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mercoledì 7 settembre 2022

PACIFISTI E GUERRAFONDAI

 
I lettori di questo giornale sanno, almeno da diciannove anni, cioè dalla nascita di “Odissea”, quel che pensiamo di eserciti, Stati e Governi armati, alleanze militari, armamenti e mercanti di morte, spesa militare mondiale, commercio di armi, esercitazioni, ricerche, esperimenti, fabbriche d’armi e di tutta la zavorra che ci viene spacciata per “difesa” della patria. Chi si arma persegue la guerra e ai nostri occhi non è un patriota, è un criminale, si tratti di governi e di capi di Stato. Noi non facciamo distinzione di bandiere, di divise, di ideologie, di nazioni. Chi si arma persegue la guerra, il resto è pura chiacchiera. Se si vuole la pace non ci si dota di armi e di eserciti, non si impiegano soldi per la guerra, non si entra in criminali alleanze militari. Nonostante tali premesse, abbiamo deciso di pubblicare questa nota di Giacinta Smurra sull’iniziativa pacifista di Mykola Zhyryada e del suo giro in bicicletta. Non dubitiamo della sua buona fede, ma gli ricordiamo che la bandiera pacifista non ha né i colori di quella di Putin né di quella di Zelensky, entrambi due perversi criminali e ai quali i loro popoli dovranno chiedere conto. Siamo convinti che questa oscena guerra avrà fine solo se chi ha imbracciato le armi agli ordini di chi se ne sta comodamente al sicuro, diserterà e si ribellerà a coloro che li hanno mandati al macello. Il nemico è sempre chi ti affama, non chi ha fame come te. I lavoratori lo imparino una volta per tutte. E dato che Mykola conosce bene la lingua italiana, gli consiglio la lettura di un libro piccolo piccolo, si chiama Scritti contro la guerra e ne sono l’autore, non gli sarà difficile procurarselo su Amazon. Ne troverà giovamento [Angelo Gaccione]

 
LA BICICLETTA DI MYKOLA
di Giacinta Smurra
 


Ucraino gira l’Italia in bicicletta in nome della pace.
  
Crucoli. Mykola Zhyryada è ucraino e ha deciso di percorrere l’Italia issando sulla sua bici la bandiera dell’Ucraina che sventola per esortare alla pace invitando i potenti a terminare l’estenuante e lunga guerra che sta mietendo vittime anche sul fronte russo. Mykola, che ha cinquantun anni e fa il decoratore come mestiere, è originario di Chernivtsi, città che si trova nella regione occidentale dell’Ucraina, distante 40 chilometri dalla Romania e 120 chilometri dalla Polonia, dove si vive soprattutto di turismo, risparmiata dai bombardamenti trovandosi più lontana dai centri rasi al suolo. Mykola, che parla correttamente l’italiano e altre lingue, riferisce che prima si chiamava Nikolay e, come tanti altri, si è visto cambiare nome dopo l’indipendenza dell’Ucraina dalla Russia. Mentre parla si commuove per la sua gente, che continua a vivere nella violenza che non risparmia nessuno, tanto che vorrebbe tornare in patria a combattere per difendere, ma di essere trattenuto dai suoi familiari. Lasciata anni fa la sua terra d’origine per giungere in Italia, dove vive da venticinque anni, Mykola si è stabilito ad Udine con la moglie che è italiana, Claudia Cancellieri, e i due figli di 17 e 15 anni, Gioia e Sasha, che lo sostengono nell’iniziativa che lo ha portato adesso in Sicilia, per poi risalire la penisola e, presumibilmente, fra un mese e mezzo, ritornare ad Udine sempre pedalando. Nel suo viaggio racconta di aver incontrato tanta solidarietà e disponibilità e ringrazia quanti lo stanno ospitando gratuitamente. Associazioni, enti e privati che lo sostengono lungo tutto lo Stivale. Quasi 1.200 chilometri per raccogliere e documentare, anche sulla propria pagina social, l’impresa. Oltre a raccogliere fondi per l’Ucraina, lo scopo è quello di farsi portavoce delle testimonianze di quanti esprimono vicinanza e sostegno. Mykola, in merito all’aiuto militare da parte degli occidentali offerti al popolo ucraino, denuncia ritardi e ricorda l’importanza che ha la produzione in Ucraina dei droni turchi per aiutare l’esercito locale. Sorride e ci fa sorridere Mykola quando dice di non essere un ciclista ma di avere “buone gambe” e racconta di aver “forato le gomme della bicicletta finora almeno sette volte”, di aver trovato sempre aiuto concreto, di amare la pioggia che scende quando pedala e di aver dormito sulla sabbia, cosa che gli piace molto, ma torna serio e triste pensando alla sua terra martoriata, allo sterminio della sua gente e si congeda dicendo che “se l’Ucraina smette di difendersi, in poco tempo, scomparirà dalle carte geografiche”.