Bene non riesco a vedere come vedono loro, i monti dall’alto, qui in pianura dove cammino era l’abisso. Leggiamo questi versi
memorabili sulla quarta di copertina del nuovo libro di Domenico Adriano. La
poesia completa dalla quale derivano si trova nella terza sezione, Cantava
fino a squarciarsi la gola. Potrebbero essere emblematici nel senso che
ritroviamo la stessa sovrapposizione di uomini e cose tipica della poesia del
nostro. Giovanna Grimaldi ha scritto di questo modo caratteristico ben evidente
nel suo precedente libro, Dove Goethe seminò violette, Edizioni Il
Labirinto, 2015: “Ma la narrazione qui non accetta diaframmi e prospetta subito
la cifra metamorfica del libro: sostituisce ai paragoni le sovrapposizioni, fonde
persone e cose, presente e passato, realtà e sogno”. Vediamo dai versi citati
che lo stesso poeta si fonde con i monti e non solo. Ci sono molti esempi di
questo tipo di fusione tra la natura e il poeta, tra le persone e lui, tra le
creature e lui. Nella prima delle cinque parti del libro, Le scale che tu più non
scenderai, la nonna trapassata viene ricordata attraverso il vestito.
Vive ancora in un tempo mitologico dove il poeta indossa lui stesso quel
vestito, attraverso la poesia: “Il vestito/pronto già da più di trent’anni/per
andare nell’aldilà./Quel santo carnevale/ che festa per te, per me/che lo
indossai.” Nella seconda sezione dedicata alla memoria del padre prigioniero di
guerra, Pane mai visto più così lucente, notiamo come un abito acquista
di nuovo una dimensione stratificata di sovrapposizione. Si tratta anche della
parola chiave del testo: “cappotto di tristezza” che si trasforma in “divisa
tedesca”. Insieme al padre il poeta si cala nella veste del ricordo-poesia: “Ti
cadde addosso un cappotto/ di tristezza nel raccontare/ – poco tempo prima del morire – / di avere incrociato/
quando schiodarono il vagone/ a suo agio dentro una divisa tedesca/ il terriero
tuo vicino di casa.” Nella quarta sezione, In fondo al tempo che non è
immobile, ritroviamo un altro “vagone” adesso più felice perché ospita
amici e poeti e si ferma ai piedi dell’Aventino a Roma. Questa poesia è più
lunga è più intricata delle altre ma ruota intorno a una stratificazione che
coinvolge il lettore. Il poetaentra in una camera oscura con il suo amico Emilio Bestetti. Questa camera
occupa la prima stanza della poesia. Dalla camera-stanza si passa al libro e
all’atto di leggere e camminare insieme. Dalla camera dentro il libro dove
entra anche il lettore, si sale sul tram, dove il vagone contiene l’amico e
altri amici quali Ungaretti e Piccioni. Qui la sovrapposizione si fa più fitta: cameraàstanzaàlibroàßleggereàviaggiare-camminare Non si scende mai almeno non
quando leggiamo: “Soltanto il mio amico Emilio/Bestetti può aiutarmi. Con
lui/nella camera oscura/ mi è dato di mostrarvi/ l’uomo che cammina in questa
poesia”. La quinta sezione del libro, Sembrano essere sbocciati i ragazzi,
contiene pregevoli poesie amorose ma sono scritte dentro questa singolare
dimensione dove natura persone passato e presente sono fusi. Il poeta si gode
una rara intimità quasi parentela con le rondini: “Le conosco tutte queste
rondini/ vengono sempre a trovarmi”. Si capisce ormai che questo
libro è fatto di settantotto poesie divise in cinque sezioni precedute da una
poesia in limine dedicata alla memoria di Giovanna Grimaldi. Le poesie ricreano
gioie e dolori, passato e presente, famigliari e amici, natura e città. Lo
stile è sempre concentrato e misurato. La versificazione è frutto di
un’esattezza poetica rara ai tempi nostri.Il libro si presenta in una veste di grande eleganza e bellezza anche
per la stupenda copertina con l’opera di Giulia Napoleone, Di tra gli
alberi. La poesia che citerò in chiusura ci fa capire la grande consonanza
tra l’immagine in copertina della ramificazione azzurra viola di alberi e
radici e il libro. La poesia dall’ultima
sezione che segue si potrebbe considerare programmatica nel senso che esprime
la poetica di Domenico Adriano: Uomini e donne
indissolubilmente legati. Siamo piante. Con le piante dei piedi da millenni a terra, noi le radici stesse degli
alberi.
Domenico Adriano Anna sa Edizioni Il Labirinto Roma, 2023, pp. 112, € 12,00.