Pagine

martedì 6 dicembre 2022

SANITÀ LOMBARDA
di Angelo Gaccione


 
I fatti e le chiacchiere.


Ci sono i fatti e ci sono le chiacchiere. I fatti sono molto semplici: sono in possesso degli esami prescrittimi da una neurologa del Policlinico di Milano per verificare da che cosa abbia avuto origine la mia diplopia (vedo sdoppiato) e se c’è la possibilità di intraprendere una cura farmacologica per debellarla, o se invece mi dovrò rassegnare e dovrò ricorrere a delle lenti speciali. Sono in possesso di questi esami dal mese di agosto, e mi sono mosso subito per prenotare una visita affinché la neurologa potesse controllarli e decidere il da farsi. In agosto è stato impossibile avere un appuntamento per i mesi successivi. Impossibile è stato in settembre e solo a fine ottobre, esattamente la mattina del 31 si è compiuto il miracolo, come si può vedere dalla prenotazione qui riprodotta. L’appuntamento mi è stato dato, ma per il mese di aprile del prossimo anno. In tutto, se evitiamo di considerare il mese di agosto, mese notoriamente di stasi ma con gli uffici delle prenotazioni comunque aperti, si tratta di ben 8 mesi di attesa. Un ottimo primato per la Sanità pubblica lombarda, trattandosi di una semplice visita neurologica e non di un intervento di alta e sofisticata chirurgia. 


La data della visita

Le chiacchiere parlano di sistema sanitario efficientissimo (così scrivono i giornali e così dicono i giornalisti televisivi di note trasmissioni serali, ma non ci rivelano presso quali strutture si fanno curare e visitare loro, né si prendono la briga di andare a verificare direttamente nelle strutture sanitarie pubbliche come stanno veramente le cose), i fatti rivelano il contrario. Le liste di attesa a Milano sono scandalosamente lunghe e come si vede, nel mio caso, si può arrivare a superare il mezzo anno di attesa. Ne sanno qualcosa i manager profumatamente pagati? Probabilmente no, perché non se ne interessano. Ne sono a conoscenza i politici? Probabilmente sì, ma non se ne preoccupano perché loro, come farà di sicuro il presidente della Regione, si faranno curare nelle strutture private a nostre spese senza i tempi di attesa a cui siamo sottoposti noi cittadini che non apparteniamo alla casta di questi farabutti di destra, di sinistra e di centro. In Lombardia e nella civile Milano se ti ritrovi con quaranta di febbre devi scendere dal letto e andare tu ammalato nell’ambulatorio di un medico, non il medico al tuo domicilio. Dopo la vergogna che la pandemia da Covid 19 ha messo in luce non è cambiato nulla, e nulla è cambiato nella direzione intrapresa dai governi che si sono succeduti in questi ultimi scorci. 



I responsabili di questo sfascio hanno nomi e cognomi, a uno di loro hanno avuto l’improntitudine di fare di recente un funerale di Stato. Per fortuna c’è la morte, la cosa meno ingiusta che ha creato la natura, e anche manager e politici saranno divorati dai vermi. Una marea di miei conoscenti alle ultime elezioni non è andata a votare e molti di loro hanno fatto a pezzi il certificato elettorale. Io non ancora, ma a pezzi andrebbero fatti i responsabili di questo sfascio. Coltivo il sogno che prima di chiudere gli occhi anche a Milano possa avvenire quello che avvenne al castello Hradčany di Praga il 23 maggio del 1618: una salutare defenestrazione. Una defenestrazione con corpi che volano dai palazzi del potere e con le ambulanze che li raccolgono per portarli nei Pronto Soccorso. Dove dovranno aspettare parecchie ore prima che i rari medici che vi hanno lasciato in funzione, possano verificare se hanno esalato l’ultimo respiro.