Questa garbata
lettera inviata anche a noi di “Odissea” è stata spedita da Milano, via email,
al sindaco di Acri, alla sua Segreteria e ai rappresentanti dei Comitati Beni
Comuni e Liberi Cittadini, a seguito dello scritto apparso su “Odissea” mercoledì
26 luglio scorso. Non ha bisogno di commenti, e ci auguriamo che autorità e
cittadini si liberino al più presto dell’amianto sparso sul loro territorio. Li
invitiamo a vigilare, a non disperdere tali manufatti sul loro territorio in
maniera irresponsabile, e soprattutto a raccoglierlo e smaltirlo legalmente e
in sicurezza. Ne va della loro stessa incolumità. Chi
scrive, fa riferimento a sua moglie, Teresa Martinelli, deceduta per
mesotelioma pleurico nell’ ottobre 2015. Malattia provocata da una fibra di
amianto inseritasi nei polmoni. Teresa, assistente sociale, collaboratrice del
Centro anti violenza contro le donne dell’Ospedale Mangiagalli, facente parte
del gruppo medico-infermieristico che per primo, in Milano, cercò di
attualizzare la legge Basaglia sui manicomi, fosse viva, non avrebbe problemi
ad accettare che parli di un suo problema. Problema che purtroppo ha
riguardato anche altri e potrebbe riguardare anche altri ancora, se certe
situazioni non venissero affrontate per tempo. Lo dico senza alterigia con la
consapevolezza che mi sto rivolgendo a persone che penso desiderino per sé e i
loro cari, una vita decente senza problemi, almeno, di salute. C’è la
possibilità tecnica di bloccare le fibre di amianto. È stata impiegata in tante
parti d’Italia e potrebbe avvenire anche ad Acri, nell’ interesse generale di
istituzioni e cittadini. Spero possa accadere. Non nascondo il mio rispetto per
chi parla di questi problemi anche se, ovviamente, non sono i soli della vita. Giuseppe Bruzzone