Pagine

venerdì 30 dicembre 2022

LE TRE PIETÀ
di Angelo Gaccione


Michelangelo Buonarroti

La materia ha la sua importanza e il gesso non è il marmo. L’aver visto le tre opere marmoree più e più volte, fatalmente stempera le impressioni e le aspettative trovandoti davanti ai calchi, e questo sia detto senza nulla togliere alla buona fattura delle realizzazioni. Mi sto riferendo alle Tre Pietà di Michelangelo, quella super-celebre della Basilica di San Pietro, la Pietà Bandini di Santa Maria del Fiore a Firenze e la Pietà Rondanini di Milano custodita all’interno del Castello Sforzesco, i cui calchi in gesso sono esposti ora nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale qui a Milano. Certo è che non si poteva trovare ambiente migliore per presentarli al pubblico, considerato che due calchi riproducono i capolavori non terminati del Buonarroti, e la Sala delle Cariatidi abbonda di statue smozzate, decapitate, ferite negli arti, come ferito è rimasto il Salone a seguito dei bombardamenti anglo-americani sulla città. Un vero e proprio tiro a segno contro obiettivi che non avevano nulla di militare (il Palazzo Reale, la Galleria, il Poldi Pezzoli, il Teatro alla Scala e via enumerando) e con il solo scopo di distruggere per distruggere. Ma si sa, quanto a barbarie gli Stati in guerra si somigliano tutti. 


Le tre Pietà

L’esposizione ha l’intento di mostrarle assieme le tre Pietà per metterle a confronto e darcene i dettagli con proiezioni su dei giganteschi teli che rendono gigantesche anche le sculture. Il senso profondo di queste opere è legato all’idea della morte, della caduta, della fragilità della vita. Andrebbero pertanto guardate e meditate nel più assoluto silenzio e raccoglimento. Purtroppo non è così, anche se le visite sono limitate a 40 visitatori alla volta, c’è sempre chi chiacchiera senza curarsi degli altri e lo farebbe anche se gli si mettesse la mordacchia. È lo scotto che si paga alla fruizione di massa. In verità a me dà fastidio anche la musica e non si capisce perché debba essere utilizzata in ogni situazione. Ci sono casi e momenti in cui il silenzio può bastare: un silenzio denso, profondo, assoluto. Come si dovrebbe fare davanti alla morte che abbiamo trasformato in spettacolo.


La Sala delle Cariatidi
 massacrata dalle bombe anglo-americane

Ognuno vede e sente in base alla propria sensibilità, è naturale, ma se possiamo tollerare le grida disperate di una madre davanti al corpo del figlio morto, intollerabile ci appaiono le sceneggiate delle prefiche, come gli applausi che accompagnano i funerali, le chiacchiere patetiche sugli altari come se fossimo a teatro. La Pietà Vaticana Michelangelo l’aveva realizzata nel 1498 all’età di 23 anni, ne ha 72 quando inizia a scolpire la Pietà Bandini e ne avrà 80 quando smetterà di lavorarci senza portarla a termine. Per la Pietà Rondanini siamo addirittura al limitare della sua scomparsa, a 89 anni, e non terminerà neanche questa. In un arco di tempo così ampio, qualsiasi uomo muta idee, modo di sentire, concezioni, visioni, carattere, e l’artista è anch’egli prima di tutto un uomo. Non ci è dato sapere se i suoi lavori non finiti siano il rifiuto di una perfezione che non ha più ragioni, o se invece la convinzione certa che il tempo toglie, scarnifica, sottrae, e dunque non c’è da aggiungere nulla a ciò che il tempo si prende. Alla folgorazione che coglie il nostro sguardo davanti a quella madre bambina che regge un corpo di figlio tanto adulto, della Pietà Vaticana, si contrappone la meditazione tutta interiore e dolente davanti a quei due corpi della Pietà Rondanini, che sembrano sorreggersi l’un l’altro e che non hanno finito del tutto di uscire dalla pietra.  



La Sala delle Cariatidi
prima della devastazione