ADOLESCENZA AD CONTINUUM di Laura Margheria Volante
Ogni giorno la narrazione sui rapporti
umani non solo in società, ma soprattutto in famiglia sono a dir poco
inquietanti. Ormai le violenze e gli omicidi consumati all'interno delle
famiglie rappresentano un fenomeno sociale in continua ascesa. Dei femminicidi
se ne parla in dibattiti mediatici mentre alcune associazioni se ne occupano
per sostenere le donne vittime di violenza e, allo stesso tempo, per sviluppare
una presa di coscienza sociale su questa tragica vicenda umana. Altresì stanno
avanzando, con acredine e ferocia, crimini nel mondo giovanile, dove
adolescenti in branco commettono i più efferati reati anche ai danni di ragazze
minorenni, vantandosene pubblicando le foto sui social. Si fotografa tutto,
anche la morte procurata. Altri adolescenti sono protagonisti di omicidi senza
pietà dei propri genitori. Di solito il movente ruota intorno ai soldi da
ereditare. Psicologi, psichiatri sono
impegnati a studiare questo fenomeno così in continuo aumento. Non più figli,
ma mostri. Cos'è dunque che non funziona nelle dinamiche familiari al punto di
arrivare all'odio omicida? Nella società consumistica l'oggetto si è sostituito
alla persona, diventata invisibile. Non più rapporti educati ai sentimenti e
agli affetti, ma al possesso di oggetti costosi, e al procurarsi droghe per
individui deboli e fragili, cresciuti nella solitudine della casa depressi
e senza identità, cercata assumendo identità altro da sé, secondo i modelli
sociali on voga. Non è avvenuto, infatti un processo di identificazione
attraverso uno spazio di relazione, dove il soggetto viene visto nei suoi
bisogni di attenzione, dedizione, ascolto, ma liquidato per accontentarne ogni
desiderio: tutto e subito. Manca quindi un percorso educativo, con assunzione
di responsabilità da parte dei primi educatori: i genitori, adolescenti ad
continuum... Inoltre la grave frattura fra
scuola e famiglia comporta che gli adolescenti, senza autorità credibili, come
piume al vento manipolano facilmente a proprio favore gli adulti in continuo
conflitto non solo fra di loro, ma anche con i docenti a difesa dei figli. Una
sorta di personalizzazione per cui ogni osservazione del docente, preposto
all'istruzione e al superamento dei compiti di sviluppo dello studente, viene
vissuto come un nemico e non un alleato per la crescita del soggetto preso in
esame. In tale fase adolescenziale critica, bisognosa di una guida e di punti
di riferimento che lo aiutino alla vita, ritengo che siano indispensabili i
pedagogisti, figure esperte di accompagnamento alle famiglie con
diagnosi funzionali sulle criticità delle relazioni, come prevenzione, per
aiutare gli attori, di tale scenario, a leggere le dinamiche all'interno della
famiglia, stabilendo ruoli e responsabilità.