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venerdì 9 settembre 2022

CHIUDERE LE BASI MILITARI


La locandina della mobilitazione
 
Presidio popolare all’aeroporto militare di Ghedi (Brescia) in via Castenedolo e ispezione parlamentare nella base. Mettiamo al centro della campagna elettorale il tema della guerra attraverso la mobilitazione: Fuori l’Italia dalla NATO! Contro la partecipazione dell’Italia a tutte le guerre in corso!
Soldi per fare fronte alla crisi economica e ambientale e al carovita anziché per le spese militari! Per sanità e istruzione pubbliche e di qualità, la lotta al carovita, per le bonifiche ambientali necessarie e gli investimenti per la lotta alla crisi climatica, per la creazione di posti di lavoro, per i lavori pubblici realmente necessari al paese e un reddito dignitoso per tutti!
A causa delle decisioni prese in ambito NATO e UE, l’Italia partecipa attivamente ai conflitti in corso nel mondo attraverso 38 missioni militari e supporta l'impegno bellico dell'Ucraina con armi e soldi gettando benzina sul fuoco di un conflitto che rischia di degenerare in un conflitto nucleare.
La partecipazione dell’Italia a queste guerre ci costa ad oggi 26 miliardi di euro l’anno, cifra destinata ad aumentare in poco tempo fino a 40 miliardi, ossia il 2% del PIL, come imposto dagli accordi NATO e ribadito dal Parlamento italiano lo scorso 12 marzo. Ci costa l’inquinamento di interi territori per la presenza di poligoni militari (come i 3 poligoni NATO in Sardegna, ad Aviano (PN) e tanti altri sparsi sul suolo nazionale), con annesse patologie tumorali tra i civili italiani che vivono e lavorano nei pressi dei poligoni, esposti ad esalazioni di ogni tipo. Ci è costata finora 8000 militari ammalati per l’uranio impoverito, senza contare i contaminati dall’amianto sulle navi militari e da altri fattori cancerogeni legati alla produzione e sperimentazione di armamenti bellici tra il personale militare. Innumerevoli inoltre sono i civili dei paesi bombardati dalla NATO, vittime della guerra, delle patologie tumorali e dell’inquinamento ambientale connessi alle attività belliche. Infine, ci costa il fatto di essere uno dei principali “paesi bersaglio” per le oltre 113 basi NATO-USA su suolo italiano, a cui si aggiungono altre 20 basi “segrete”, la base USA di Camp Darby (il più grande magazzino al mondo di armi USA all’estero) e per la presenza dei porti nucleari (Cagliari e La Maddalena, La Spezia, Napoli, Gaeta, Taranto, Brindisi, Trieste, Augusta...) da cui transitano sottomarini e portaerei nucleari (come la portaerei Truman che solo la primavera scorsa ha attraccato a Napoli e Trieste). Ma quanto denaro, destinato alla guerra e al riarmo, lo Stato italiano potrebbe investire realmente ed efficacemente per riaprire gli ospedali chiusi negli ultimi 20 anni e assumere i 40mila infermieri che mancano e di cui abbiamo bisogno? Quante di queste risorse potrebbero essere investite per l’edilizia scolastica oramai fatiscente, la bonifica dei territori inquinati, le tante piccole opere che servono al paese (dissesto idrogeologico, ponti che crollano, strade malmesse, ecc.)? 



La guerra non porta alcun beneficio ai lavoratori e alle lavoratrici, lo vediamo con gli effetti delle sanzioni alla Russia e la speculazione orchestrata da ENI e i grandi monopoli energetici, lo vediamo con l’aumento della chiusura di aziende e settori produttivi. La presenza di armi nucleari e altri armamenti estremamente pericolosi depositati alla base di Ghedi e in quella di Aviano non portano alcun beneficio agli abitanti di queste zone né al Paese. Anzi queste basi sono situate su aree sismiche (vedi il recente terremoto registrato a pochi km da Aviano) che aggiungono un rischio nucleare a quello militare. Dove sono i piani di emergenza obbligatori per legge, nazionale ed europea? Noi li pretendiamo. Ci opponiamo inoltre con forza all'arrivo in Italia delle nuove testate nucleari B61-12 in produzione oggi ai Sandia Laboratoris (USA) e alla presenza delle attuali B61, la cui presenza è considerata illegale da un recente studio degli avvocati di IALANA Italia. Contemporaneamente al presidio all’Aeroporto Militare di Ghedi, anche presso la base USA di Aviano, alla stessa ora, sabato 17 settembre si terrà un presidio di protesta. Facciamo quindi appello ai movimenti, ai comitati, alle organizzazioni sindacali e politiche, alle associazioni affinché aderiscano e partecipino al presidio portando ognuno uno striscione da affiggere alle reti della base per rivendicare soldi per il potenziamento della sanità pubblica, per la scuola e l’università, per creare posti di lavoro utili e dignitosi, per il diritto alla casa, per il sostegno alle famiglie, per la tutela dell’ambiente.
Perché 40 miliardi all’anno siano destinati a far fronte agli effetti più gravi della crisi anziché a rinvigorire le missioni di guerra contro i popoli del mondo e la sottomissione dell’Italia alla NATO! Facciamo appello a tutti i parlamentari che intendono dar forza a questa mobilitazione, a far parte della delegazione parlamentare, per ora composta dalla On. Simona Suriano, la On. Yana Ehm, e la Sen. Bianca Laura Granato, che effettuerà l’ispezione nella base. Gli striscioni e le bandiere di tutti gli aderenti e i partecipanti sono l’investitura popolare alla delegazione dei parlamentari. Diamo forza alla lotta contro la NATO, per il suo scioglimento, per mettere fine alle guerre nel mondo!



 
SCIOGLIAMO LA NATO! NO ALLA PARTECIPAZIONE DELL’ITALIA ALLA GUERRA! PER GLI INVESTIMENTI IN SANITÀ, LAVORO, ENERGIE RINNOVABILI E LOTTA AL CAROVITA!
 
Promuovono: Associazione Nazionale Vittime dell’Uranio Impoverito (ANVUI), Centro Sociale 28 Maggio - Rovato (BS), Donne e uomini contro la guerra – Brescia, Centro di documentazione “Abbasso la guerra”
Primi aderenti: Tavolo della pace Val Brembana circolo Don Gallo e Peppino Impastato, Compagne e compagni contro il Green Pass di Brescia, Partito di CARC, PCI di Brescia, PRC di Brescia, Unione Popolare Val Brembana, ADL Varese sindacato di base, GTA Gratosoglio Autogestita, Coordinamento Milano Insorge, Miracolo a Milano.
 
Per adesioni: 3208491257/ 3313298611/ 3394166753