È il caso di ribadire
alcuni punti fermi prendendo in considerazione il livello dei commenti e delle
analisi che in queste ore si stanno leggendo in esito ai ballottaggi svolti il
28-29 maggio per l'elezione dei sindaci in diversi comuni sparsi per l'Italia e
in particolare (come si riferisce di seguito in questo lavoro molto
abborracciato e schematico) in 6 comuni capoluogo di provincia e 1 comune
capoluogo di regione (anche se piccola e periferica come le Marche). I
risultati si possono leggere in 3 modi: a)come stanno facendo i
grandi mezzi di comunicazione (e come stanno accettando le forze politiche) con
il metodo "calcistico" di conteggiare i Sindaci conquistati alla
stregua dei goal segnati. Si comprende come questo metodo segua l'accrescimento
o la sottrazione di piccole fette di potere (anche rispetto alla mappa interna
delle logiche di partito) ma difficilmente così si riesce a leggere l'insieme
del procedere della vicenda politica; b)analizzare comune per
comune discese e risalite delle candidature e delle diverse forze politiche,
liste civiche, ecc. Si tratta di un metodo che può essere seguito soltanto
attraverso una profonda conoscenza delle diverse realtà locali sotto l'aspetto
economico, sociale, del contesto politico specifico, del valore delle
candidature. Un'operazione che richiede sicuramente tempo e non mediocre
capacità d'interpretazione; c)tentare (consapevoli di
tutti i limiti del caso) di analizzare i dati secondo un metodo
d'interpretazione complessiva in modo da fornire alle forze politiche
interessate una prima chiave di lettura dei dati sfuggendo - appunto - alla
mera logica ragionieristica evidenziatanel punto a). Cercando
di lavorare nei termini indicati dal punto c) si possono evincere queste prime
indicazioni di carattere generale: 1)se colleghiamo la
fragilità del sistema politico all'indicatore della partecipazione al voto
appare evidente che questa fragilità persiste e avanza. Nessuna forza politica,
in questi anni, è riuscita a invertire la tendenza: considerati i 13 comuni
capoluogo impegnati in questa consultazione la percentuale dei voti validi è
scesa dalle elezioni politiche 2022 a quelle comunali 2023 dal 65,19% al
56,02%. Nei 7 comuni capoluogo arrivati al ballottaggio in cui erano iscritti
nelle liste 502.701 tra elettrici ed elettori al primo turno si erano espressi
281.370 voti validi (55,97%) scesi a 253.132 nel secondo (50,35%); 2)Il centro-destra si
afferma evidenziando una maggiore compattezza in un quadro di capacità
coalizionale corroborato dalla presenza partitica. Questo è un elemento da
tenere in considerazione. Su 13 comuni capoluogo al voto al primo turno i
simboli dei tre partiti maggiori della coalizione sono stati presenti ciascuno
in conto proprio a sostegno del candidato-sindaco in 11 comuni su 13 (eccetto
Imperia feudo di Scajola e Massa dove era presente soltanto il simbolo di FdI
contornato da liste civiche). Un solo candidato sindaco fuori dai due poli è
arrivato al ballottaggio (vincendo): il discusso Bandecchi a Terni. 3)Nel centro-sinistra abbiamo
registrato la presenza del simbolo del PD in tutti i 13 comuni ma con una
varietà di presenze in coalizione: M5S con il proprio simbolo a Brindisi
Latina, Teramo, Pisa AVS con il proprio simbolo a Imperia, Massa, Siena, Terni,
Treviso (a Brescia presenti separati Verdi e Sinistra Italiana), Azione -
Italia Viva ad Ancona. Il M5S ha presentato propri candidati sindaci ad Ancona,
Brescia (in coalizione con UP e PCI), Imperia, Massa (in coalizione con Unione
Popolare), Siena, Terni (in coalizione con UP e lista civica), Treviso (in
coalizione con Unione Popolare), Vicenza. 4)Tornando ai dati
complessivi dei 7 comuni in ballottaggio si registra come i candidati sindaci
del centro-destra abbiano ottenuto 126.820 voti incrementando rispetto al primo
turno di 20.961 suffragi mentre quelli del centro -sinistra ne hanno avuto
101.474 cioè 29 voti in più rispetto al primo turno. A mio giudizio seintendiamo fornire un giudizio politico complessivo su questo esito elettorale
non possiamo sfuggire a tre considerazioni: a)cresce comunque
l'astensione; b)si definisce meglio il
profilo bipolare che dal punto di vista del centro-destra accentua i termini di
alleanza tra partiti; c)il PD perno della
coalizione di centro-sinistra non riesce a presentarsi rispetto a due porzioni
di elettorato come soggetto decisivo sul quale far poggiare una coalizione
alternativa alla destra: quello del M5S (la parte residuale del voto 5 Stelle
passato dal turbine della volatilità estrema negli anni '13-'22) che
evidentemente considera il PD partito dell'establishment. Un elettorato 5 Stelle
che ai propri candidati sindaci al primo turno aveva dato 9.624 voti. Eguale
discorso per elettrici ed elettori di UP ormai evidentemente molto diversi da
quella che era la base di Rifondazione Comunista e molto meno sensibile ai
richiami unitari (nel primo turno - sempre riferendoci ai 7 comuni capoluogo
andati al ballottaggio) ai Sindaci presentati da Unione Popolare erano andati
complessivamente 7.608 voti. In
conclusione una possibile lettura politica dei dati riferiti ai 7 comuni capoluogo
andati al ballottaggio ci indica non solo l'ovvia necessità di costruzione di
alleanze ma anche quella (rispetto a porzioni di significativo elettorato) di
lavorare per la definizione di un profilo spiccatamente alternativo. Si tenga
presente, infine e ancora una volta, il tema astensionismo sicuramente non
risolvibile da qui alle elezioni europee. Situazione che necessita quindi di un
forte richiamo di identità per trattenere almeno l'elettorato residuo dalla
tentazione di ulteriori fughe: un segnale unitario sul versante di sinistra
potrebbe anche rappresentare un possibile punto di riferimento positivo.