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sabato 18 marzo 2023

AI SIGNORI DEPUTATI


 

Il 22 marzo conferenza stampa dalle ore 11:00 alle ore 12:00 in piazza dell’Esquilino a Roma.
  
Gentile eletta - o eletto- alla Camera dei deputati, 
la stampa riferisce che il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, il prossimo mercoledì 22 marzo, alle ore 9:30, terrà le comunicazioni alla Camera sul Consiglio europeo in programma a Bruxelles il 23 e il 24 marzo, avente per oggetto, tra altri punti in discussione, l’Ucraina. Da parte dei commentatori politici l'appuntamento è stato inquadrato come un momento discriminante relativamente alla natura e all'assetto degli equilibri politici vigenti.
 
La domanda che rivolgono è: sarà mantenuta la barra (storta) su una solidarietà trasversale filoatlantica nel puntare alla vittoria militare dell’Ucraina (“lo Stato aggredito”) contro la Russia (“lo Stato aggressore”)?
Oppure - ma questo lo suggeriamo noi - verrà dato ascolto e sbocco all’indirizzo pacifista dell’opinione pubblica, nel presupposto che, soprattutto in democrazia, “vox populi vox dei”? 
 
Di fronte a questo momento cruciale di posizionamenti e di scelte, siamo qui a chiederLe, al di là delle manovre della politica partitica, e delle posizioni ufficiali del suo gruppo parlamentare, in accordo oltretutto con una volontà popolare manifesta, di esprimersi coerentemente con l’art.11 della Costituzione Italiana. Il senso del “ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” ci sembra pienamente recepito da una opinione pubblica che - la stampa ne è unanimemente testimone - è in modo schiacciante contraria al coinvolgimento militare nel conflitto russo-ucraino e quindi all’invio di armi al governo Zelensky.
Stando agli istituti di sondaggio cui pescano i nostri giornali, con percentuali varianti di poco, secondo gli italiani il principale responsabile della guerra in Ucraina va individuato in Vladimir Putin e la solidarietà con il popolo ucraino martoriato è un atto dovuto. Non concordano però con l’invio di armi all’Ucraina perché vogliono scongiurare escalation militari che portino la NATO ad intervenire direttamente nel conflitto. Non confidano nella vittoria militare di Zelensky perché sperano in un accordo di pace in cui ciascuna delle parti rinunci a qualcosa. Non sono favorevoli, infine, alle sanzioni contro Mosca perché sono convinti che più che la Russia danneggino l’economia italiana ed europea. Ammesso - e non concesso - sia stata necessaria finora la solidarietà armata all’Ucraina, le circostanze attuali di un conflitto sempre più sanguinoso e pericoloso, che colpisce più gli estranei che non i combattenti sul territorio (la fame in Africa, gli accordi di Parigi sul clima, i missili che cadono accanto a una centrale nucleare…), esigono uno stop immediato agli aiuti militari. Un esame degli scenari prospettati da maestri della geopolitica come Kissinger e da capi militari americani come il generale Milley dovrebbe indurre a dismettere del tutto un percorso di lotta armata con ogni evidenza senza prospettive (se non eventualmente il baratro). Sarebbe necessario rivedere queste tre decisioni:
1) la proroga a tutto il 2023 degli aiuti militari alle autorità governative dell'Ucraina
2) conseguire l’obiettivo di una spesa per la difesa pari al 2% del Pil
3) partecipare alle sanzioni UE e NATO contro la Russia.
A questa conclusione è recentemente arrivato il segretario della CGIL Maurizio Landini, che ci sembra abbia ben meditato sulle parole di Papa Francesco: “Oggi non esistono guerre giuste”.



Si dice: “Smettere di inviare armi non fa finire la guerra, fa finire l’Ucraina”. Questo è proprio tutto da dimostrare e non riteniamo saggio orientare la politica su ipotesi che hanno basi più fantastiche che realistiche. (Si veda in proposito quanto riportato dallo “Speciale Russia-Ucraina” predisposto dall’ISPI il 15 febbraio 2023, e rinvenibile online al seguente link: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/speciale-russia-ucraina-10-mappe-capire-il-conflitto-33483.  Del resto, crediamo che chiunque possa accorgersi facilmente che gli stessi dirigenti di quasi tutti i partiti italiani rappresentati in parlamento, al governo come all’opposizione, sono molto restii e dubbiosi sulle pose marziali ed “eroiche” che devono assumere per fare contenta la retorica atlantica che il presidente USA Joe Biden ci sta imponendo. Dobbiamo citare le esternazioni di un nostro ex presidente del Consiglio per dimostrare che l’entusiasmo per Zelensky è quanto meno posticcio? Tutto quanto sopra argomentato ci conduce a una domanda cruciale: abbiamo, da europei, tracciato una linea rossa oltre la quale non seguiamo più una guida oltre Oceano i cui valori possono essere sì condivisi, ma i cui interessi non collimano affatto con i nostri?
Il quadro internazionale va comunque approfondito e valutato e questo comporta che ogni decreto, non secretato, passi per il voto dell’aula. Ai cittadini va garantito il diritto a una informazione trasparente. Lo ribadiamo: non è il caso di istigare un riarmo inviso agli italiani ed anche di fomentare una guerra economica distruttiva ed autodistruttiva. Quindi ci permettiamo di insistere: non Le chiediamo affatto di ascoltare il movimento per la pace ma proprio il popolo italiano, in particolare quello che, a quanto risulta dall’astensionismo elettorale, non va più a votare, probabilmente anche perché la sua opinione è ignorata sui temi vitali. Il popolo italiano chiede negoziati di pace subito e questo comporta che il nostro Paese si faccia protagonista di una nuova fase di sforzi diplomatici affinché sia scongiurato il rischio di una ulteriore escalation militare. L’idea su cui lavorare è, come suggerisce Papa Francesco, rinnovare lo spirito di Helsinki convocando (noi proponiamo Assisi come sede) una Conferenza sulla Sicurezza in Europa.


Solo a questo punto i “pacifisti”, quali noi ci dichiariamo e siamo, Le rivolgono un appello accorato: prima di votare questa o quella mozione consideri con attenzione a non farsi complice di logiche di guerra che rischiano di condurre il Paese verso avventure senza ritorno e persino il baratro della catastrofe nucleare. Si faccia un esame di coscienza e consideri quanto certe scelte belliciste siano solo a favore dei pochi che si arricchiscono sulle spalle dei molti e sempre più poveri. Contribuisca a riportare l’Italia quale punto di riferimento di diplomazia come cultura della cooperazione e non del nemico; e della necessaria pace con la natura, indispensabile per la pace tra le società umane.
 
La invitiamo a un confronto online il 20 marzo dalle ore 19:00 alle ore 20:00
Questo il link per collegarsi:
https://us06web.zoom.us/j/83737497172?pwd=TENTODAva3c3M09QcHJsQVluclc5dz09
Alfonso Navarra e Cosimo Forleo introdurranno, tra gli altri, Enzo Pennetta, del comitato referendario “Ripudia la guerra”.


Per la coalizione dei Disarmisti esigenti
www.disarmistiesigenti.org
Alfonso Navarra - portavoce cell. 340-0736871
Daniele Barbi - comitato antinucleare di Treviri
Ennio Cabiddu - Stop RWM cell. 366-6535384
Cosimo Forleo - Per la Scuola della Repubblica cell. 347-9421408
Luigi Mosca - Gruppo diplomazia dal basso, fisico delle particelle elementari
Marco Zinno - Radio Nuova Resistenza cell. 335-5414983
Con la collaborazione di:
Moreno Biagioni - Firenze contro la guerra
Angelica Romano - UN PONTE PER
Patrizia Sterpetti - WILPF Italia