Eseguita
la lettura dei dati relativi alle elezioni regionali del Molise comparando
l'esito delle regionali 2018 a quello del turno di domenica scorsa 25 giugno
2023 se ne trae la conclusione di una suddivisione dell'elettorato che aveva
premiato la candidatura presentata dal Movimento 5 Stelle. Prendiamo le mosse
dalla partecipazione al voto: nel 2018 risultavano aventi diritto al voto
331.253 elettrici ed elettori, cifra diminuita a 327.805 nel 2023 (si tenga
conto che il Molise è una delle regioni con la più alta percentuale di iscritti
all'estero: nel caso 85.311 per il 26%). Il totale dei voti validi è sceso da
167.629 (2018) a 151.399 (2023) con una sottrazione di 16. 230 unità. Nel 2018
i voti validi avevano rappresentato il 50,49%, nel 2023 il 46,18% (-4,31%). La
candidatura Roberti (2023) per il centro-destra ha realizzato un forte
incremento rispetto alla (pur vincente) candidatura Toma presentata nel 2018:
Toma ottenne 73.229 voti (22,10% sul totale del corpo elettorale) Roberti ha
avuto 94.339 suffragi (28,77% sul totale del corpo elettorale, quindi con un
incremento reale 6,76%). La chiave dello spostamento di consenso risiede nella
posizione del M5S: nel 2018 la candidatura Greco presentata dal Movimento
ottenne 64.875 voti al secondo posto (19,58% sul totale del corpo elettorale),
formulando una comparazione impropria si può ricordare che nelle elezioni
politiche 2022 il M5S ha presentato nel collegio la candidatura Di Palma con
31.265 voti mentre nelle Regionali 2023 il M5S si è presentato nella coalizione
con il PD e altri di centro sinistra a sostegno della candidatura Gravina
ottenendo 9.966 voti (3,04% rispetto all'intero corpo elettorale). La stessa
candidatura Gravina ha ottenuto complessivamente 54.884 voti, 26.066 in più
della candidatura Veneziale presentata nel 2018 dal centro-sinistra (nelle
elezioni politiche del 2022 la candidatura di Alessandra Salvatore per PD, AVS
e più Europa aveva avuto 30.190 voti). Si potrebbe quindi affermare di una vera
e propria spaccatura dell'ex-elettorato 5 stelle sia in direzione
centro-destra, sia in direzione candidatura Pd e altri. Tra le singole forze
politiche c'è da registrare l'incremento di FdI che dai 6.461 voti avuti nel
2018 è passato a 26.516 nel 2023 (flettendo leggermente rispetto alle politiche
2022 dove ottenne 27.818 voti). Incremento anche per Forza Italia (da 14.777 a
16.876) e decremento per la Lega (da 10.792 a 8.425). Nell'ambito del centro
destra si è presentata anche una lista centrista che ha avuto 13.921 voti; la
lista IV-Azione alle politiche 2022 aveva ottenuto 6.247 voti. Il PD scende da
23.447 voti nel 2018 (7,07% sull'intero corpo elettorale) a 16.910 (5,15%
sull'intero corpo elettorale) incrementando però rispetto alle politiche 2022
(13.122 voti). Risultato compensato, nell'occasione delle regionali 2023, dai
5.887 voti ottenuti dalla lista del candidato - presidente e dagli 8.072 voti
della lista civica "Costruire Democrazia". Incremento per l'alleanza
Verdi - Sinistra con 6.685 voti mentre Leu nel 2018 ne aveva ottenuti 3.777
(l'alleanza AVS nelle politiche 2022: 4.784).
In
conclusione: 1) Tutte le consultazioni
intercorse fra le elezioni politiche 2022 ed oggi, sia regionali sia
amministrative hanno mostrato il tratto comune della crescita dell'astensione
che ormai sembra riguardare strutturalmente quasi il 40% dell'elettorato e
quindi superare, di volta in volta, a seconda dei casi e delle circostanze il
50%; 2) il "trend" di
forte volatilità elettorale che aveva caratterizzato il secondo decennio del
XXI secolo sembra aver rallentato la propria corsa identificando in FdI il
partito di maggioranza relativa, senza assegnargli però la funzione di
"partito pivotale" del sistema; 3) la prospettiva delle
elezioni europee (proporzionale con preferenze, sbarramento - per ora - al 4%)
risulterà determinante per il M5S capace di conservare una sua forza alle
elezioni politiche ma debolissimo sul terreno delle elezioni locali, in
particolare quando si è presentato in alleanza con il PD; 4) il nuovo corso della
segreteria PD non ha finora dimostrato una capacità d'attrazione in grado di
rendere il partito competitivo a livello di maggioranza relativa (altro
discorso ovviamente per il sistema di alleanze che per il centro-destra appare
ormai collaudato anche nella presentazione dei simboli e sul versante PD ancora
da costruire anche e soprattutto rispetto all'identità e alla visibilità di uno
schieramento definito).E' vero che le elezioni europee non prevedono la
necessità di apparentamenti, ma nel 2025 ci sarà un importante turno di
elezioni regionali che richiedono il sistema di alleanze. Turno delle regionali
2025 dal quale non dipenderà soltanto il governo delle singole regioni chiamate
in causa (Toscana, Marche, Campania, Puglia, Veneto, Liguria e Valled'Aosta) ma l'andamento del finale di legislatura
(salvo colpi di scena, ovviamente).