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giovedì 27 luglio 2023

IL PREMIO DE DONNO   
Intervista di Chicca Morone
 

Giuseppe De Donno

Intitolato a un uomo coraggioso.
 
Non è stata sicuramente un’impresa semplice organizzare la prima edizione del Premio De Donno: celebrare un personaggio così importante, e nello stesso tempo misconosciuto in vita, ha reso il lavoro dei promotori piuttosto impegnativo. Ma Antonino Magistro, Giuseppe Barbaro e il comitato tutto non si sono persi d’animo: hanno realizzato un evento di cui si è parlato a lungo a fine giugno durante l’evento e ancora se ne parla dopo un intero mese, sempre con termini entusiastici. Il 27 luglio a Curtatone - paese di nascita del professore - in presenza del sindaco viene consegnata una targa importante ai suoi familiari con le motivazioni riferite all’etica, alla morale e all’impegno profuso da lui e di riflesso dai premiati.
 


Antonino Magistro
 
Credo di aver fatto un lavoro importante, ci dice Antonino Magistro, con chi insieme a me ha lavorato per mettere in piedi un premio in onore del professor Giuseppe De Donno. Tengo a sottolineare che si tratta di un premio attribuito per l’etica, la moralità e l’impegno profuso da parte di 8 medici, 2 giuristi e 5 fra giornalisti e comunicatori. È una prima edizione e le grandi difficoltà che abbiamo incontrato per sono state ripagate dalla grande risonanza ricevuta allora e che ne riceve ancora: alcuni giornali hanno pubblicato la notizia e l’evento, altri lo han addirittura raccontato con filmati. Infatti molti video sono stati postati un po’ ovunque da personaggi, alcuni presenti, altri non; alcuni persino non premiati, come il professor Joseph Tritto e l’attore Enrico Montesano. Persone importanti che appartenevano a quelle associazioni che si sono impegnate in questi tre anni e mezzo a favore dei cittadini italiani come Maurizio Rago e altri esponenti del gruppo Ippocrate.org hanno aderito con slancio. Rimane una bellissima esperienza di una manifestazione che ha dato risalto a chi ha detto no alla dittatura sanitaria, ai protocolli insulsi.
Un premio a chi ha fatto in modo che noi tutti potessimo avere un pensiero nostro e non allineati al pensiero unico. Molte maschere sono cadute, come ha detto il professor Barbaro, prendendo spunto dall’opera pirandelliana. Per fortuna molti volti sono emersi. Certo è che l’idea del professor Barbaro di intitolare il premio al professor De Donno è scaturita da un moto di rabbia e nausea verso le premiazioni, le medaglie e le lauree a “honoris causa” assegnate a tre dei personaggi che non hanno certo contribuito alla ricerca della verità intorno alla psicopandemia vissuta da noi: in contrapposizione abbiamo assegnato il premio a personaggi degni di riconoscimento quali il dottor Andrea Stramezzi, al professor Giuseppe Barbaro, alla dottoressa Rosanna Chifari, ai dottori Mariano Amici, Mariano Bizzarri, Massimo Citro della Riva, Alberto Donzelli e Sandro Sansevero; al professor Vanni Frajese, alla dottoressa Silvana De Mari. Premiati sono stati anche Paolo Cassina e Alessandro Amori per il corto “Invisibili” di cui abbiamo potuto vedere il seguito, il trailer di “Invisibili 2” (il primo ha già fatto il giro di tutto il paese).
Abbiamo dato le targhe ai giuristi professor avvocato Augusto Sinagra e alla dottoressa Alessandra Chiavegatti, magistrato; per la comunicazione e giornalismo a Fabio Duranti di Radio Radio, a Massimo Mazzucco di Contro TV e Dentro la notizia, a Claudio Messora di Byoblu, a Mario Giordano di Fuori dal coro e a Maurizio Belpietro per la Verità. Organizzeremo di sicuro la seconda edizione: ovviamente ci saranno altri premiati, altri nomi, altre persone che si sono distinte in scienza e coscienza e che hanno rifiutato i diktat del mainstream.
 

Giuseppe Barbaro

Programmi futuri? Incontri?
 
Partiamo dal concetto che ci siamo costituiti x esigenza, ne sentivamo il bisogno. Ora che cosa faremo? Quello che abbiamo continuato a fare in questi tre anni: sempre stati impegnati sia dal punto di vista sociale sia informativo, culturale e politico. Nel mio gruppo, le persone che mi ha sostenuto in questa faticosa avventura, Diana Roman, Fulvia Pasta Valenzano, Angela Galassi, Roberta Ferrero, Alessandra Cotta sono tutte donne perché le donne hanno una marcia in più: ho sempre creduto nel loro valore e nella loro importanza perché ragionano meglio, sono più vive ed entusiaste. Avremo l’appuntamento a Curtatone per la commemorazione del Prof. De Donno, ma anche appuntamenti di collegamento con altri eventi sui social e media, quelli che non sono del mainstream, ovviamente.

La conferenza stampa

Domanda ironica: come mai niente mainstream?
 
Perché hanno paura di quello che posso dire, in quanto ho le idee chiare, non solo su De Donno, ma sul 5G, sulla farina degli insetti, sulla guerra: posso parlare di tante cose essendo un politico del popolo. Ho le idee proprio chiare; il problema è che loro hanno posizioni imposte dall’élite tecnocratica finanziaria “extraterritoriale”, per non dire atlantista, europeista che in questo momento sta giocando una partita delicatissima sulle teste di tutti gli italiani. Spero e penso proprio che non ci riescano.



 
Le persone di questo nuovo corso sono ancora collegate?
 
Siamo un gruppo coeso e unito. I premiati hanno apprezzato molto e lo si vede nelle dichiarazioni che hanno fatto. Si sono dimostrati contenti anche quelli non premiati come il professor Joseph Tritto ed Enrico Montesano. Nonostante i bastoni fra le ruote che ci hanno messo i soliti invidiosi e gelosi, siamo riusciti a portare a casa egregiamente questa nostra prima edizione. Da qui potremmo gridare all’unificazione di tutti quei medici (sono già più di 250) che hanno sottoscritto l’esposto al dottor Matteo Bassetti per le bassezze che ogni tanto dice e scrive.
Mi accontento di essere nella grazia di Dio, non penso di sostituirmi a Lui.

La medaglia

Un sogno che vorrebbe veder realizzato…
 
Mi piacerebbe che a novembre fosse esorcizzata l’idea della nostra totale sottomissione all’OMS, l’Ordine Mondiale della Sanità: costoro prevedono di prendere in mano le sorti delle Nazioni che aderiranno e di gestire la sanità in tutti questi paesi. Dati i precedenti è facile sospettare la creazione di pandemie a oltranza e di una serie di vincoli, di doveri e di problematiche rispetto alle “emergenze”. Ne abbiamo già vista una, non vogliamo ripeterne altre. Non vogliamo vedere le buffonate sul clima né sulla zanzara con la malaria, che stanno costruendo in laboratorio, né con i bio-laboratori che cercano di organizzare sul nostro territorio: l’Italia sta diventando una seconda Ucraina. Non vorremmo che un domani ci fosse un organismo privato coordinato e finanziato da alcune società - che sono quelle odiose contro le quali stiamo combattendo - dalle quali non vorremmo mai essere schiavizzati: la nostra libertà, la nostra esistenza, la nostra salute e la nostra integrità sono sacre.
 

L'amica di Big Farm

È possibile contrastare a nuvola nera che si sta addensando su noi?
 
Sì, bisogna risvegliare le coscienze degli individui, risvegliare un popolo che è dormiente, che non ha capito quali sono i risultati di questo siero genico sperimentale, perché alla fine i morti e gli eventi avversi non solo aumentano ma sono un chiaro sintomo di che cosa sia veramente un farmaco coperto dal segreto militare: un’arma biologica. Quello che è accaduto non deve più accadere, solo quando il popolo lo capirà usciremo da queste dittature imposte, sanitarie, economiche… Dobbiamo difendere e preservare il nostro paese, il nostro patrimonio storico artistico culturale. Mi piacerebbe che potessimo non dover più ubbidire ai deliri di questo personaggio iniquo che da Davos ci detta le agende e che si chiama Klaus Schwab. Basta ai diktat liberticidi dell’UE, alla Von der Leyen, basta alle condizioni imposte dall’élite tecnocratica: torniamo a essere un popolo sovrano anche se nel 1945 abbiamo perso la guerra.