Ideologia
e identità. La
formazione di un governo frutto di un risultato elettorale che ha portato a una
ridefinizione a destra dell'intero quadro politico sta ponendo questioni
sistemiche di rilevante portata. La natura stessa della formazione di
maggioranza relativa, Fratelli d'Italia, ha avuto come conseguenza nei primi
atti di governo un tentativo di trasferimento dell'ideologia verso l'identità. Sarebbe
facile ricordare come l'ideologia risulti fattore aggregante mentre l'identità
è fattore divisivo e che è dal punto della propensione identitaria che nascono le difficoltà di espressione di
una capacità di governo rivolta a tranquillizzare la propria base politica
rispetto alla risoluzione delle complessità dei problemi posti dall'acuirsi
delle contraddizioni sociali, Sono
nate così posizioni di vera e propria rottura: "in primis" quelle
relative ai migranti o quelle riguardanti la lotta al Covid-19, il decreto
cosiddetto "no-Rave" oppure attraverso le espressioni usate dal
Ministro della Pubblica Istruzione sui temi di storia del '900. Al Ministro
della Pubblica Istruzione andrebbe ricordato come si tratti di un gravissimo
errore l’arrogarsi il potere di stabilire come è andato il mondo nel ventesimo
secolo: il ruolo di un Ministro è ben diverso e andrebbe rispettato, in questo
senso, il dettato costituzionale. Prima di tutto però le difficoltà di
espressione di capacità di governo dell'attuale esecutivo si stanno misurandosul piano internazionale: l'analisi della
destra sembra prevedere una identificazione tra UE e NATO attraverso cuipuntare per costruire un'aggregazione interna
al quadro europeo attorno al gruppo di Visegrad nel segno delle "democrature"enella considerazione di una sorta di primazia del confronto Est/Ovest,
conl'obiettivo di agevolare il ritorno
alla logica dei blocchie relativa
conseguenza della chiusura definitiva del processo di globalizzazione. Una
chiusura del processo di globalizzazione da intendersi in un senso di ritorno
ad equilibri di ritorno verso il nazionalismo. In conclusione: l'esito del
risultato elettorale italiano ha portato ad una assenza di forze politiche
radicate sull'intero territorio nazionale riducendo le ambizioni della Lega ,
costringendo il M5S nella "ridotta" napoletana e comunque meridionale
e con il PD costretto in una parte dell'antico fortino delle "regioni
rosse" senza Umbria e Marche, mentre il senso complessivo espresso dai
corpi intermedi - da una parte - e dai movimenti - dall'altra - pare
radicalmente divergere rispetto a quello mediamente espresso dai soggetti
politici di maggioranza in una divaricazione che potrebbe diventare lacerante. La
maggioranza relativa acquisita da Fratelli d'Italia si è concretizzata con una
bassa quota di consenso con un'alleanza premiata da una formula elettorale che
presenta aspetti di dubbia costituzionalità. Coscienti di questa debolezza i
dirigenti di FdI hanno intrapreso questa strada identitaria, alla quale
andrebbe contrapposta una strategia di ampio respiro culturale, non ristretta
all'autoreferenzialità derivante da una mediocre lettura dell'autonomia del
politico (autonomia del politico utilizzata nel senso di una ricerca confinata
quasi esaustivamente all'interno dell'idea del governo considerato fine
esaustivo. Fenomeno che accadde del resto al momento della trasformazione del
PCI in PDS e nel momento della formazione del PD: due tappe nello smarrimento
da parte della sinistra italiana di qualsiasi capacità di visione e di
espressione di pedagogia politica). Non siamo in grado di prevedere la durata
di questo esecutivo (anche se la stabilità della coalizione che lo sostiene
sembra fortemente messa in discussione dalla competizione interna tra le forze
politiche che la compongono) ma è sicuramente accertata la fragilità
complessiva del sistema politico. Una fragilità accentuata da diversi elementi
(personalizzazione, volatilità, formula elettorale) che, sicuramente, non potrà
essere misurata dal principale partito di opposizione se questo cercherà di
recuperare leadership attraverso l'utilizzo di un meccanismo di mera
competizione interna di tipo correntizio.