Questo agosto viene a cadere il
settantasettesimo anniversario di Hiroshima (6 agosto) e Nagasaki (9 agosto),
date che, all’insegna del “Mai più”, andrebbero incise nel corpo vivo
dell’Umanità, soprattutto mentre un conflitto militare combattuto tra NATO e
Russia sul territorio ucraino rende concreta la minaccia di una escalation
nucleare. Il lancio di quelle bombe atomiche sulle città giapponesi nel 1945
dovremmo considerarlo un crimine contro l’umanità al pari, se non peggio, dei
campi di concentramento nazisti per sterminare gli ebrei ad Auschwitz e Dachau.
Il record mondiale dello sterminio nell’unità di tempo (110mila morti
all’istante) ha cambiato per sempre la storia dell’Umanità ponendola di fronte
al baratro di una “avventura senza ritorno”, destinazione fine del mondo.
Eppure, l’opinione pubblica mondiale continua a sottovalutare, se non
addirittura a ignorare, la minaccia atomica, nonostante essa sia sempre sullo
sfondo della geopolitica odierna ed una situazione chiamata “equilibrio del
terrore” abbia caratterizzato gli anni della Guerra fredda tra USA ed URSS. La cultura mondiale è sempre stata colpevole di reticenza con poche voci
che si sono levate contro. L’unica al momento del lancio delle bombe fu quella
dell’umanista Albert Camus, in direzione ostinata e contraria rispetto al
pensiero unico dominato dai vincitori della guerra (si veda l’editoriale di
Combat dell’8 agosto 1945). L’anniversario di quest’anno possiamo in parte rivestirlo di una luce di
speranza, considerato che dobbiamo registrare positivamente i progressi della
proibizione delle armi nucleari sulla base del diritto umanitario.
Un Trattato internazionale (TPNW) in questo senso è stato
adottato il 7 luglio del 2017, è entrato in vigore alla cinquantesima ratifica
nel gennaio 2021; e la prima conferenza di revisione si è tenuta a Vienna nel
giugno di quest’anno ponendo con forza la complementarità con il Trattato
di non proliferazione (TNP). Si è aperto un dialogo con i Paesi della condivisione
nucleare NATO (Germania, Belgio e Olanda erano presenti in qualità di
osservatori. Italia: non pervenuta). In questi giorni si sta appunto svolgendo a New York la conferenza di
riesame del TNP con i delegati dei 190 Stati parte (termine dei lavori: 26 agosto).
In vigore dal 1970, il TNP dà un ordine giuridico quasi universalmente
riconosciuto alla materia nucleare, sia civile che militare. Esso stabilisce il
“diritto inalienabile” all’energia nucleare, ma allo stesso tempo interdice la
diffusione delle armi nucleari, temporaneamente legittime solo per le cinque
potenze del Consiglio di Sicurezza. Ma questo “diritto al possesso” era vincolato a una promessa, contenuta
nell’articolo 6: l’impegno a negoziare subito, “in buona fede”, il disarmo
nucleare. Nella realtà dopo decenni non si sono visti passi in avanti verso il
disarmo nucleare anzi oggi si vedono soprattutto passi indietro con programmi
di ammodernamento della “deterrenza” ingenti per dispendio economico (1.000
miliardi per i soli USA!) e terrorizzanti per la tendenza all’automazione, con
delega all’Intelligenza Artificiale, che accresce la possibilità di guerra per
errore. La guerra in Ucraina oggi pone ulteriormente a rischio il TNP perché l’uso
degli ordigni è esplicitamente ventilato e comunque l’attacco di una potenza
nucleare contro uno Stato non nucleare incentiva i Paesi a rivedere la loro
decisione di rinunciare all’arma nucleare. A New York al TNP si vedrà se si riesce ad avviare qualche controtendenza.
Sarebbe importante una sinergia tra campagna per la proibizione delle armi
nucleari e campagna per il non primo uso di esse. Si dovrebbe far recepire nel
documento finale, se si riuscirà a vararne uno, appunto l’interdizione del
primo uso delle armi nucleari, che aprirebbe la strada alla loro “deallertizzazione”,
separando le testate dai vettori (2.000 sono sempre pronte al lancio
immediato). Un grimaldello per il riconoscimento del TPNW da parte del TPN
potrebbe essere assicurato dal riconoscimento del primo come “zona
denuclearizzate globale” deterritorializzata, da aggiungersi a quelle
territorializzate già riconosciute: Africa, America Latina, Pacifico del Sud,
Asia Sud Orientale, Asia Centrale. L’ostacolo principale per il riconoscimento del TPNW da parte del TNP è la
sua proibizione totale e quasi repentina dello stesso possesso delle armi
nucleari. Queste disposizioni sono problematiche per i Paesi NATO perché
incompatibili con la dottrina strategica dell’Alleanza che non esclude, in
circostanze eccezionali, il primo uso dell’arma nucleare. Ma a Vienna si è
appunto aperto un dialogo con i Paesi che dovrebbero, come l’Italia, ospitare
le nuove B61-12 trasportate dagli F35, e se son rose fioriranno. Noi siamo qui
per portare avanti il nostro impegno costruttivo e, ritenendo più importante “fare
la pace con la Natura” che non accapigliarsi per i confini di imperi declinanti
o sognati, dare basi concrete alla speranza di un mondo libero dalla minaccia
nucleare… Alcune riflessioni di Albert Camus Tratte dal giornale “Combat” editoriale dell’8 Agosto
1945
Albert Camus
Noi riassumeremo il nostro pensiero
in una sola frase: la civiltà meccanica è appena giunta al suo ultimo grado di
barbarie. Dovremo scegliere, in un futuro più o meno prossimo, tra il suicidio
collettivo e l’impiego intelligente delle conquiste scientifiche.
* Nell’attesa, si può pensare che vi sia una certa
indecenza a celebrare in questo modo una scoperta che si pone prima di tutto al
servizio del più formidabile accanimento distruttivo di cui l’uomo abbia dato
prova da secoli. Che in un mondo esposto a tutti gli strappi della violenza,
incapace di alcun controllo, indifferente alla giustizia e alla semplice
felicità umana, la scienza si consacri all’omicidio organizzato, nessuno ormai,
a meno che non sia affetto da idealismo congenito, troverà modo di stupirsi. * Davanti alle prospettive
terrificanti che si aprono all’umanità, ci accorgiamo ancora di più che la pace
è la sola battaglia che meriti di essere combattuta. Non è più una supplica ma
un ordine che deve salire dai popoli ai governi, l’ordine di decidere
definitivamente tra l’inferno e la ragione.