Il
22 marzo conferenza stampa dalle ore 11:00 alle ore 12:00 in piazza dell’Esquilino
a Roma. Gentile
eletta - o eletto- alla Camera dei deputati, la
stampa riferisce che il presidente del Consiglio, Giorgia
Meloni, il prossimo mercoledì 22 marzo, alle ore 9:30, terrà le comunicazioni
alla Camera sul Consiglio europeo in programma a Bruxelles il 23 e il 24 marzo,
avente per oggetto, tra altri punti in discussione, l’Ucraina.Da parte dei commentatori politici l'appuntamento è stato inquadrato come
un momento discriminante relativamente alla natura e all'assetto degli
equilibri politici vigenti. La domanda che rivolgono è: sarà
mantenuta la barra (storta) su una solidarietà trasversale filoatlantica nel
puntare alla vittoria militare dell’Ucraina (“lo Stato aggredito”) contro la
Russia (“lo Stato aggressore”)? Oppure - ma questo lo suggeriamo noi -
verrà dato ascolto e sbocco all’indirizzo pacifista dell’opinione pubblica, nel
presupposto che, soprattutto in democrazia, “vox populi vox dei”? Di
fronte a questo momento cruciale di posizionamenti e di scelte, siamo qui a
chiederLe, al di là delle manovre della politica partitica, e delle posizioni
ufficiali del suo gruppo parlamentare, in accordo oltretutto con una volontà
popolare manifesta, di esprimersi coerentemente con l’art.11 della Costituzione
Italiana. Il senso del “ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali” ci sembra pienamente recepito da una opinione
pubblica che - la stampa ne è unanimemente testimone - è in modo schiacciante
contraria al coinvolgimento militare nel conflitto russo-ucraino e quindi
all’invio di armi al governo Zelensky. Stando
agli istituti di sondaggio cui pescano i nostri giornali, con percentuali
varianti di poco, secondo gli italiani il principale responsabile della guerra
in Ucraina va individuato in Vladimir Putin e la solidarietà con il popolo
ucraino martoriato è un atto dovuto. Non concordano però con l’invio di armi
all’Ucraina perché vogliono scongiurare escalation militari che portino la NATO
ad intervenire direttamente nel conflitto. Non confidano nella vittoria
militare di Zelensky perché sperano in un accordo di pace in cui ciascuna delle
parti rinunci a qualcosa. Non sono favorevoli, infine, alle sanzioni contro
Mosca perché sono convinti che più che la Russia danneggino l’economia italiana
ed europea. Ammesso - e non concesso - sia stata necessaria finora la
solidarietà armata all’Ucraina, le circostanze attuali di un conflitto sempre
più sanguinoso e pericoloso, che colpisce più gli estranei che non i
combattenti sul territorio (la fame in Africa, gli accordi di Parigi sul clima,
i missili che cadono accanto a una centrale nucleare…), esigono uno stop immediato
agli aiuti militari. Un esame degli scenari prospettati da maestri della
geopolitica come Kissinger e da capi militari americani come il generale Milley
dovrebbe indurre a dismettere del tutto un percorso di lotta armata con ogni
evidenza senza prospettive (se non eventualmente il baratro). Sarebbe
necessario rivedere queste tre decisioni: 1)la proroga a tutto il
2023 degli aiuti militari alle autorità governative dell'Ucraina 2)conseguire l’obiettivo di
una spesa per la difesa pari al 2% del Pil 3)partecipare alle sanzioni
UE e NATO contro la Russia. A
questa conclusione è recentemente arrivato il segretario della CGIL Maurizio
Landini, che ci sembra abbia ben meditato sulle parole di Papa Francesco:
“Oggi non esistono guerre giuste”.
Si
dice: “Smettere di inviare armi non fa finire la guerra, fa finire l’Ucraina”.
Questo è proprio tutto da dimostrare e non riteniamo saggio orientare la
politica su ipotesi che hanno basi più fantastiche che realistiche. (Si veda in
proposito quanto riportato dallo “Speciale Russia-Ucraina” predisposto
dall’ISPI il 15 febbraio 2023, e rinvenibile online al seguente link:https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/speciale-russia-ucraina-10-mappe-capire-il-conflitto-33483. Del resto, crediamo chechiunque possa accorgersi facilmente che gli stessi
dirigenti di quasi tutti i partiti italiani rappresentati in parlamento, al
governo come all’opposizione, sono molto restii e dubbiosi sulle pose marziali
ed “eroiche” che devono assumere per fare contenta la retorica atlantica che il
presidente USA Joe Biden ci sta imponendo. Dobbiamo citare le esternazioni di
un nostro ex presidente del Consiglio per dimostrare che l’entusiasmo per
Zelensky è quanto meno posticcio? Tutto quanto sopra argomentato ci conduce a
una domanda cruciale: abbiamo, da europei, tracciato una linea rossa oltre la
quale non seguiamo più una guida oltre Oceano i cui valori possono essere sì
condivisi, ma i cui interessi non collimano affatto con i nostri? Il
quadro internazionale va comunque approfondito e valutato e questo comporta che
ogni decreto, non secretato, passi per il voto dell’aula. Ai cittadini va
garantito il diritto a una informazione trasparente. Lo ribadiamo: non è il
caso di istigare un riarmo inviso agli italiani ed anche di fomentare una
guerra economica distruttiva ed autodistruttiva. Quindi ci permettiamo di
insistere: non Le chiediamo affatto di ascoltare il movimento per la pace ma
proprio il popolo italiano, in particolare quello che, a quanto risulta
dall’astensionismo elettorale, non va più a votare, probabilmente anche perché
la sua opinione è ignorata sui temi vitali. Il popolo italiano chiede negoziati
di pace subito e questo comporta che il nostro Paese si faccia protagonista di
una nuova fase di sforzi diplomatici affinché sia scongiurato il rischio di una
ulteriore escalation militare. L’idea su cui lavorare è, come suggerisce Papa
Francesco, rinnovare lo spirito di Helsinki convocando (noi proponiamo Assisi
come sede) una Conferenza sulla Sicurezza in Europa.
Solo
a questo punto i “pacifisti”, quali noi ci dichiariamo e siamo, Le rivolgono un
appello accorato: prima di votare questa o quella mozione consideri con
attenzione a non farsi complice di logiche di guerra che rischiano di condurre
il Paese verso avventure senza ritorno e persino il baratro della catastrofe
nucleare. Si faccia un esame di coscienza e consideri quanto certe scelte
belliciste siano solo a favore dei pochi che si arricchiscono sulle spalle dei
molti e sempre più poveri. Contribuisca a riportare l’Italia quale punto di
riferimento di diplomazia come cultura della cooperazione e non del nemico; e
della necessaria pace con la natura, indispensabile per la pace tra le società
umane. La
invitiamo a un confronto online il 20 marzo dalle ore 19:00 alle ore 20:00 Questo
il link per collegarsi: https://us06web.zoom.us/j/83737497172?pwd=TENTODAva3c3M09QcHJsQVluclc5dz09 Alfonso
Navarra e Cosimo Forleo introdurranno, tra gli altri, Enzo Pennetta, del
comitato referendario “Ripudia la guerra”.
Per
la coalizione dei Disarmisti esigenti www.disarmistiesigenti.org Alfonso
Navarra - portavoce cell. 340-0736871 Daniele
Barbi - comitato antinucleare di Treviri Ennio Cabiddu - Stop RWM cell. 366-6535384 Cosimo
Forleo - Per la Scuola della Repubblica cell. 347-9421408 Luigi
Mosca - Gruppo diplomazia dal basso, fisico delle particelle elementari Marco
Zinno - Radio Nuova Resistenza cell. 335-5414983 Con
la collaborazione di: Moreno
Biagioni - Firenze contro la guerra Angelica
Romano - UN PONTE PER Patrizia
Sterpetti - WILPF Italia