LA TENACIA DELLE PIANTE E DEGLI UOMINI
di
Angelo Gaccione
|
Patrizia Cecconi |
Patrizia Cecconi ha sempre difeso
la Comunità palestinese, e la sua causa, con una costanza fuori dal comune. Non
solo con articoli giornalistici, corrispondenze, dettagliate denunce su quanto
avviene nei territori occupati, appelli, inviti a mobilitarsi e quant’altro, ma
condividendo con quel popolo gli aspetti della vita più privati e più
autentici. Perché non ci sono altri modi per entrare in empatia, per
condividere, per sentire nella propria carne. Non per nulla dal 2009 al 2015 è
stata presidente dell’Associazione “Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese” di
cui, dopo le dimissioni allo scadere del secondo mandato, è stata eletta
presidente onoraria. Ma Patrizia è anche un’ottima penna, come dimostra questo
bellissimo ed emozionante “diario di viaggio” dal titolo Vagando di erba in
erba e che porta come sottotitolo: Racconto di una vacanza in Palestina
(Città del Sole ed. pagg. 314 € 15,00).
|
La copertina del libro |
Si tratta di una vacanza che va dal 4
agosto al 2 settembre, esattamente un mese, scandita da altrettanti capitoli:
trenta per trenta giorni. Ma si tratta di una vacanza singolare perché Patrizia
è appassionata di botanica, e perché il viaggio dell’autrice questa volta è
fondamentalmente concentrato sulle piante palestinesi, le piante spontanee,
quelle che con una caparbia ostinazione ed in barba a tutti i divieti, le
ostilità, la stupida arroganza degli uomini di potere e di governo, crescono
nei posti più impensati. Persino negli interstizi del muro della vergogna che
il governo israeliano, imitando l’orrore staliniano del muro di Berlino, e
facendosi giorno dopo giorno simile nei comportamenti agli aguzzini nazisti da
cui hanno subìto un genocidio, ha innalzato per separare due popoli che
potrebbero vivere affratellati, disarmati e pacifici, ed invece sono stati
messi in gabbia costringendoli a odiarsi.
|
Manifestazione a Rafah |
Si può andare per piante, per
vestigia, memorie bibliche, moschee, minareti, suq, sinagoghe e monasteri. Si
possono attraversare villaggi e città come Betlemme o Gerico, visitare
giardini, spingersi per colline e spianate, fermarsi a bere shwey fi maramia,
mangiare mansaf e shawarma, trovare un’ospitalità fraterna che
solo i popoli poveri ancora conoscono. Incontrare uomini, donne, bambini che
nonostante l’umiliazione del muro, la vita segregata, gli ossessivi posti di
blocco, i furti di acqua, la devastazione di agrumeti, giardini, case e uliveti,
che coloni e soldati perpetrano ai loro danni, eseguendo ordini di governati
miserabili, sono rimasti umani e in parte anche felici, e tuttavia non si può
ignorare tutto questo. Anche se si è venuti in questi luoghi per una semplice
vacanza, per vedere la Palestina non ufficiale e dedicarsi alle amate piante.
|
Patrizia a Gaza con un bambino ferito durante la marcia di ritorno |
E
Patrizia, ovviamente non lo ignora, benché debba fare un notevole sforzo, e
annota tutta questa aberrazione nel suo diario che diverrà un libro. Un libro
sapienziale, colto, ricco di notizie, ma anche un libro di risarcimento verso
il popolo palestinese. E anch’io sto facendo uno sforzo ora, mentre scrivo
questa nota, perché non dovrei adirami, considerata la mia precaria salute. Ma
come posso non farlo contro i criminali che offendono la pianta a me più sacra,
l’olivo? Per sopportare l’ignobile comportamento di coloro che si definiscono
“popolo di Dio” devo andare con la mente ai giovani israeliani che per non
ubbidire agli ordini infami dei loro governi hanno scelto di essere arrestati
rifiutando di indossare la divisa di soldato. È a questi giovani che penso,
alle loro tante lettere che ho pubblicato su questo giornale, per riuscire a condividere
la fiducia di Patrizia in un tempo migliore e senza muro. Devo pensare alle
piante ostinate di Palestina che crescono dovunque ignorando ogni divieto, come
fa la pianta spontanea della mia città. Erba u vientu si chiama, erba
del vento, erba della libertà, capace di resistere ad ogni avversità, ad ogni
aguzzino. Come il popolo palestinese.
PER PATRIZIA, PER I PALESTINESI
|
Con la Mezzaluna Rossa in un ospedale da campo |
|
Con la madre e la sorella di un martire |
|
Ad una manifestazione tre anni fa |
|
Patrizia con la kefiah palestinese |