Due poesie sul topos Odisseo Telemaco di Iosif Brodkij e Giorgio Linguaglossa. Traduzioni di Giovanni Buttafava e Donata De Bartolomeo. Odisseo è l'uomo che, per primo fa esperienza della perdita della memoria (un vero e proprio stato di ebbrezza) e, proprio grazie a questa esperienza di perdita, può attraversare il mondo alla ricerca di ciò che ha perduto. E' il primo uomo dell'Occidente a dover fare i conti con questo aspetto tipico della psicosi, d'ora in avanti tutti gli uomini saranno segnati da un meccanismo psicotico che agisce all'interno della propria psiche. In Odisseo la perdita di tempo viene a coincidere per la prima volta nella storia europea con la perdita di memoria. Odisseo è il primo umano che fa esperienza della perdita del tempo.
[Giorgio Linguaglossa]
Iosif Brodskij Odisseo a Telemaco Telemaco mio,
la guerra di Troia è finita.
Chi ha vinto non ricordo.
Probabilmente i greci: tanti morti
fuori di casa sanno spargere
i greci solamente. Ma la strada
di casa è risultata troppo lunga.
Dilatava lo spazio Poseidone
mentre laggiù noi perdevamo il tempo. Non so dove mi trovo, ho innanzi
un’isola
brutta, baracche, arbusti, porci e un parco
trasandato e dei sassi e una regina.
Le isole, se viaggi tanto a lungo,
si somigliano tutte, mio Telemaco:
si svia il cervello, contando le onde,
lacrima l’occhio - l’orizzonte è un bruscolo -,
la carne acquatica tura l’udito.
Com’è finita la guerra di Troia
io non so più e non so più la tua età. Cresci Telemaco. Solo gli Dei
sanno se mai ci rivedremo ancora.
Ma certo non sei più quel pargoletto
davanti al quale io trattenni i buoi.
Vivremmo insieme, senza Palamede.
Ma forse ha fatto bene: senza me
dai tormenti di Edipo tu sei libero,
e sono puri i tuoi sogni, Telemaco. [Traduzione di Giovanni Buttafava]
Odisseo a Telemaco Mio Telemaco, la guerra di Troia è finita. Chi ha vinto – non
ricordo. Saranno stati i greci: solo i
greci possono lasciare tanti morti
fuori di casa… Eppure la strada che porta a casa si è rivelata troppo
lunga, come se Poseidone, mentre là cincischiavamo, dilatasse lo
spazio. Non so dove mi trovo, cosa c’è davanti a me. Una specie
di isola sporca, cespugli, edifici, grugnito di
maiali, un giardino incolto, una specie
di regina, erba e pietre*…Caro Telemaco, tutte le isole si assomigliano quando vaghi così a lungo, e il
cervello già si smarrisce, contando le
onde, l’occhio, infestato d’orizzonte,
lacrima e la carne acquosa copre l’udito. Non ricordo come è finita la
guerra e quanti anni hai adesso, non
ricordo. Cresci grande, Telemaco, cresci. Solo gli dei sanno se ci vedremo
ancora. Anche adesso non sei lo stesso
bambino dinanzi al quale trattenevo i
tori. Non fosse per Palamede, vivevamo
insieme.** Ma forse ha ragione lui: senza di
me ti sei liberato dalle pulsioni
d’Edipo ed i tuoi sogni, mio Telemaco,
sono senza peccato. [Traduzione di Donata De
Bartolomeo]
Note
*Riferimento a due episodi dell’Odissea. Una
amnesia colpisce i compagni di Odisseo (in Omero non lo stesso Odisseo) dopo
che avevano assaporato il loto nel paese dei Lotofagi. La maga Circe, invece,
trasforma in maiali tutti i compagni di Odisseo nel tentativo di fargli
dimenticare il ritorno a casa e trattenerlo a sé. (NdT)
**Secondo
il mito Odisseo, non volendo partecipare alla guerra di Troia, si finse pazzo:
si mise ad arare i campi cavalcando dei tori, seminando sale. Il saggio
Palamede smascherò la finzione. Mise in terra il piccolo Telemaco, Odisseo
trattenne i tori dimostrando, così, che non era pazzo. Dovette di conseguenza
partire per la guerra e per questo, in seguito, perfidamente allontanò
Palamede. (NdT)
Il testo russo originale ОДИССЕЙ ТЕЛЕМАКУ Мой Tелемак,
Tроянская война
окончена. Кто победил – не помню.
Должно быть, греки: столько мертвецов
вне дома бросить могут только греки…
И все-таки ведущая домой
дорога оказалась слишком длинной,
как будто Посейдон, пока мы там
теряли время, растянул пространство. Мне неизвестно, где я нахожусь,
что предо мной. Какой-то грязный остров,
кусты, постройки, хрюканье свиней,
заросший сад, какая-то царица,
трава да камни… Милый Телемак,
все острова похожи друг на друга,
когда так долго странствуешь; и мозг
уже сбивается, считая волны,
глаз, засоренный горизонтом, плачет,
и водяное мясо застит слух.
Не помню я, чем кончилась война,
и сколько лет тебе сейчас, не помню. Расти большой, мой Телемак,
расти.
Лишь боги знают, свидимся ли снова.
Ты и сейчас уже не тот младенец,
перед которым я сдержал быков.
Когда б не Паламед, мы жили вместе.
Но может быть и прав он: без меня
ты от страстей Эдиповых избавлен,
и сны твои, мой Телемак, безгрешны. (1972)
Giorgio Linguaglossa
Odisseo a Telemaco a mio figlio Giacomo Caro Telemaco,
come è finita la guerra di Troia non ricordo.
Non so se questa guerra finirà mai,
ormai sono tanti anni che stiamo qui a bivaccare
sotto le mura della città di Poseidone
a fare niente, ad oziare.
La guerra, caro Telemaco, è un pretesto,
una sordida menzogna inventata dagli achei
e dagli dèi
per qualcos’altro di innominabile che forse soltanto
Cassandra e gli dèi sanno.
Ma forse anche loro lo hanno dimenticato.
In fin dei conti, tutte le guerre si somigliano,
forse sono figlie di Mnemosyne,
la dea che tutto cancella.
Alla fine, caro Telemaco, dimentichi anche tu
il perché della guerra,
come è iniziata, come si è svolta.
La memoria non trattiene il tempo.
Qui il tempo è libero dallo spazio.
Gli uomini inseguono il tempo e lo ingannano
ma non possono nulla contro lo spazio.
Così, ho dimenticato anch’io perché
siamo qui, su questa spiaggia
della Troade e perché ti scrivo questa lettera
se mai ti giungerà, da un padre da cui tu sei libero,
e che non dovrai rinnegare.
Sei libero, Telemaco, di non ricordarmi,
di dimenticare questo padre che
non sa fare altro
che oziare qui con la sua Briseide,
su questa spiaggia
inventata
dagli dèi. [Da: Giorgio Linguaglossa, Il tedio di Dio, Progetto Cultura, 2018]