allora la memoria
degli eventi legati alla nascita della Repubblica Italiana deve essere
utilizzata per riaffermare la centralità costituzionale nella nostra
democrazia. È cresciuta nel corso degli anni l'attenzione al vissuto degli
italiani negli anni della nascita della Repubblica, alle loro condizioni di
vita sociale ed economica ed è cresciuta anche l'attenzione verso i
"vinti" (spesso nella deteriore dimensione del "revisionismo
storico" che pure va analizzato come fenomeno sociale e culturale).
Un’attenzione rivolta verso coloro che non si riconobbero spontaneamente nel
nuovo ordine, ai monarchici, a coloro che avevano aderito alla Repubblica
sociale, ai tanti che non si sentivano rappresentati dai partiti del CLN. Una
storia ricostruita con questa sensibilità non può ignorarli anche perché nella
scelta referendaria il loro peso fu immediato e rilevante. Anzitutto accenniamo
agli aspetti istituzionali della scelta del 2 Giugno 1946, perché fu proprio
che attraverso la scelta del Referendum l’Italia voltò pagina davvero senza
alcuna possibilità di una sorta di “ripresa di continuità” con l’Italia dei
notabili liberali prefascisti. La Repubblica è dunque nata in Italia a seguito
di un referendum, con uno strumento per sua natura bipolare. Forse la
predominante attenzione, in molte ricostruzioni, alla "consociazione"
come elemento caratterizzante del sistema politico italiano, ha reso meno
sensibili storici e analisti politici al momento fortemente bipolare
rappresentato dal referendum istituzionale. Sotto il profilo più strettamente
costituzionale la scelta referendaria assunse, per la Repubblica, il carattere
di un compromesso: grazie ad una serie di provvedimenti aventi valore di legge
lo strumento referendario fu negoziato con la monarchia, sicché la scelta
repubblicana attuata per volontà di popolo, rappresentò davvero l'elemento
fondativo di discontinuità con il passato prefascista, tacitando le teorie del
"fascismo come parentesi". Dunque
lo strumento referendario, per sua natura bipolare e non consociativo è servito
essenzialmente alla difficile saldatura tra l'Italia repubblicana che stava
nascendo e l'Italia monarchica, garantendo il consenso popolare al nuovo
ordinamento. Una risposta necessaria alla realtà di allora, una realtà nella
quale c'erano tante cose e tanti vissuti contraddittori difficilmente
compatibili: c'erano le forti appartenenze popolari che mobilitavano il Paese,
più che in ogni altro momento della sua storia, ma lo dividevano anche in
profondità; c'era l'esperienza della Resistenza, con i suoi eroismi e le sue
crudeltà; c'era la frattura creata dalla Repubblica sociale. La
scelta istituzionale divenne così per i partiti che la sostennero con
accanimento, quelli della sinistra comunista, socialista, laica un’occasione
per porre i problemi di contenuto e non una mera scelta di bandiera. Emerge,
così, un’ulteriore linea di ricerca: quella del ruolo dei partiti come fattori
di educazione politica, e di riflesso, della condizione del cittadino italiano
nell'esercizio della sovranità popolare e più concretamente del diritto di
voto: il problema della sua informazione, della sua educazione alla politica,
dei condizionamenti sulle sue scelte e quindi della libertà di voto. Nelle
contraddizioni di quella fase si può parlare del ruolo dei partiti come di un
fattore fondamentale del recupero di un senso della cittadinanza, dell'adesione
ai partiti come forma personale di appartenenza alla collettività politica
nazionale: si determinò così il modo di essere cittadino dalle origini della
Repubblica almeno per tutto il quarantennio successivo. Una memoria da non
disperdere e un monito per l'oggi nel momento in cui si tende a spezzare quel
dato costitutivo di una cittadinanza politicamente attiva e di un Parlamento di
cui si intende soffocare la centralità nella vita democratica.