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lunedì 5 giugno 2023

LA GUERRA NEL CUORE DELL’EUROPA  
di Giovanni Bonomo

 
Opinioni a confronto.
 
Sul crimine della guerra, abominio di ogni diritto, mi sono espresso in occasione della presentazione di “NO WAR. Scritti contro la guerra”, di Angelo Gaccione, mentre nell’articolo “Per la salvezza dell’umanità” spiego che l’unica strada percorribile per scongiurare una guerra mondiale con l’uso di bombe atomiche è il disarmo unilaterale e incondizionato. Bisogna riconoscere che l’Ucraina è la tragica vittima di una guerra brutale per sottomettere il Paese e sfruttarne le vaste risorse: centinaia di migliaia di soldati e civili ucraini e russi hanno già perso la vita sui campi di battaglia e nelle città. Siamo nel mese di giugno 2023 e la propaganda di guerra di entrambe le parti in conflitto è sempre in crescendo: i ministri degli esteri della NATO “per facilitare i negoziati di pace” sono stati capaci solo di stanziare un nuovo pacchetto di aiuti militari, armi e munizioni all’Ucraina da 300 milioni di dollari, palesando il loro reale intento:  prolungare ulteriormente questa guerra, il massacro e la devastazione, obiettivo primario degli Stati Uniti e del Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg. Si tratta di una guerra prolungata condotta nell'interesse delle élite dominanti e dei loro monopoli, che può intensificarsi con la minaccia di bombe nucleari tattiche. Gli ingentissimi costi economici e umani sono gettati sulle spalle della stragrande maggioranza dei cittadini europei che non vogliono la guerra, così come la stragrande maggioranza dei cittadini italiani non vogliono l’invio di armi a Kiev. La pretesa degli imperialisti statunitensi di difendere l'Ucraina è falsa tanto quanto lo sono i loro proclami sulla difesa della libertà, della sovranità e dei «valori liberali». I popoli dell'ex Jugoslavia, dell'Iraq, dell'Afghanistan e della Libia conoscono bene questi «valori». La guerrafondaia NATO è il problema, non la soluzione. Non è mai stata un'alleanza per la difesa degli Stati europei ma per salvaguardare l'egemonia degli Stati Uniti in Europa e per sopprimere qualsiasi istanza disarmista che possa minacciare le élite dominanti che ci governano.


 
La guerra è utilizzata come pretesto per un'estrema militarizzazione e riarmo dell'Europa, i bilanci della difesa vengono raddoppiati e persino triplicati, i governi europei permettono agli Stati Uniti di utilizzare i loro territori per attività militari e persino per le basi nucleari, mentre la Bielorussia sta ora permettendo alla Russia di schierare missili nucleari sul proprio territorio. 
I soldati ucraini e russi stanno pagando con la vita al fronte, mentre i cittadini europei sperimentano un'inflazione alle stelle, alti tassi di interesse, salario reale ridotto, limitazioni dei diritti democratici. Le politiche di austerità sono imposte in tutta Europa per sostenere l'ingente spesa dei bilanci della difesa. Nonostante che il popolo italiano non vuole partecipare a nessuna guerra, 
l'Italia va alla guerra e gli italiani la pagano cara, come scrive Valeria Poletti. In questo scenario non stupisce che molti sostengono l’operazione speciale russa e l'operato del presidente Putin. Perché occorre partire da un presupposto storico: Putin non ha iniziato la guerra in Ucraina. 




Le premesse del conflitto 
L'inizio della “operazione speciale” è la diretta conseguenza del colpo di Stato creato in Ucraina dall'occidente nel 2014 che con la violenza di piazza ha cacciato il governo regolarmente eletto con libere elezioni. Questa guerra è nata nel 2014, dopo il colpo di stato in Ucraina sostenuto anzi spronato dagli USA (c’era Biden vicepresidente e la Clinton segretario di Stato). Poi ci sono stati le rivolte spontanee di quella parte di Ucraina filorussa che si è schierata contro il colpo di Stato. Come risposta furono emanate leggi antirusse e si crearono due repubbliche che per 9 anni si sono rese indipendenti dalla stessa Ucraina, prima con un legittimo referendum, poi con la forza delle armi. Solo che per riprendersi la Crimea la Russia non sparò un solo colpo (in esito a un referendum, perché il 90% della popolazione è russa) mentre nelle altre province non si contavano più le persecuzioni anche solo di chi parla russo, con multe e sparatorie. I dati OCSE parlano di 14.000 morti tra civili e militari nel Donbass in 7 anni. Nel 2014 avvenne anche la strage di Odessa, nel silenzio assordante degli organi di informazione, nonostante Putin avesse più volte denunciato al mondo il genocidio del Donbass: gli ucraini diedero fuoco a un sindacato pieno di anziani, donne e bambini, e coloro che fuggivano dall’incendio furono ammazzati a fucilate. 
Furono poi fatti gli accordi di Minsk - nel periodo di presidenza Trump negli USA - con il riconoscimento delle due Repubbliche da parte dell’Ucraina come regioni a statuto speciale. Si arriva così alla presidenza di Biden il cui figlio “Hunter” (nomen omen…) ha diversi gasdotti in Ucraina facendo affari milionari. Biden ha subito chiesto l’ingresso - inaccettabile per la Russia - dell’Ucraina nella NATO, con i missili puntati a 300 km da Mosca (per non parlare dei vari laboratori che producono armi chimiche, piazzati lungo tutto il confine russo). Con questi antefatti si spiega l’interesse degli USA per questa guerra non voluta da nessuno: hanno spronato Zelensky a bombardare di nuovo il Donbass per riprendersi i territori e con promesse di aiuti miliari. La Russia ha invece fatto di tutto per evitare il conflitto sedendosi al tavolo delle trattative con tutti i presidenti e i ministri degli esteri, ma sentendosi opporre l’assurda pretesa voluta da Biden, ha perfino proposto di demilitarizzare l’Ucraina per farne uno Stato cuscinetto come la Svizzera, di transito di gas e merci, per ricevere in risposta sempre un secco no. Non è difficile comprendere allora la reazione di Putin, sostenuto dalle popolazioni filorusse del Donbass, visto come un liberatore di quelle zone restituite, senza essere annesse alla Russia, alla loro libertà dopo i massacri di quegli anni. 



Una guerra non solo alla Russia 
In questi nove anni insomma la Russia ha appoggiato le Repubbliche, mentre l'occidente ha appoggiato l'Ucraina. In nove anni di finti accordi di pace le due repubbliche indipendenti hanno vissuto con il blocco della propria economia, con il blocco delle pensioni, dell'acqua, della luce da parte del governo ucraino sotto continui bombardamenti. La creazione del nemico russo era compiuta. Come dichiarato e ormai confessato dagli stessi leader occidentali, gli accordi di Minsk non servivano ad arrivare alla pace, bensì a preparare ed armare l'Ucraina in un conflitto contro le repubbliche e contro la stessa Russia. Se la Russia a febbraio non fosse entrata in Ucraina, a inizio marzo sarebbe partita l'offensiva ucraina contro le due repubbliche indipendenti, dove ormai la gran parte degli abitanti aveva la cittadinanza russa. L'Ucraina è stata usata come campo di battaglia per attaccare la Russia, perché l'obiettivo della NATO non è difendere l’Ucraina ma attaccare la Russia e dividerla dall'Europa. 
Dobbiamo comprendere che questa guerra contro la Russia indetta dalla NATO e dalle élite che la sostengono è anche una guerra contro l'Europa, tornata sotto l'asfissiante morsa statunitense. Parlando dell'Italia a noi conviene comprare materie prime dalla Russia ed esportare prodotti finiti oltre ai prodotti del nostro settore primario, non conviene avere la Russia nemica. Gli USA attaccando la Russia hanno rimesso l'Europa sotto il loro totale controllo usando come grimaldello i nuovi membri UE quali Polonia e Paesi baltici. Per avere un quadro più approfondito della materia qui accennata a grandi linee, segnalo il ricco e documentato volume: Perché il conflitto è NATO del giornalista d’inchiesta Francesco Amodeo, nel quale spiega la visione egemonica degli americani e come vogliono imporla al mondo intero. Un dominio monopolare, di cui tutti avremmo da perdere, soprattutto noi italiani che ci troviamo al centro del Mediterraneo. La cessazione della guerra, la fine delle egemonie, il disarmo e la collaborazione pacifica internazionale sono la via da seguire, per un mondo di sicurezza e di prosperità, non il riarmo irresponsabile in cui si sta avviando anche l’Europa.