La concentrazione a Palazzo Chigi delle deleghe su Servizi e PNRR
ha chiuso la prima fase del governo di destra, segnata soprattutto dal decreto
- anti Rave e dai provvedimenti riferiti al post-lockdown.Decreto
anti-rave modellato - come scrivono oggi i giornali - su schemi usati nei
provvedimentiattuati dalle “democrature”
vigenti nell’Est europeo.Per analizzare la situazione così come questa
potrà presentarsi nell’immediato futuro dal punto di vista delle prospettive
della democrazia italiana e della “tenuta costituzionale” è però necessario non
limitarsi all’analisi dei provvedimenti citati (con altri di evidente natura corporativa).È
necessario riflettere sul mutamento del concetto di potere così come
questo si è modificato nel corso del tempo e di come la realtà di governo
si stia attagliando a questa mutazione.La concentrazione dello sviluppo
tecnologico in funzione quasi esclusiva della comunicazione mediatica,
collettiva e individuale, ha portato a uno spostamento nella percezione di
quello che può essere definito “immaginario del pubblico” incidendo fortemente
sui meccanismi di accumulazione del consenso e di conseguenza di espressione
del potere che si realizza così - appunto - attraverso l’immagine, al di là del
campo di riferimento sia questo la politica, l’economia, lo spettacolo.I fatti di
questi giorni rischiano di spingere ancor di più nella direzione appena
descritta: quando, per restare all'attualità, ci si affida - al riguardo delle
norme post-Covid quasi esclusivamente all'esercizio della moral suasion
da parte del Presidente della Repubblica oggettivamente si spinge verso una
riproposizione di una modifica costituzionale in senso presidenzialista, anche
al di là delle intenzioni dei proponenti e dello stesso Presidente della
Repubblica in carica. Forse vale la pena riflettere al meglio su questi elementi di
novità al fine di comprendere davvero ciò che sta accadendo attorno a noi.L’obiettivo
dovrebbe essere quello di attrezzarci al meglio sul piano teorico: sicuramente,
sotto quest’aspetto il concetto e la conseguente percezione esterna del potere
sono mutati nella valutazione di larga parte dell’opinione pubblica, almeno in
Occidente.
Un elemento sul quale, con ogni probabilità, il fattore
globalizzazione ha inciso in maniera inferiore rispetto ad altre tematiche
come, invece, quelle riguardanti la finanziarizzazione dell’economia, la
standardizzazione dei meccanismi comunicativi, l’apertura ai flussi di
migrazione, oggi la guerra e il ritorno del pericolo nucleare: tutti fenomeni
che stanno registrando un forte incremento nel loro peso specifico sulla realtà
politica, economica, sociale. Nella modernità attorno al concetto di potere abbiamo trovato
espressi fattori come potenza, forza, influenza tutti utilizzati al fine di
realizzare il condizionamento sociale per trovare obbedienza a un comando che
contenga un determinato contenuto.Su queste basi era maturato il
concetto fondamentale di separazione dei poteri (Locke, Montesquieu, Sieyès)
destinata a diventare il cardine dello Stato di diritto.In particolare
l’abate Sieyès, con la sua teorizzazione dei rapporti tra potere costituente e
poteri costituiti, aveva posto le basi per la teoria moderna della
Costituzione: teoria seguita dai nostri Padri Costituenti capaci anche di
realizzare forti innesti “sociali” nella redazione del testo della Carta
Fondamentale. Il testo della Costituzione deve essere così inteso come atto
normativo mirante a definire e disciplinare la titolarità e l’esercizio del
potere sovrano. Oggi, non soltanto in Italia, questo schema sta rapidamente
saltando, al di là delle modifiche normative già attuate o semplicemente
proposte. Lo Stato legislativo ha ormai lasciato il posto allo Stato
governativo che produce una sorta di “inflazione normativa” nella forma di
decreti e decisioni particolaristiche (è sufficiente esaminare il lavoro del
Parlamento italiano nel corso degli ultimi trent’anni).Nello stesso
tempo la Magistratura ha svolto sempre di più funzioni di supplenza al riguardo
della determinazione degli equilibri politici e degli stessi orientamenti
legislativi, intervenendo anche su temi di diretta pertinenza al riguardo delle
fonti stesse di legittimazione delle sedi legislative: si pensi al tema della
legge elettorale. Inoltre i confini del potere politico appaiono confusi rispetto a
quelli del potere economico: su questo punto è avvenuto, sempre per restare
nell’ambito dell’Occidente e ancor più in specifico del “caso italiano”, una
surrettizia (e non completata) “cessione di sovranità” avvenuta per via di un
processo non apertamente democratico.
Appare necessaria una riflessione sulla folle corsa che la
modernità sembra imporre alla ricerca di un verticismo assoluto nella
detenzione del potere. I frangenti che abbiamo citato al riguardo dei primi atti
dell'avvento della destra al potere in Italia impongono di tornare a riflettere
proprio sull’appiattirsi delle relazioni e sull'emergere della necessità
d'imporsi di un potere sovraordinato rispetto al venir meno di confini netti
tra potere economico, politico, ideologico, tra poteri costituenti e poteri
costituiti oppure ancora tra esecutivo, legislativo, giudiziario.Sorge però a
questo proposito una domanda cruciale: come potrà costituirsi, nel concreto,
questo potere sovraordinato?La destra sta fornendo la sua risposta (analoga a
quelli di altre situazioni comprese quelli di paesi appartenenti all’UE) e pare
in grado di affrontare la radicalità della “questione democratica” sviluppando
una torsione che rispetto ai nostri canoni “classici” non possiamo che valutare
come pericolosa.Alternative?