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sabato 27 agosto 2022

L’EGEMONIA DEL DOLLARO

 
Come può un paese che ha un debito pubblico superiore al 120% del PIL; che avrà quest’anno un deficit di bilancio intorno al 5% del PIL (era il 10% nel 2021, e il 15% nel 2020); che da decenni ha la bilancia dei pagamenti in rosso per importi che stanno a cavallo del 3% del PIL; e che per questo ha accumulato una posizione debitoria verso l’estero pari al 70% del PIL, godere di una moneta egemone che consente di finanziarsi a condizioni molto favorevoli sui mercati internazionali, e in parte addirittura “a gratis” con l’emissione di banconote (l’estero ne possiede per 1.000 miliardi)? Il mistero lo spiega brillantemente Thomas Palley, un economista consapevole dei limiti della propria disciplina. I motivi sono prevalentemente politici: l’egemonia del dollaro si spiega con l’egemonia politico-militare degli Stati Uniti, della quale essa è al tempo stesso un pilastro. C’è infatti un rapporto biunivoco tra potenza politico-militare e potenza finanziaria: l’una sostiene l’altra. L’autore scrive che però non è sempre stato così: per trent’anni, dalla fine degli anni Trenta alla fine degli anni Sessanta, l’egemonia del dollaro aveva solide basi economiche. Poi, dopo la crisi degli anni ’70, il dollaro è improvvisamente risorto: uno dei protagonisti di questo miracolo è stato Volcker che abbattendo l’inflazione con una politica monetaria restrittiva ha ristabilito le condizioni minime di solidità della moneta – detto per inciso, le preoccupazioni che l’inflazione suscita oggi negli ambienti della Federal Reserve riflettono quelle di allora, ovvero il timore di perdere l’esorbitante privilegio del dollaro. Ma Volcker è stato co-protagonista anche di un’altra svolta, quella che ha portato a identificare gli interessi del paese con quelli di una classe – Palley la chiama la svolta neoliberista. È una classe transnazionale che ha in Wall Street il tempio della liquidità dove celebrare successi e insuccessi. Gli interessi di classe spiegano certamente più dell'efficienza dei mercati finanziari americani l’egemonia del dollaro; la sostanza del fenomeno resta tuttavia quella della sottomissione di una larga parte del resto del mondo al volere di Washington – l’esorbitante privilegio del dollaro è insomma l’equivalente contemporaneo del tributo feudale.
 
[Franco Continolo]