QUASIMODO A ROCCALUMERA
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sabato 19 agosto 2023
BOLLANI A BORGIA
Stefano Bollani
Il
pianoforte di Stefano Bollani incontra le percussioni di Trilok Gurtu. Uno
spettacolo in esclusiva per il Centro-Sud Italia, tra improvvisazione, punti di
incontro e differenze conciliabili che si fanno poesia.
Sabato 19 agosto ore 22:00|Parco Archeologico di Scolacium Borgia (Catanzaro)
Stefano
Bollani, musicista, drammaturgo e personaggio televisivo, arriva in Calabria
per uno spettacolo indimenticabile in compagnia di Trilok Gurtu, il mago delle
percussioni. L’intesa tra i due regalerà al pubblico una serata ricca di
emozioni e meraviglia.
Un
dialogo in musica senza rete, tra virtuosismi e improvvisazione, cercando i
punti di incontro e sottolineando le differenze che sanno comunque avvicinare.
È quello tra Stefano Bollani e Trilok Gurtu, che andrà in
scena sabato 19 agosto nel Parco Archeologico di Scolacium a
Borgia (CZ). Lo show, in esclusiva per il Centro-Sud Italia, rientra nel
cartellone di Armonie d’Arte Festival, la kermesse itinerante dedicata
alle arti performative che per il 2023 ha aggiunto alla sua macro-declinazione
“Nuove Rotte Mediterranee” anche la dicitura “Approdi”.
Quello
che rappresenta l’incontro tra il piano di Bollani e le percussioni di
Gurtu è un approdo segnato dalle note. Se la musica resta la possibilità di
transiti fulminei o percorsi elaborati ma sempre possibili tra mondi diversi,
allora Bollani e Gurtu rappresentano un emblema di approdi musicali, di
ponti tra un genere e l’altro, ed il loro concerto si annuncia come un esempio
pieno e mirabolante.
Stefano
Bollani è un pianista che fa sognare, un musicista capace di suonare con ogni
fibra del suo corpo. È irresistibile, fisico, mimico nelle esibizioni e il suo
intento è giocare e re-inventarsi attraverso una visione onnivora della musica.
Può, in effetti, suonare ogni cosa: dal jazz alla musica classica, passando
dalla bossa nova di cui è un fine conoscitore, oppure la canzone d’autore e
popolare italiana.
Stefano Bollani |
Trilok Gurtu
Trilok
Gurtu è invece uno dei più grandi protagonisti nella storia delle
percussioni, capace di fondere la tecnica occidentale e indiana per sviluppare
uno stile e un suono innovativo, tali da metterlo al fianco di alcuni dei
supremi protagonisti del gotha mondiale del jazz.
L’incontro
tra questi maestri non può che trasformarsi in poesia e magia, regalando al
pubblico una serata indimenticabile e piena di stupore ed emozioni.
UFFICIO STAMPA:
Daccapo Comunicazione
info@daccapocomunicazione.it
Tel: +39 3397050840 (Marcello Farno) / +39 3408288293 (Ester Apa)
mercoledì 16 agosto 2023
FERRAGOSTO A SAN NICOLA ARCELLA
Con
questo articolo molto bello e particolareggiato (“Ferragosto luci e ombre”, “Odissea” del 15 agosto 2023) venite a darmi il buon Ferragosto che ricambio di
cuore. Per noi contadini sannicolesi era tutto diverso. Si attendeva quel
giorno affrettandoci a finire la trebbiatura il giorno prima. La mattina
seguente ci si alzava alle cinque per condurre gli animali da vendere alla
fiera di Praia a Mare. Gli animali dovevano essere convogliati a bastonate per
pendii e scorciatoie mai praticati prima. Ma questa fatica per noi ragazzi era
un divertimento. Il nostro scopo era di recarci a comprare le prime fette di cocomeri,
un coltello e un’armonica a bocca. Ai genitori l’arduo compito di vendere le
bestie per comprane a volte delle altre. Solo quando gli animali venivano tutti
venduti il ritorno poteva essere meno faticoso anche se tutto in salita lungo
le colline. Si può dire che il giorno di Ferragosto per noi ragazzi era il più
bello dell’anno. Anche perché, come già detto, ci si era liberati il giorno
prima dalla gran fatica della trebbiatura.
Nicolino
Longo
martedì 15 agosto 2023
FERRAGOSTO DI LUCI E OMBRE
di Angelo Gaccione
Quand’ero ragazzo e sentivo che ci si scambiava gli auguri per
Ferragosto rimanevo sempre molto perplesso. Non ne capivo la ragione. Molto più
tardi compresi che la ricorrenza era stata collegata dalla chiesa cattolica
all’Assunzione, ed infatti, nella mia città ci si recava nel quartiere storico
di Padìa per rendere omaggio alla santa nell’omonima chiesa, e ad assistere
sulla piazzetta Azzinnari alla festa tutta laica a base di canzonette moderne e
di intrattenimento. Con la diffusione dell’automobile anche fra i ceti
popolari, Ferragosto diventò il rito della scampagnata mangereccia. Si
preparavano succulente pietanze e si partiva per salire in Sila. I più
ardimentosi partivano in piena notte per accaparrarsi il posto migliore dove
arrostire salsicce e carni alla brace, stare all’ombra, avere a portata di mano
l’acqua fresca di quel meraviglioso altopiano folto di pinete. La mia città si
svuotava e i cocomeri, alcuni raggiungevano i 25 chili, erano un trionfo di
colori su tutti i tavolati di fortuna o sulle stuoie e le coperte stese sopra i
prati. Feriae Augusti,
cioè la festa in onore di Augusto di cui il mese prendeva il nome, lo diventò
più tardi, quando i miei studi e l’interesse per l’etimologia si irrobustirono.
La storia ci ricorda che i festeggiamenti riguardavano ogni parte dell’Impero e
si gli animali, addobbati di fiori, prendevano parte a
corse o a sfilate. Una buona pratica perché almeno in quei giorni uomini e
animali gravati dalle fatiche, potevano riposare e avere il giusto
riconoscimento della loro importanza e utilità. In origine la festa si
celebrava ai primi del mese e come si vede aveva un carattere preminentemente
pagano e laico. Fu molto più tardi che la Chiesa ne spostò la data e la fece
coincidere con l’Assunzione di Maria. Durante l’età rinascimentale nello Stato
Pontificio fu resa addirittura obbligatoria e gli auguri che i contadini e i
lavoranti formulavano ai loro padroni ottenendone una piccola ricompensa,
mutarono significato. Gli auguri avevano ora un carattere religioso e gli onori
tributati alla madre del Cristo con processioni, candele e altri riti. Le gite
fuoriporta o i viaggi di una certa distanza dai propri luoghi furono promossi
in epoca fascista. Strumento di consenso politico come lo era stato in epoca
augustea, e strumento di consenso sotto il fascismo, Ferragosto dava alle
classi popolari l’opportunità di vedere luoghi mai visti prima e conoscere
città, mari, laghi, montagne. Ci si muoveva con treni a tariffe scontate e
spesso in maniera collettiva grazie alle varie associazioni, soprattutto
dopolavoristiche, che il regime favoriva. Del Ferragosto, e della sua
atmosfera, hanno parlato cinema e letteratura, e si potrebbe farne una robusta
campionatura. Da Alberto Moravia con il suo racconto Scherzi di Ferragosto
fino a Carlo Cassola col suo romanzo apocalittico Ferragosto di morte, e
via via proseguendo con il giallista Renato Olivieri con il suo Maledetto
Ferragosto, con Raffaele Crovi e il suo Ladro di Ferragosto, con Ferragosto
addio! di Luca Ricci e chiudendo con Feria d’agosto dello scrittore
piemontese Cesare Pavese. Ma che cosa è rimasto ora del Ferragosto della mia
adolescenza? Nulla. Città desolatamente svuotate, tristi e infuocate da un
lato; prese d’assalto da orde di turisti dall’altra e sporcate, rese rumorose,
a volte sfregiate nei loro patrimoni, speculativamente care e fuori controllo
nelle località marine e rivierasche. Giorno più caro in assoluto, privilegio da
ricchi. E con tante solitudini di anziani, malati e poveri. Abbandonati come i
cani sulle autostrade, considerati un inutile peso, uno scarto.