La guerra scatenata dall'invasione russa dell'Ucraina occupa
ormai da mesi stabilmente le prime pagine (cartacee, televisive, social) di
tutte le testate: ogni tanto fa capolino anche la situazione del Sud con qualche
sporadico accenno alla Libia. Eppure sono tanti i fronti bellici aperti nel
mondo. Vale sempre la pena ricordarli pur nell'indifferenza generale ed è il
caso anche di ricordare l'aumento esponenziale per le spese di armamento
proprio nel momento in cui l'Unione Europea sta decidendo di spostare in quella
direzione i fondi già destinati a quel Piano (Next Generation Eu) che avrebbe
dovuto sviluppare un tentativo di aiuto alle economie colpite dalla crisi del
COVID e provvedere anche alle tante magagne ambientali e infrastrutturali che
affliggono il vecchio continente.
Le guerre Andando per ordine qui vediamo una
lista più dettagliata dei conflitti che - seppur con tregue provvisorie e
momenti di pace - continuano ad infiammare tantissime regioni del pianeta. *Guerra in Ucraina (Donbass dal 2022;
Crimea dal 2014) *Crisi in Yemen (dal 2011) *Guerra civile in Somalia (dal 1991) *Scontri etnici in Sudan (dal 2011) *Guerra del Darfur (dal 2003) *Conflitto dell'Ituri; Congo (dal 1999) *Narco-guerra in Colombia (dal 1964); dal 2021
vi sono anche scontri e atti di guerriglia al confine con il Venezuela Guerra nel Mali (dal 2012) *Guerra del Kashmir tra India e
Pakistan (dal
1947) *Guerre separatiste in India (dal 1954) *Guerra civile nella Repubblica
Centro Africana (2012) *Guerra jihadista di Cabo Delgado;
Mozambico (dal
2017) *Guerra curdo-turca (dal 1984) *Ribellione comunista nelle
Filippine (dal
1964) *Conflitto Israele-Palestina (dal 1948) *Crisi in Camerun (dal 2017) *Crisi libica (dal 2011) *Crisi
nigeriana *La guerra interna del Myanmar *La narco-guerra del Messico *Guerra in Afghanistan (resistenza Panishj) *La guerra civile siriana *Guerra civile del Tigray e Fronte
di Oromo (Etiopia)
Riarmo Come
ha riportato l'Economist nel 2022 la crescita della spesa per armamenti a
livello mondiale è cresciuta del 4%. In termini reali di più di 2 miliardi di
dollari. Il numero di paesi NATO che hanno già raggiunto l'obiettivo del 2% di
spesa militare sul PIL e passato da 3 nel 2014 a 7 nel 2022 e ormai si può
considerare questo obiettivo un “a floor,not a celling”: un punto di
partenza e non di arrivo. La Polonia punta a raggiungere il 4% entro quest'anno
e a raddoppiare le dimensioni del suo esercito. La Francia aumenta gli investimenti
nei sistemi di difesa cibernetici, spaziali e sottomarini mentre Macron parla
di "economia di guerra". La Germania punta a superare il tetto del
2%. Il Giappone prevede di aumentare a 51,4 miliardi di dollari le spese militari
facendo registrare una crescita del 26,3% rispetto al 2022. Nel frattempo le
spese militari dell'India sono cresciute del 50%: eguale percentuale per
l'eterno nemico indiano, il Pakistan (che dispone dell'armamento atomico). Il
budget della difesa cinese è aumentato del 75% nell'ultimo decennio. L'Algeria
(quella degli accordi con l'Italia per il gas) ha siglato un accordo con la
Russia per una fornitura di armi per 12 miliardi di dollari, aumentando le
spese del 130 per cento. Si rileva infine smentendo i luoghi comuni e come
spiega "The job opportunity Cost War di Heidi Garret Peltier"
un milione di dollari di spesa militare crea meno posti di lavoro rispetto alla
stessa spesa in altri nove settori. La spesa che crea più posti di lavoro è
quella per l'istruzione elementare e secondaria con 19,2 posti per un milione
di dollari. In compenso la spesa militare è quello che crea maggiori profitti
per alcuni settori industriali e relativi "pezzi" di politica che li sostengono.