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domenica 19 marzo 2023

LA POESIA CIVILE DI LANGELLA
di Guglielmina Rogante 

Giuseppe Langella

A leggere i testi ironici, spesso graffianti, più spesso densi di pietà di Giuseppe Langella, pare di essere retrocessi tra Dante e Parini, essendo questo suo Pandemie e altre poesie civili (Mursia, Milano 2022, pagine 96), un viaggio in tutti i gironi dell’orrido inferno globale dell’oggi, la coscienza amara della totale perdita dei valori di riferimento (“svaniscono, esuli, i valori”) di una società che vorrebbe dirsi civile, sebbene con la speranza che la fraternità torni ad essere umano collante dei viventi e che chi è stato oppresso sia poi il primo a godere della luce della pienezza. Davvero Langella con la sua poesia, transitando, ma con inedita leggerezza, quasi acrobatica, “per le riserve della storia letteraria”, come scrive Guido Oldani fondatore del movimento del Realismo terminale a cui l’autore ha aderito tra i primi, ha scelto di fare della sua parola poetica, colta e al tempo stesso popolare, un esercizio di coscienza civile e di sprone al ravvedimento per un’umanità giunta sull’“orlo dell’abisso”. 



Sono cinque le tappe di questo viaggio, ognuna formata da dieci poesie. La prima, Cronache della barbarie, denuncia opportunismi, finzioni e indifferenza di una società che vive nell’alienazione, con uomini come “burattini”, “non più fratelli, ma nemici”. Segue ne L’uomo delle metropoli lo sguardo sconfortato su un mondo dove l’individuo scompare nella massa, annegando in una globale insignificanza. Il terzo girone Money, money, money mette in amara satira la pandemia del consumismo e dell’avidità di profitto con “evasori” che “son peggio delle idrovore”. La terra presa a calci attraversa il ‘creato’ cementificato e plasticato, per consumo, per profitto, per insipienza. Nell’ultima sezione di questa moderna “commedia”, Fratelli tutti, gli ultimi i primi, vengono raccontati i martiri della cultura dello scarto, ma con profetico richiamo al Vangelo, che li vuole primi per umanità e sopportazione, degni di trascendenza in un mondo caduto nell’abisso della materialità.