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mercoledì 12 aprile 2023

IL BLUFF DI GIORGIA
di Luigi Mazzella


La Francia e l’Italia: Macron e Meloni.
 
Chi avesse preso sul serio ciò che, per molti anni aveva minacciato Giorgia Meloni, soprattutto quando si era opposta duramente a Mario Draghi (e a tutto l’establishment cosiddetto di sinistra, e non solo esso, che gli teneva bordone) parlando a destra e a manca, avrebbe potuto temere (non a torto, dandole credito) robusti scossoni per l’Unione Europea e seri pericoli per la fedeltà atlantica, se al potere fosse giunto un centro-destra da lei condotto.
In realtà, l’ambiziosa aspirazione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri aveva già compiuto il “miracolo” di una radicale trasformazione della leader post fascista di Fratelli d’Italia, nel corso della campagna elettorale. La Meloni aveva, infatti, molto “annacquato” le sue posizioni barricadere (per ingraziarsi gli Americani, cogliendone le propensioni verso una rivalutazione del nazi-fascismo scoperto in Ucraina) e la sua “propaganda” aveva sorpreso i suoi stessi “camerati”, che avevano seguito la loro leader, adusi a un’obbedienza “pronta, cieca ed assoluta”. È verosimile, però, che essi pur disposti a credere, obbedire, (e far combattere gli ucraini, con le armi fornite da Crosetto) qualche sorpresa l’abbiano avvertita per il recente viaggio di Emmanuel Macron in Cina. Il Presidente della Repubblica Francese (che non a caso, in precedenza, qualche sgarbo alla Meloni lo aveva fatto, per prendere le distanze dalla sua politica) incontrando Xi Jinping, a parte la tessitura di utili rapporti commerciali, si è convinto che l’Europa debba scrollarsi di dosso l’egemonia (non ha aggiunto: prevaricante, ma era questo l’aggettivo che in un linguaggio meno diplomatico avrebbe usato) degli Statunitensi e starsene buona nel caso in cui la Cina, anelando a ricostituire la sua unità nazionale, avesse annesso alla Repubblica Popolare lo Stato di Taiwan. Considerato, infatti, che il comunismo è considerato da Xi Jinping un errore del passato (da non ripetere) e che l’annessione non comprometterebbe i principi di libertà economica esistenti nell’isola, l’idea non deve essere apparsa all’uomo politico francese diversa dalle aspirazioni galliche, di tempo addietro, di far proprie “Nizza, Savoia e Corsica fatal” (considerate dal Duce “sponde di romanità”) e a quelle italiche di ricongiungere alla “madre-Patria” Trieste e Trento. Naturalmente, Ursula von der Layen, “terzo incomodo” allo storico incontro di Pechino, si è dissociata dal compagno di viaggio francese, ripetendo alla stampa e in televisione i consueti “bla bla bla” sull’unità Europea. Non è dato ancora sapere se il suo connazionale a capo del governo tedesco che, di recente, qualche torto dagli americani lo ha ricevuto, condividerà la sua posizione. Staremo a vedere!