Ci sono i fatti e ci sono le
chiacchiere. I fatti sono molto semplici: sono in possesso degli esami
prescrittimi da una neurologa del Policlinico di Milano per verificare da che
cosa abbia avuto origine la mia diplopia (vedo sdoppiato) e se c’è la
possibilità di intraprendere una cura farmacologica per debellarla, o se invece
mi dovrò rassegnare e dovrò ricorrere a delle lenti speciali. Sono in possesso
di questi esami dal mese di agosto, e mi sono mosso subito per prenotare una
visita affinché la neurologa potesse controllarli e decidere il da farsi. In
agosto è stato impossibile avere un appuntamento per i mesi successivi.
Impossibile è stato in settembre e solo a fine ottobre, esattamente la mattina
del 31 si è compiuto il miracolo, come si può vedere dalla prenotazione qui
riprodotta. L’appuntamento mi è stato dato, ma per il mese di aprile del
prossimo anno. In tutto, se evitiamo di considerare il mese di agosto, mese
notoriamente di stasi ma con gli uffici delle prenotazioni comunque aperti, si
tratta di ben 8 mesi di attesa. Un ottimo primato per la Sanità pubblica
lombarda, trattandosi di una semplice visita neurologica e non di un intervento
di alta e sofisticata chirurgia.
La data della visita
Le chiacchiere parlano di sistema sanitario
efficientissimo (così scrivono i giornali e così dicono i giornalisti
televisivi di note trasmissioni serali, ma non ci rivelano presso quali
strutture si fanno curare e visitare loro, né si prendono la briga di andare a verificare
direttamente nelle strutture sanitarie pubbliche come stanno veramente le
cose), i fatti rivelano il contrario. Le liste di attesa a Milano sono
scandalosamente lunghe e come si vede, nel mio caso, si può arrivare a superare
il mezzo anno di attesa. Ne sanno qualcosa i manager profumatamente pagati?
Probabilmente no, perché non se ne interessano. Ne sono a conoscenza i
politici? Probabilmente sì, ma non se ne preoccupano perché loro, come farà di
sicuro il presidente della Regione, si faranno curare nelle strutture private a
nostre spese senza i tempi di attesa a cui siamo sottoposti noi cittadini che
non apparteniamo alla casta di questi farabutti di destra, di sinistra e di
centro. In Lombardia e nella civile Milano se ti ritrovi con quaranta di febbre
devi scendere dal letto e andare tu ammalato nell’ambulatorio di un medico, non
il medico al tuo domicilio. Dopo la vergogna che la pandemia da Covid 19 ha
messo in luce non è cambiato nulla, e nulla è cambiato nella direzione
intrapresa dai governi che si sono succeduti in questi ultimi scorci.
I
responsabili di questo sfascio hanno nomi e cognomi, a uno di loro hanno avuto
l’improntitudine di fare di recente un funerale di Stato. Per fortuna c’è la
morte, la cosa meno ingiusta che ha creato la natura, e anche manager e
politici saranno divorati dai vermi. Una marea di miei conoscenti alle ultime
elezioni non è andata a votare e molti di loro hanno fatto a pezzi il
certificato elettorale. Io non ancora, ma a pezzi andrebbero fatti i responsabili
di questo sfascio. Coltivo il sogno che prima di chiudere gli occhi anche a
Milano possa avvenire quello che avvenne al castello Hradčany di Praga il 23
maggio del 1618: una salutare defenestrazione. Una defenestrazione con corpi
che volano dai palazzi del potere e con le ambulanze che li raccolgono per
portarli nei Pronto Soccorso. Dove dovranno aspettare parecchie ore prima che i
rari medici che vi hanno lasciato in funzione, possano verificare se hanno
esalato l’ultimo respiro.